Fondazione Lang Italia: una bussola tutta Milanese sulla Filantropia Strategica
«La Fondazione porta avanti una serie di azioni per far sì che gesti di filantropia siano il più possibile di impatto sociale e quindi di effetto, nella convinzione che la qualità di vita delle generazioni future, in Italia e non solo, dipenda anche da processi di filantropia strategica» spiega Lucia Martina, Segretario Generale della Fondazione Lang Italia.
Colonna portante è il Centro Studi Lang: «Ci siamo accorti che in un momento di scarsità di risorse il nostro centro di Ricerca è di fondamentale interesse sia per chi eroga e che ha la profonda necessità di dimostrare gli impatti delle erogazioni in un’ottica di spostamento dal concetto di output a quello di outcome. Ma altrettanto rilevante per il lato operativo delle non profit che in egual modo devono dimostrare di aver generato cambiamento sul territorio».
La Fondazione si occupa di fare cultura sul tema attraverso pubblicazioni e conferenze, come nel caso del Philanthropy Day, evento rivolto prevalentemente a Fondazioni ed enti erogatori di diverso tipo ed arrivato lo scorso anno al terzo appuntamento. «L’edizione 2014si è occupata di family philanthropy, corporate philanthropy e teoria del cambiamento». Un argomento affrontato anche nel volume «Working hard, working well» di David E.K. Hunter pubblicato in Italia dalla Fondazione Lang Italia e pensato come una guida pratica al performance management.
Alla promozione e ricerca, la Fondazione affianca un’attività di formazione che prevede corsi executive in social entrepreneurship, impact investing e un percorso interamente dedicato alla filantropia strategica, rivolti a Fondazioni, imprese impegnate in Corporate Social Responsibility e non profit operative.
Altro aspetto centrale alla quale la Fondazione Lang Italia dedica molte energie è l’internazionalizzazione: «Si è scelto di sviluppare membership che ci consentono di avere finestre sia a livello Europeo che americano. In Europa, Fondazione Lang aderisce a EVPA- European Venture Philanthropy Association, che riunisce coloro che fanno filantropia con un approccio venture. Sempre in Europa facciamo parte di Philanthropy impact, con base a Londra è dedicato gli addetti ai lavori, mentre in America è stata creata una partnership con il Morino Institute di Mario Morino, uno dei principali venture philanthropist americani che ci tiene legati ai nuovi trend statunitensi e con il quale abbiamo avuto il piacere di pubblicare ‘Leap of reason. Filantropia Strategica in tempo di crisi: come ottenere un impatto sociale duraturo’».
Un rete estesa che sostiene un’attività sempre più rivolta all’analisi degli strumenti validi a sostenere organizzazioni performanti, con un’attenzione che si sposta dal grant making al change making per andare a comprendere il cambiamento sociale generale generato attraverso approcci differenti alla filantropia.
La Fondazione mette poi a fattor comune le competenze sul tema offrendo consulenza attraverso un’attività di advisoring con la quale supporta sia decisioni strategiche preesistenti che esigenze specifiche tra le quali, ad esempio, la valutazione o misurazione di specifici progetti.
Relativamente al tema della misurazione degli impatti, spiega Lucia Martina: «Quest’anno il Centro Studi ha utilizzato lo strumento del Social Return on Investment (SROI) per l’analisi del caso del Lacor Hospital per Fondazione Corti. Ma bisogna sempre considerare che la misurazione dell’impatto sociale può utilizzare diverse metodologie ed è ancora uno strumento in evoluzione».
In tutte le sue attività aggiunge Lucia Martina: «la Fondazione, riflette parallelamente sul come essere più strategici facendo filantropia tradizionale, ma anche attraverso nuove modalità più legate ad una testa da investitore sociale che da filantropo, ovvero a coloro che hanno determinati patrimoni ma che sono più interessati ad investire all’interno di fondi e realtà che generino certo ritorni finanziari, ma più pazienti, ed allo stesso tempo diano ritorni sociali».
In questa prospettiva si inserisce l’interessante tema dell’impact investing, termine coniato nel 2008 da JP Morgan e Rockfeller Foundation per definire «un approccio di investimento fatto con l’intenzione di generare un impatto sociale unitamente a un ritorno finanziario»[1]. A questa emergente frontiera della finanza sostenibile, la Fondazione ha dedicato un report che offre un quadro generale in merito all’evoluzione, le opportunità e le sfide di questo strumento in Italia e nel resto del mondo.
In termini di buone pratiche, In Italia c’è il caso di Fondazione Oltre Venture, attiva dal 2006 e Opes fund che nel 2013 ha chiuso due investimenti in Kenya e uno n Uganda. «Bisogna infatti evidenziare che è ancora difficile riuscire ad individuare nel nostro Paese le realtà sociali su cui investire perché abbiamo dei temi di normativa che non lo rendono così semplice. Per questo per ora il mercato riguarda soprattutto Paesi emergenti dove ci sono margini d’azione più ampi. Ad ogni modo anche in Italia le Private bank stanno incominciando ad interrogarsi per offrire ai propri clienti questo tipo di prodotto».
Nonostante ci siano ancora da superare alcune difficoltà in termini di deal flow, che richiedono la presenza di intermediari in grado di scegliere investimenti e gestire capitali privati in modo da garantire non solo ritorno capitale ma anche impatto sociale, lo scenario sembra seguire una parabola evolutiva promettente anche nel nostro Paese.
Stay tuned!
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[1] Dal Report: Philanthropy Insights n.2_2014. Impact Investing, Fondazione Lang Italia