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I primi cinquant’anni della Fondazione Olivetti: «sogni e propositi» per un paese da innovare

  • Pubblicato il: 01/06/2012 - 11:02
Rubrica: 
FONDAZIONI CIVILI
Articolo a cura di: 
L. Maria Rita Delli Quadri
UUn'immagine dell'incontro «Innovazione

Roma. Un gusto amaro, stemperato nel dolce di molta speranza, quello che resta dopo la densa giornata di lavori organizzata dalla Fondazione Olivetti per festeggiare i suoi cinquanta anni di attività, dedicata all’approfondimento di temi nodali per il rilancio del Paese da cui il titolo «Innovazione,  Intangibili, Territorio», e svoltasi sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica e con il Patrocinio della Presidenza del Consiglio dei Ministri, del Ministero dell’Istruzione,  dell’Università e della Ricerca, del Ministero dello Sviluppo Economico, e dell’Accademia dei Lincei, che l’ha ospitata nella sua meravigliosa sede di via della Lungaretta.
Si è trattato, infatti, di un’occasione importante per una profonda e seria analisi della posizione dell’Italia rispetto agli argomenti urgenti nelle agende internazionali, evidenziando una situazione di forte ritardo e sottodimensionamento non solo in termini di investimenti, ma, più in generale, in termini di politiche e di spinte.
I mondi dell’Università italiana, delle amministrazioni locali e delle imprese, rappresentate ad altissimo livello di ruoli e competenze, hanno condiviso con la Fondazione le preoccupazioni per la fisiologica resistenza italiana a «fare rete», su scala sovra-regionale e trans-nazionale; laddove proprio nella capacità di coordinamento risiede, invece, la chiave per avere accesso ai consistenti fondi messi a disposizione dalle misure europee previste per il 2020, oltre che una delle principali condizioni per evitare che le risorse investite dal Paese, per quanto esigue, vadano disperse. Agire a sistema, è inoltre l’unico modo per colmare la distanza tra il mondo della ricerca scientifica e quello dell’impresa, così che l’innovazione possa trasferirsi dal piano teorico a quello pratico dei prodotti e dei mercati.
Partendo proprio dagli insegnamenti di Adriano Olivetti, in molti hanno ricordato che l’innovazione deve, però, avere un forte collegamento con il territorio. Bisogna ripartire dalle comunità e dai territori intesi come luoghi da cui si origina il senso di appartenenza: l’innovazione, infatti, si radica solo dove esista coesione sociale ed equa distribuzione del senso di responsabilità all’interno delle comunità stesse. Ma ad oggi, tranne rare eccezioni, in Italia sembrano mancare politiche in grado di garantire tutte queste condizioni. Fin qui il retrogusto amaro della giornata di lavori.
Ma da qui, la speranza, che nasce dalle esperienze, positive, di tanta sana impresa italiana, raccontate in una tavola rotonda che ha messo insieme le voci di importanti imprenditori e manager; e dalle prospettive di un rapporto stretto e virtuoso tra istituzioni pubbliche e settore privato, ricordate, raccontate e anticipate nelle due lectio magistralis di Alberto Quadrio Curzio e di Giovanni Puglisi.
Qui si inserisce il ruolo strategico da affidare alle fondazioni, chiamate oggi, nel vacuum di programmazione che si registra nel nostro Paese, a riprendere in mano la funzione di luoghi del «progetto» e della «visione»: le fondazioni come un «ponte a bande larghe», come le immagina il Segretario Generale della Fondazione Olivetti, Melina Decaro, per sollecitare la politica, stimolare la ricerca, creare coesione, fare sistema. Questa l’idea nella quale oggi opera e dalla quale nacque, cinquanta anni fa, la stessa Fondazione, «secondo la quale - come ha ricordato la sua Presidente, Laura Olivetti -  le fondazioni non dovevano essere intese solo come enti assistenziali o di erogazione finanziaria, ma piuttosto come centri di libera elaborazione e produzione culturale, in grado di generare internamente un contributo analitico e operativo per la comprensione e la soluzione delle principali criticità di una società in trasformazione». E questo lo spirito alla base dell’intero convegno, e del ricco lavoro di ricerca condotto in questa occasione dalla Fondazione Olivetti nel «Rapporto Ivrea 2008-2012. Competere con la conoscenza», scaricabile gratuitamente dal sito www.fondazioneadrianolivetti.it, o dal sito del Distretto dell’Intangibile.

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