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Il dividendo dell’arte: perché continuare ad investire in cultura ci fa bene

  • Pubblicato il: 15/03/2017 - 11:32
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CONSIGLI DI LETTURA
Articolo a cura di: 
Elena Lombardo

Darren Henley, attuale direttore dell’Arts Council England, ha dedicato la sua intera carriera alla musica classica e all’educazione musicale. Famoso per il suo Music Manifesto, per il best seller: “Everything You Ever Wanted To Know About Classical Music...But Were Too Afraid To Ask” e per le sue revisioni indipendenti in merito ai risultati e stanziamenti per la cultura musicale del Ministero dell’Educazione inglese, in questo libro prova ad affrontare in modo pragmatico un tema spesso oggetto di retorica e astrattismi. L’Arte e la Cultura portano benefici nelle nostre vite.

 
“This book talks about the Arts Dividend – the great benefits art and culture confer on our society. But art that is not engaging or pleasurable or cannot be enjoyed for its own sake is scarcely likely to have much of an impact in other ways. So we must always celebrate the intrinsic value of art as a human, emotional, transformative experience. That experience in itself is a reason for investing in art and culture. But it’s not the only reason.”
 
Darren Henley

“The Arts Dividend: Why Investment in Culture Pays” è un libro di stampo anglosassone, un viaggio appassionato attraverso l’Inghilterra, i suoi centri ed esperimenti culturali. Una sorta di guida ai benefici dell’arte e della cultura organizzata per sette aspetti chiave: la cultura incoraggia la creatività (the creativity dividend); supporta avanzamento e progresso in ambito educativo (the learning dividend); ha un impatto positivo sulla salute e il benessere individuale (the feel-good dividend); sostiene l'innovazione e la tecnologia (the innovation dividend); concorre alla definizione di identità e unicità di Paesi e città e alla loro rigenerazione (the place-shaping dividend); contribuisce alla prosperità economica (the enterprise dividend) e, attraverso l’eccellenza culturale, migliora la reputazione-Paese a livello internazionale (the reputation dividend).

Approfondendo questi sette punti, Henley evidenzia il valore inestimabile che gli investimenti pubblici in ambito artistico e culturale consentono di generare in termini di impatti socio-economici.
Passando dal Kent alla Cornovaglia, il libro racconta in modo semplice, quasi personale, molte delle esperienze culturali più significative del Paese, micro storie e casi di studio supportate da un vasto uso di riferimenti accademici. Ricerche come quella prodotta nel 2015 dalla Warwick Commission sul Futuro del Valore Culturale -  Τhe Future of Cultural Value, ο il report della Federazione inglese delle Industrie Creative: ‘How public investment in arts contributes to growth in the creative industries’.

Henley supera la contrapposizione tra valore intrinseco dell’arte e valore strumentale, per concertarsi sui benefici della cultura e sull’importanza di un cambio di passo anche nella terminologia adottata, non si parla infatti di sussidi alla cultura, ma di investimenti strategici. Allo stesso modo, il volume azzera i riferimenti alla classe creativa, per parlare invece di valorizzazione dei talenti presenti all’interno delle nostre comunità in una ottica che promuove la narrativa del “potremmo essere tutti artisti se decidessimo di applicare la creatività innata che ognuno di noi possiede”.
In questo passaggio emerge il valore del dividendo creativo (Τhe Creativity dividend) e del circolo virtuoso innescato dall’educazione culturale in termini di innovazione e cambiamento sociale:Le arti riflettono sul mondo in cui viviamo e fanno luce sul mondo che vorremmo vedere”.

Si parla di diversity e inclusione, di audience development e partecipazione culturale con continui riferimenti ai benefici a lungo termine che investimenti nell’educazione culturale – formale e informale – porterebbero al Paese. Ma non si tratta solo di formare la nuova generazione di operatori e consumatori culturali, si tratta anche e soprattutto di benessere e felicità: di benefici scientificamente provati per tutte le fasce della popolazione (il consumo culturale riduce ansia, stress e depressione), ma in particolare per gli over 65 (ComRes, 2015).
E’ in questa sezione che Henley racconta della Whitworth Gallery a Manchester e del suo splendido programma “Age friendly” i cui risultati sono stati pubblicati grazie al supporto della Baring Foundation nel volume: “A handbook for engagement with old men”.

Ciò che rende questo volume diverso da molti sullo stesso tema resta tuttavia il punto di vista dal quale è nato: l’esperienza personale di Henley e il suo coinvolgimento radicale nello scenario culturale del Paese danno il valore aggiunto ad una narrativa altrimenti povera di concretezza. Attraverso aneddoti personali e incontri con personaggi culturali impegnati in ambiti molto diversi, Henley supporta le sue tesi dando grande visibilità a chi la cultura la promuove e produce ogni giorno, anche con poche risorse e numerose difficoltà.

Il tema della ridistribuzione delle opportunità culturali è centrale e trasversale, introdotto come elemento chiave necessario per lo sviluppo di una offerta culturale più sostenibile e democratica. Ma in tal senso si può forse evidenziare l’assenza di una esplicita e chiara “call to action”, di proposte concrete per una rinnovata agenda pubblica per la cultura. Sebbene Henley insista nel sottolineare che una riduzione degli investimenti in ambito culturale andrebbe a colpire proprio il lavoro svolto in quei luoghi dove è più necessario, poche e vaghe sono le indicazioni per le autorità locali che intendono rafforzare quella che viene definita “l’ecologia culturale” del territorio.
Una buona lettura per chi è alla ricerca di buone pratiche e di una fotografia informativa sul panorama culturale inglese.

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Arts Dividend, Arts Council England, Darren Henley
Copertina flessibile: 184 pagine
Editore: Elliott & Thompson (30 giugno 2016)
Lingua: Inglese
ISBN-10: 1783962771
ISBN-13: 978-1783962778