Il Piano strategico di sviluppo della fotografia. Lorenza Bravetta
Il 24 aprile è stata registrata la Direttiva del Ministro dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo per lo sviluppo della fotografia in Italia, indirizzando così gli organi del Ministero per l’attuazione degli obiettivi indicati nel Piano strategico di sviluppo della fotografia in Italia. Nato dalla volontà politica del Ministro Dario Franceschini e dalla competenza di Lorenza Bravetta, il Piano per la fotografia affonda le radici in un percorso di ascolto e partecipazione – quello degli Stati Generali della Fotografia – che ha coinvolto oltre 450 operatori tra artisti, curatori, galleristi, direttori, storici, archivisti e professionisti che operano nell’ambito della fotografia, toccando 18 regioni in altrettanti appuntamenti orientati a raccogliere esigenze e suggestioni provenienti dal panorama culturale italiano. Ne abbiamo parlato con Lorenza Bravetta - Consigliere del Ministro Franceschini per la valorizzazione del patrimonio fotografico nazionale e vera e propria artefice del Piano strategico di sviluppo della fotografia in Italia.
Roma. Una firma come pietra miliare, un momento storico per il settore della fotografia in Italia quello vissuto nelle settimane scorse con la Direttiva per lo sviluppo della fotografia in Italia varata dal Ministro Franceschini. Un atto politico che auspica l’applicazione e - allo stesso tempo - permette al Segretariato Generale del Ministero di recepire le linee guida e le misure racchiuse nel Piano strategico di sviluppo della Fotografia in Italia.
Un documento di politica culturale come pochi se ne ricordano nel mondo e unico in Europa, orientato ad incidere nel medio e lungo periodo su tre ambiti principali: la conservazione e la valorizzazione degli archivi, il sostegno alla produzione contemporanea, alla divulgazione e internazionalizzazione di fotografi e operatori, e – ultimo ma non meno importante – l’educazione all’immagine e la formazione accademica e universitaria. Ogni azione indicata da tale Piano – oltre ad essere messa in capo al Segretariato Generale del Ministero – verrà trasferita alle singole Direzioni Generali, incaricandole di sviluppare azioni e progetti per segnare innumerevoli scenari per il futuro del settore fotografico italiano. È chiaro che – nonostante il grande lavoro svolto durante Gli Stati Generali della Fotografia che hanno permesso ascolto e redazione del Piano– sarà necessaria una continuità nella volontà politica del nuovo governo ma, procedendo per passi, è importante evidenziare l’enorme balzo fatto in avanti grazie a questo processo. Le azioni previste vertono su tre ambiti: conservazione e valorizzazione degli archivi, sostegno alla produzione contemporanea e alla divulgazione e internazionalizzazione (fotografi e operatori), educazione all’immagine e formazione accademica e universitaria. Ognuno avrà organi appositi e competenti per valutare l’impatto delle azioni su mercato e società. Abbiamo seguito tale percorso sin dall’inizio e ne abbiamo discusso ancora una volta con Lorenza Bravetta - Consigliere del Ministro Franceschini per la valorizzazione del patrimonio fotografico nazionale - mente e corpo di un percorso straordinario di ideazione, ascolto, partecipazione e scrittura del Piano per la fotografia.
Tre ambiti di azione. Le indicazioni politiche inserite nel Piano vanno ad offrire la possibilità di agire in ambito di conservazione e valorizzazione del patrimonio fotografico, sostegno alla creazione contemporanea e alle professioni, ed educazione all’immagine e formazione universitaria e accademica. Come affermato da Bravetta, «alcuni temi sono emersi dalle discussioni affrontate nei tavoli territoriali e poi approfonditi dalla Cabina di regia, mentre altri sono nati dalla partecipazione di referenti di altri Ministeri coinvolti nell’avviamento di tavoli interministeriali come quello dell’Istruzione per i temi della didattica, educazione e formazione e quello degli Esteri per l’internazionalizzazione della produzione contemporanea. Grazie al contributo pro bono del professor Guido Guerzoni, BonelliErede e B2G, si è dato un inquadramento giuridico e fiscale in chiave comparativa su scala internazionale al Piano, includendo pure aspetti normativi – anche se non abbiamo indicato alcun tipo di riforma per una questione di serietà rispetto al momento politico e amministrativo che stavamo vivendo». Tale documento non prevede una dotazione economica vera e propria, ma prevede un’indicazione e un inquadramento generale che, a loro volta, prevedono delle azioni che dovranno essere realizzate dalle singole Direzioni Generali del MIBACT.
