Fondazione Golinelli: essere pronti per il futuro senza sapere come sarà
“Avere un sogno e vivere per esso: dare un significato al perché della nostra vita», con questo incipit Marino Golinelli vara a Bologna il nuovo CENTRO ARTI E SCIENZE GOLINELLI, progettato da Mario Cucinella Architects, la Fondazione Golinelli presenta i nuovi progetti per il 2018 e la mostra «IMPREVEDIBILE, essere pronti per il futuro senza sapere come sarà». La Fondazione avvierà ulteriori lavori di ampliamento ed entro un anno l’Opificio raggiungerà i 14.000 metri quadrati complessivi. Una Città per la conoscenza e la cultura, una struttura aggregata e integrata per l’educazione, la formazione, la cultura, la ricerca e l’impresa, prima e unica esperienza del genere, nella sua interezza e complessità in Europa. Ne parliamo con il Direttore Generale, Antonio Danieli.
A due anni dall’apertura dell’Opificio Golinelli, si è inaugurato l’11 ottobre, il CENTRO ARTI E SCIENZE GOLINELLI (ma il grande imprenditore e filantropo bolognese, Marino Golinelli, preferisce chiamarlo Padiglione): una nuova iniziativa a vocazione sperimentale e internazionale, la cui progettazione architettonica è stata affidata a Mario Cucinella Architects.
L’Opificio Golinelli si avvia così ad assumere forma e dimensioni di una vera e propria Città per la conoscenza e la cultura, una struttura aggregata e integrata per l’educazione, la formazione, la cultura, la ricerca e l’impresa, prima e unica esperienza del genere, nella sua interezza e complessità, in Italia e in Europa. Infatti, dopo il Centro, la Fondazione avvierà ulteriori lavori di ampliamento ed entro un anno l’Opificio raggiungerà i 14.000 metri quadrati complessivi, di cui 10.000 le superfici utili coperte per le attività.
Il nuovo Centro è un passo importante in questo percorso verso il futuro: uno spazio dove arte e scienza – tradizionalmente considerate polarità tendenzialmente estranee se non contrapposte – si incontrano per realizzare nuove sintesi tra «immaginazione e sperimentazione».
Non a caso, proprio dal punto di vista architettonico, la struttura progettata da Cucinella esprime al tempo stesso estetica e funzionalità, concretamente dimostrando che l’efficienza non contrasta necessariamente con la bellezza, anzi dal loro dialogo possono uscire soluzioni più avanzate e meglio compatibili con gli sviluppi futuri. Un grande parallelepipedo di circa 700 metri quadrati, geometria pura semi-trasparente che nelle ore diurne riflette ciò che ha attorno e nelle ore notturne illumina.
Ma il Padiglione non è un semplice spazio espositivo perché nasce per ospitare negli anni un programma di iniziative culturali con l’obiettivo di immaginare il futuro e stimolare azioni educative, formative e imprenditoriali per i giovani, in linea con Opus 2065, il piano di sviluppo pluriennale della Fondazione Golinelli per supportare le giovani e giovanissime generazioni nel loro percorso di crescita, con l’idea che l’educazione sia il motore dello sviluppo economico e sociale.
«Con il Centro Arti e Scienze - sottolinea il Presidente Andrea Zanotti - la Fondazione Golinelli diventa l’ecosistema che si completerà nei mesi a venire con un incubatore riservato non solo ai laureati o a chi ha conseguito un master ma anche ai più giovani, la cui creatività costituisce una risorsa fondamentale».
Ed emblematicamente il Centro si inaugura con la mostra «IMPREVEDIBILE, essere pronti per il futuro senza sapere come sarà» in programma fino al 4 febbraio 2018. Ispirata da un’idea di Marino Golinelli, è curata da Giovanni Carrada per la parte scientifica e da Cristiana Perrella per la parte artistica, mentre il progetto d’allestimento è di Mario Cucinella. Ultima di sette esposizioni, il percorso che ha indagato l’arte e la scienza nella contemporaneità giunge ora a immaginare il futuro, attraverso le opere di artisti contemporanei italiani e internazionali (una serie di exhibit di argomento scientifico, prevalentemente video di Pablo Bronstein, Martin Creed, Flavio Favelli, Martino Gamper, Tue Greenfort, Ryoji Ikeda, Christian Jankowski, Elena Mazzi con Sara Tirelli, Tabor Robak, Nasan Tur, Tomas Saraceno, Yinka Shonibare MBE, Little Sun, Superflex, Joep Van Lieshout, Ai Weiwei).
E sul futuro si proietta anche l’”eredità Golinelli” accompagnata da un bellissimo messaggio del fondatore che potremmo intitolare, con il suo incipit «Avere un sogno e vivere per esso: dare un significato al perché della nostra vita».
