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HangarBicocca riapre con nuovi spazi e due mostre

  • Pubblicato il: 13/04/2012 - 12:07
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Articolo a cura di: 
Ada Masoero

Milano. A un anno dall’insediamento al vertice di Fondazione HangarBicocca di Marco Tronchetti Provera, nuovo presidente dopo Carlo Puri Negri, l’11 aprile il grande spazio archeoindustriale (15mila metri quadrati) ha riaperto i battenti radicalmente rinnovato, dopo alcuni mesi di sospensione delle attività.
Nuovo lo spazio dedicato ai bambini, nuova la parete multimediale interattiva e nuovi l’area polifunzionale per workshop e conferenze e il ristorante-caffetteria. Un restyling funzionale alla volontà dei tre partner, Pirelli, Regione Lombardia e Camera di Commercio di Milano, di fare di questo centro per le arti contemporanee un laboratorio internazionale dalla vocazione insieme sperimentale e divulgativa.
E proprio per rispondere alle esigenze di divulgazione, oltre alla conferma della gratuità, sono stati dilatati gli orari d’apertura (dalle 11 alle 23) e potenziate le attività educative, grazie anche alla presenza costante di personale preparato a spiegare i temi delle mostre proposte dal direttore Chiara Bertola e dal curatore Andrea Lissoni. A lui, in collaborazione con Bertola, si deve la cura della rassegna inaugurale, «NON NON NON» (dall’11 aprile al 10 giugno), retrospettiva della coppia (nella vita e nell’arte) formata dall’architetto di origini armene Yervant Gianikian e da Angela Ricci Lucchi (entrambi 1942). I due artisti visivi, invitati da Harald Szeemann alla sua Biennale di Venezia, si muovono tra arte e cinema sperimentale e sono presenti da tempo nei maggiori musei internazionali. Il titolo si riallaccia a un’opera in cui definiscono, per via di negazioni, il loro lavoro: «non-politico, non-estetico, non-educativo, non-etico» e così via, «ma contemporaneo». Rielaborando vecchie immagini e fotogrammi, rifotografati con la «camera analitica» di loro invenzione, gli artisti riflettono sui temi della guerra, dei totalitarismi di ogni colore, delle sopraffazioni, spesso smontando film di propaganda e mostrandone l’inganno. E muovendo da materiali d’archivio del secolo passato, danno vita a opere nuove, dalle valenze universali. Insieme viene presentata, a cura di Chiara Bertola, una versione inedita dell’installazione «Shadow Play», 2002-12, di Hans-Peter Feldmann.

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da Il Giornale dell'Arte numero 319, aprile 2012