Gaudenzio e Silverland. Due app per l’arte dopo la svolta digitale
A novembre il convegno Museums at the post digital turn | I musei alla svolta post-digitale alle OGR di Torino ha inaugurato una stagione di riflessione sulla relazione tra nuove tecnologie e arte visiva. La chiusura stagionale è andata in scena a Venezia, con l’European Immersive Computing Summit, convegno europeo dedicato all’Immersive computing. Un dibattito che, tuttavia, è solo iniziato. E mentre Louvre di Parigi, il Met di New York, il Rijksmuseum di Amsterdam stringono una partnership con Smartify – volgarmente conosciuta come la Shazam dell’arte – diverse realtà italiane si mettono assieme per offrire allo spettatore un’altra esperienza dell’arte e della cultura. Facciamo un focus sul caso Design for Arts del Politecnico di Torino e Ulixe – azienda italiana con un piede in Silicon Valley.
TORINO. App, visori, gaming, realtà aumentata, design dell’arte, cultura di progetto sono termini sempre più frequenti anche nel mondo delle arti visive. Opportunità e limiti, visioni apocalittiche e integrate confliggono e si sovrappongono in un campo tutto sommato poco esplorato, poco maturo e spesso approcciato in modo prevenuto. L’integrazione quotidiana tra lo spazio fisico e quello digitale è un dato di fatto che, inoltre, ha fatto emergere la rete (e sempre di più lo farà) come parte primaria della nostra vita. O, come suggerito da Carlo Antonelli, attuale curatore del Museo di Villa Croce di Genova, «l’unica realtà praticata quotidianamente con il lavoro e il divertimento, all’interno della quale integriamo di continuo sapere umanistico e scientifico, andando incontro a quella visione creativo-costruttiva di pratiche comunitarie che John Brockman definirebbe Terza Cultura».
In questa direzione, anche in Italia stiamo assistendo all’emergere di tentativi e sperimentazioni che cercano di unire digitale e arte, ampliando le possibilità di intercettare altre audience, aumentando così la fruizione e creando valore esperienziale sulle esposizioni – oltre a valorizzare biografie autoriali e realtà territoriali. Inoltre, la presenza del digitale nelle nostre vite ha influito in maniera sostanziale sulle modalità di pensare, creare e fruire l’opera d’arte. In questo articolo ci focalizzeremo su due progetti specifici: le app sviluppate in occasione delle mostre Vita, morte e miracoli. L’arte della longevità al Museo di Villa Croce di Genova, curata da Carlo Antonelli e Anna Daneri, e di Il Rinascimento di Gaudenzio Ferrari, esposizione diffusa tra Varallo, Vercelli e Novara curata da Giovanni Agosti e Jacopo Stoppa.
Due esperienze abbastanza differenti per tipologia di mostra, per autori e periodo storico analizzato, per modalità di allestimento e per istituzioni ospitanti che, tuttavia, trovano terreno comune nei soggetti alla base dell’ideazione e realizzazione dei dispositivi tecnologici. Due eccellenze italiane nell’ambito – una – della formazione (il Politecnico di Torino - Design for Arts) e – l’altra – dell’impresa digitale (Ulixe Group, realtà con tre sedi italiane e due estere e oltre 260 dipendenti).
Nato con l’obiettivo di formare mediatori culturali da inserire nel mercato del lavoro, a cavallo tra il mondo dell'architettura e quello delle arti visive, il Master in Design for Arts cerca di innovare le modalità didattiche per formare i futuri professionisti delle idee attraverso un ottimo mix di teoria e pratica. Archiviata la prima edizione è stata archiviata, culminato nella direzione scientifica del convegno Museum at the post-digital turn organizzato da AMACI e OGR Torinodurante la Settimana del Contemporaneo e Artissima, oltre che con innumerevoli collaborazioni e partnerships con le maggiori istituzioni locali come Castello di Rivoli, Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Gam Galleria Arte Moderna, Fondazione Spinola Banna per l'Arte, Museo Egizio e Museo dell'Automobile – e aziende private come Pininfarina, Camerana&Partners di Torino e lo Studio Cerri e Associati di Milano. Ulixe Group, invece, è un'azienda ICT nata nel 2001 dallo sforzo degli allora ventiquattrenni Simone Offredo e Francesco Scrufari con lo scopo di fornire servizi, consulenze, sistemi gestionali e di animazione grafica basati su tecnologie uniche sviluppate all’interno dell’azienda. L’azienda inizia a specializzarsi nella progettazione di app di elaborazione grafica dopo il 2015, vantando oggi l’ideazione di applicativi per photo editing tra i più scaricati al mondo, oltre a una triplice base italiana e doppia sede all’estero – in Silicon Valley e a Londra.