Il piano ha una durata quinquennale durante la quale saranno articolate azioni di breve, medio e lungo periodo, sia dirette sia innesti di facilitazione. «L’ottica – infatti – è quella di ottimizzare le risorse mettendo al centro la fotografia, permettendole di contaminarsi con altre forme artistiche e linguaggi, senza relegarla a una nicchia ben precisa. Nello sviluppo di azioni e progetti si cercherà di evitare doppioni di proposte, bandi e call specifiche mentre saranno facilitati gli scambi e le relazioni con azioni di sostegno e valorizzazione già in atto. Non è stato previsto un Fondo Unico per la Fotografia ne’ è stata istituita una nuova Direzione Generale, nell’ottica di coordinare e potenziare le azioni già in essere o da attuare presso le varie Direzioni. L’obiettivo è quello di vedere implementata la prima versione di questo documento, continuando a raccogliere spunti per sviluppare – quando sarà possibile – riforme fiscali e normative che possano davvero sostenere e dare nuovo impulso alla fotografia».
I risultati. Oltre ad incarnare un documento di indirizzo strategico, il Piano rappresenta un censimento generale non solo degli archivi, ma di innumerevoli realtà operanti nel mondo della fotografia. «Nell’ottica di creare un sistema di rete e sinergia delle realtà esistenti – ottimizzando così le dinamiche tra attori al fine di colmare le lacune senza creare dei doppioni - si cercherà di incentivare, valorizzare e divulgare la fotografia attraverso dei progetti di formazione e divulgazione basati sull’esperienza diretta al fine di determinarne una materia di interesse istituzionale e collettivo. Facciamo un uso intenso delle immagini ma non sempre ne abbiamo la consapevolezza, lavorando in questa direzione potremmo crearla».
Un altro aspetto centrale – di conseguenza alla visione applicata dal Ministero in diverse politiche culturali – è la collaborazione pubblico privato, incentivata da strumenti quali l’Artbonus. Bravetta sottolinea che, anche se è necessario un intervento del privato in cultura, è anche vero che “il pubblico deve garantire delle condizioni entro cui operare, permettendoci di mantenere un’autonomia rispetto al valore fondante della conoscenza”. In questo senso il piano prevede delle sovvenzioni a realtà di natura anche molto diversa tra loro (musei, enti, associazioni, università, privati, etc), che verranno attribuite su specifico progetto da commissioni preposte alla valutazione e al monitoraggio. Gli attori in campo dovranno essere bravi a sviluppare strategie per la valorizzazione dei propri progetti che passino anche attraverso la ricerca dei fondi, poiché le direttive del Ministro porteranno a un’azione sul piano del cofinanziamento e sostegno diretto su base progettuale. Verrà premiato il valore scientifico di progetti anche di realtà private che operano nell’ambito della divulgazione, valorizzazione e tutela del patrimonio fotografico, esperienze di primo livello che caratterizzano e rendono vibrante l’ampio panorama culturale italiano. Benché siano nate a margine delle istituzioni pubbliche e con forze assolutamente personali, secondo Bravetta, queste realtà sono determinanti per la produzione e l’offerta culturale e necessitano di un sostegno pubblico che incida sia su grandi realtà private che su piccole associazioni che caratterizzano la conoscenza della fotografia in diversi territori. «La vera sorpresa del percorso degli Stati Generali è venuta dalle piccole realtà e dalle regioni meno in vista, dove magari non ci sono enti di ricerca o grandi istituzioni e le realtà locali sono più libere di sperimentare sul linguaggio fotografico ad altissimo livello. Un tessuto di generazione di conoscenza, ma anche produttivo, che andrebbe sostenuto e messo in rete con realtà più consolidate che spesso invece ristagnano su attività di divulgazione di base. Dobbiamo agevolare l’incontro tra luoghi e competenze, creando sinergie virtuose affinché si creino contenuti utili a fare della fotografia uno strumento di conoscenza e di inclusione. La valutazione di enti pubblici e privati dovrebbe avvenire sulla qualità della programmazione e non solo in base all’affluenza di pubblico perché conoscenza e consapevolezza si producono nel medio-lungo periodo e la produzione culturale non può quindi essere assoggettata alle logiche del profitto. L’obiettivo del Piano è dare maggiore stabilità al settore, premiando e sostenendo i progetti con valore scientifico e svincolando cosi le istituzioni e gli operatori da derive quantitative».
In conclusione, il Piano per lo sviluppo della fotografia in Italia appare come un lavoro partecipato nel quale gran parte degli operatori potranno riconoscersi, nato da una campagna di ascolto fortissima improntata su una metodologia importante che ha rivelato tante potenzialità per l’ambito fotografico italiano in maniera diffusa. Un bene ereditato dal passato, un valore che andrebbe preservato e trasmesso. Non resta che ben sperare nel futuro governo e in chi – da ora in poi – dovrà farsi carico di tale importante eredità.
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Ph: Lorenza Bravetta©AndreaGuermani