Nel nuovo mandato del Fondatore Opus 2065 segna, dopo 30 anni di attività, anche un passaggio fondamentale di trasformazione della stessa Fondazione, che «si sta consacrando definitivamente come una impresa, una vera e propria azienda, che operativamente e concretamente si pone a supporto dei giovani e della società, per ispirare e costruire il personale sogno di “ognuno”: questo è - e sarà -il profitto della Fondazione». E dopo aver già donato 85 milioni di euro di risorse personali, Marino Golinelli ha deciso di lasciare in ulteriore e definitiva eredità, una parte importante e significativa del proprio patrimonio, destinandola ai progetti futuri della Fondazione, «per cui non è prevista nessuna data di scadenza, ben oltre il 2065» da sviluppare in collaborazione con le istituzioni pubbliche e private, italiane e internazionali, nei campi della educazione, della formazione, della scienza, della ricerca e dell’impresa.
Di questo passaggio e delle nuove prospettive parliamo con il Direttore della Fondazione Golinelli, Antonio Danieli.
L’Opificio Golinelli cresce ancora con il nuovo Centro di Arti e Scienze. Come si inserisce nel programma Opus 2065?
Opus 2065 prevede l’ampliamento e lo sviluppo delle nostre aree d’intervento. Se fino ad oggi sostanzialmente l’attività della Fondazione si è incentrata nel campo dell’educazione e formazione in ambito scolastico, Opus 2065 prevede un ampliamento dell’attività educativa e formativa ad altri due ambiti principali: la ricerca e l’imprenditorialità. In questo contesto si inserisce il nuovo Centro come luogo di performance ma ancor più di ricerca e di studio per esplorare il futuro e farci domande sulla società.
Quale il significato della Mostra intitolata “IMPREVEDIBILE. Essere pronti per il futuro senza sapere come sarà” ?
La mostra è simbolica del percorso della Fondazione. Di fatto indaga il futuro che verrà, dunque in perenne mutamento e quindi imprevedibile. L’attività educativa che svolgiamo nei laboratori di sperimentazione con i giovani ha un fine ben preciso: farli crescere con fiducia nei confronti del futuro. E’ ormai acclarato che quattro sono le caratteristiche del futuro che ci attende: l’imprevedibilità, la complessità, l’interconnessione e la multiculturalità. Tutti elementi che i nostri giovani sono chiamati a dover gestire e quindi l’imprevedibilità – che non è qualcosa di negativo ma semplicemente un dato di fatto - entra nella cassetta degli attrezzi che cerchiamo di dare alle giovani generazioni.affinché siano preparati ad un mondo che cambia, a guardare con lungimiranza ed esser pronti ad affrontare le incognite. Maturando anche una sensibilità estetica che ancora manca alla scienza, come invece avveniva durante il Rinascimento.
Ci sono partnership significative che accompagneranno il vostro percorso?
C’è un gruppo di lavoro attorno al Centro Arti e Scienze Golinelli (che è comunque una parte del Gruppo che opera per Opus 2065) e stiamo ipotizzando un’attività di ricerca con il coinvolgimento di esponenti culturali e scientifici nazionali e internazionali da cui possa anche germinare una vera e propria Accademia. In tal senso affideremo dei percorsi di ricerca all’Università di Bologna nostro partner fondamentale.
Quali sono i risultati più significativi di questo biennio di attività dell’Opificio?
C’è una parte di avvio di progetti e un ruolo più istituzionale. In questi due anni abbiamo avuto più di 200.000 partecipanti alle nostre attività, giovani ma anche insegnanti, imprenditori, artisti, ricercatori, quindi abbiamo avuto una comunità che ci ha riconosciuto a livello locale ma anche a livello nazionale e internazionale. Si sono realizzati importanti progetti e il 2018 sarà l’anno dell’Incubatore, che avrà una funzione formativa e una funzione d’investimento. L’Opificio e la Fondazione Golinelli stanno producendo un modello di risposta complesso e articolato connesso con reti a livello nazionale e internazionale. In questo la Fondazione può essere un catalizzatore di un dialogo pubblico/privati con partner che possono condividere il nostro disegno di cambiamento positivo della società.
Con l’avvio dell’Opificio lei ha parlato di “cambio di paradigma” per la Fondazione. Cosa intende?
Nei suoi sviluppi futuri la Fondazione sarà sempre più un’impresa sociale, una holding di tante organizzazioni che saranno poi strutturate operativamente per svolgere i compiti che ho delineato. Quindi lo spirito dell’imprenditore Golinelli sarà sempre più presente. Come impresa che opera per la collettività anche l’Opificio Golinelli è destinato ad ampliarsi ulteriormente nel prossimo futuro perché vogliamo che divenga uno dei principali hub della ricerca scientifica e tecnologica in Italia e in Europa. Sicuramente ci sono altri spazi più ampi a Parigi, Londra, Lisbona, Tel Aviv, ma crediamo che l’ampiezza è fatta non solo di metriquadri ma anche di perimetri e modelli d’intervento. E il nostro modello - tutta la filiera di formazione, ricerca, trasferimenti tecnologici, divulgazione - penso sarà interessante e con l’ambizione di poter contribuire allo sviluppo sostenibile nel nostro Paese in primis e magari, chissà, per l’Europa.
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