Ricerca, design della comunicazione e valorizzazione territoriale. Raccontandoci la app Gaudenzio, Pier Paolo Peruccio – coordinatore del master in Design for Arts del Politecnico di Torino – afferma che il progetto nasce in seno all’attività di ricerca del Dipartimento di Architettura e Design (DAD), in collaborazione con Associazione Abbonamento Musei.it – soggetto gestore e organizzatore della mostra prodotta dalla Regione Piemonte sull’artista rinascimentale Gaudenzio Ferrari. Un’operazione raffinata all’interno della quale si è deciso di innovare le modalità di fruizione e comunicazione di mostra e luoghi. «Le azioni sono principalmente due – prosegue Peruccio – curare l’identità visiva e comunicativa della mostra e realizzare un prodotto che offra un quid ai territori di Varallo, Vercelli e Novara» - dove la mostra è in corso. Oltre il catalogo, il logo o la segnaletica della mostra, l’obiettivo dei progettisti era quello di sviluppare qualcosa che rimanesse al visitatore e – allo stesso tempo – della quale potessero beneficiare operatori, imprese e abitanti delle tre città. «Per questo ci siamo rivolti a Ulixe, strutturando un team misto tra professionisti e studenti orientato a portare i contenuti all’interno dell’applicazione Gaudenzio. In questo modo abbiamo potuto integrare competenze e avvalerci della loro struttura organizzativa per realizzare concretamente quanto progettato». L’obiettivo più ambizioso di Gaudenzio è sfidare il tempo, grazie a un aggiornamento costante dei contenuti nel lungo periodo. La versione attuale della app contiene immagini, contenuti testuali, audio dei curatori, e un sistema di geolocalizzazione dei luoghi. Tuttavia, è in fase di studio e sviluppo una versione ancora più inclusiva delle varie fasce di pubblico, che generi valore sulla mostra, considerando le peculiarità, le eccellenze e i flussi turistici convenzionali del territorio, senza dimenticare aspetti di gaming e realtà aumentata che serviranno a completare esperienza. Inoltre, per accompagnare e incentivare l’esplorazione dei luoghi, la futura release darà la possibilità – a chi visiterà tutte le mostre – di accedere a servizi aggiuntivi come il download gratuito del catalogo e altri oggetti di design.
Sperimentazione, ingegno e sostenibilità. Carlo Antonelli, curatore del Museo di Villa Croce di Genova, ci racconta della collaborazione per lo sviluppo della app Silverland – nata durante il convegno torinese Museums at the post-digital turn - I musei alla svolta post digitale. «L’incontro con Pier Paolo Peruccio – dice Antonelli – ci ha fatto scoprire che al Politecnico di Torino, un centro di eccellenza, si tiene il corso di design per l’arte e la cultura. Ho pensato fosse una cosa intelligente aprire un asse storico tra le due città che si inscrive, più in generale, nel tentativo di gettare un ponte tra musei e più discipline accademiche. Una cultura multidisciplinare, tra umanistica e scientifica, ci ha portato a pensare che – per una mostra ricca e complessa come Vita, morte e miracoli. L’arte della longevità – avremmo potuto sviluppare una app in sostituzione del catalogo convenzionale». Le ragioni principali sono due. Da una parte, nonostante il Museo di Villa Croce sia l’istituzione culturale con «il budget più piccolo d’Europa», i suoi curatori affondano le radici nella contemporaneità e nelle pratiche educative. In virtù di tale embeddedness, «abbiamo pensato alla diffusione dell’audio come strumento di apprendimento». Inoltre, il percorso espositivo sintetizza «oltre 400 ore di interviste fatte a professionisti di diversi ambiti per costruire il terroir che c’è sotto l’esibizione. In questo senso, l’impossibilità di affrontare la lettura di un catalogo di grandi dimensioni è diventata l’intuizione geniale per realizzare lo strumento più idoneo – una ramificazione digitale contenuta nella app – offrendo le registrazioni originali a un ipotetico “utente bulimico” e restituendo il senso dell’enorme lavoro che c’è dietro una mostra». Uno strumento imperituro, gratuito, disponibile e - alla fine dei conti – ecologicamente compatibile. «I cataloghi delle mostre si accumulano negli scaffali e – spesso – non vengono fruiti. Ingegnandoci, siamo riusciti a includere registrazioni audio, l’apparato tematico dei lavori degli artisti, testimonianze video rilasciate dagli artisti e il girato dell’inaugurazione realizzato da Adel Oberto, cineasta trentenne genovese». La app verrà lanciata al termine della mostra come fosse un catalogo, grazie al supporto tecnologico offerto da Ulixe.
Ricerca, design della comunicazione e valorizzazione territoriale. Sperimentazione, ingegno e sostenibilità. Sono queste le keywords che racchiudono le esperienze che abbiamo osservato, ma potremmo trovarne altre perché le storie di Silverland e Gaudenzio raccontano di lavoro in team multidisciplinari, di collaborazione tra pari, di valore imprenditoriale, di scalabilità di prodotto. La tecnologia sarà anche capace di offrire un’esperienza personalizzata dell’arte e della cultura così come ne è capace la mediazione culturale? A Ulixe, Politecnico di Torino, e più in generale ai mondi dell’impresa, della formazione e dell’arte, rilanciare la sfida.
Giangavino Pazzola su Arte e Imprese del Giornale dell'Arte, ed online 17 aprile 2018
http://www.ilgiornaledellarte.com/arteimprese/articoli/2018/4/129212.html