Il giardino del mondo a Palermo
Nella 12ma Manifesta la vita delle piante diventa un modello di coesistenza
Palermo. La dodicesima edizione di Manifesta, la biennale nomade ed europea di arte e cultura contemporanea, sbarca a Palermo (preview 14, 15 e 16 giugno, con cerimonia di apertura al pubblico la sera del 16 fino al 4 novembre), coinvolgendo con 15 sedi ufficiali e più di 50 progetti, tra nuove commissioni, progetti partecipativi, performance e interventi urbani, il centro storico, in particolare l’antico quartiere della Kalsa, fino a toccare aree più periferiche.
Uno dei punti più importanti di questa rassegna a «curatela collettiva» e multidisciplinare, è il vasto spazio verde di piazza Magione, dove si trova il Teatro Garibaldi, punto di incontro e di accoglienza con biglietteria, biblioteca e caffetteria, e la Chiesa dei Santi Euno e Giuliano; mentre nella vicina via Garibaldi si trova il quattrocentesco Palazzo Ajutamicristo, una delle sedi della sezione «Part of Control Room».
Il disegno curatoriale di questa edizione, intitolata «Il giardino planetario. Coltivare la coesistenza», si articola infatti in tre sezioni tematiche (oltre a «Part of Control Room», «City on Stage» e «Garden of Flows») e ha avuto come fonte d’ispirazione il settecentesco Orto Botanico, dove gli artisti sono stati chiamati a riflettere sulla tossicità, sulla vita delle piante e sulla cultura del giardinaggio. Qui Khalil Rabah (Gerusalemme, 1961) riproduce un mercato con diversi manufatti, assemblaggi e sculture provenienti da luoghi lontani.
Poco distante, sul lungomare, si trova l’ottocentesco Palazzo Forcella De Seta, una delle sedi di «Part of Control Room», la sezione in cui gli artisti affrontano il tema del potere nell’attuale regime di flussi globali. Sempre sul lungomare si allunga il monumentale Palazzo Butera (secondo solo a Palazzo Reale), sede della Francesca e Massimo Valsecchi Collection, che inaugura parte dei propri spazi espositivi. Tra gli artisti che qui espongono, Uriel Orlow (Zurigo 1973) con la videoinstallazione «Wishing Trees» e Maria Thereza Alves (San Paolo 1961) con l’installazione «Una proposta di sincretismo (questa volta senza genocidio)» che impiega la tecnica della maiolica.
Altra sede è Palazzo Costantino, una delle dimore settecentesche che formano i Quattro Canti, acquistato dalla famiglia Bilotti Ruggi d’Aragona dopo un abbandono di oltre mezzo secolo, e il cui cantiere di restauro è da tempo inattivo. Non solo mostre, ma anche performance, come quella di Marinella Senatore (Cava de’ Tirreni, 1977), che il 16 giugno sfila lungo le vie del centro con «Palermo Procession», una performance urbana e installazione multimediale che coinvolgerà la comunità cittadina. C’è anche il pioniere della performance art in Nigeria Jelili Atiku (Lagos, 1968) che il 15 giugno realizzerà «Festival of the Earth», una performance processionale che si ispira alla festa di santa Rosalia e alle storie tradizionali yoruba.
La Biennale tocca anche il quartiere popolare dello ZEN (Zona Espansione Nord) grazie a «Becoming Garden», il progetto firmato dal paesaggista, scrittore e filosofo francese Gilles Clément (Creuse, 1943) insieme allo Studio di progettazione multidisciplinare «Coloco» (Miguel Georgieff, Pablo Georgieff e Nicolas Bonnenfant). Clément, che ha ispirato tema e titolo della biennale con le proprie opere «Le jardin planétaire» (1999) e «Manifesto del Terzo Paesaggio» (2005), ha creato un giardino instaurando una relazione ecologica di scambio attivo tra cittadini e natura.
Altro luogo della Biennale è Pizzo Sella, dove il collettivo Fare Ala ha fondato nel 2013 il progetto di arte urbana «Pizzo Sella Art Village». Emblematico caso di abusivismo, alla collina il collettivo belga di architetti Rotor ha dedicato il proprio progetto «Monte Gallo», con workshop, un intervento urbano e un’installazione. A conferma del taglio multidisciplinare, tra gli altri artisti coinvolti figurano il collettivo Cooking Sections (Daniel Fernández Pascual e Alon Schwabe), John Gerrard, l’architetto Roberto Collovà, il collettivo Fallen Fruit, Alberto Baraya, Leone Contini e gli scrittori Giorgio Vasta e Wu Ming 2.
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