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Fondazione di Sardegna. L'innovazione al centro del Mediterraneo

  • Pubblicato il: 28/10/2016 - 12:00
Rubrica: 
FONDAZIONI D'ORIGINE BANCARIA
Articolo a cura di: 
Giangavino Pazzola

Grazie alla definitiva entrata in vigore del nuovo statuto, che sancisce la metamorfosi in Fondazione di Sardegna, il 2015 verrà ricordato come un passaggio importante per il ruolo dell’ente nello sviluppo e promozione delle iniziative isolane – unica fondazione di origine bancaria attiva nella Regione. All’entrata in vigore del nuovo statuto, sono seguite le modifiche dei regolamenti del Patrimonio, delle Attività Istituzionali e delle Nomine da parte del Consiglio di Amministrazione. Un nuovo corso che coincide con l’insediamento del segretario generale, il manager nuorese Carlo Mannoni, già direttore degli Affari pubblici di Tiscali e – prima ancora – collaboratore dell’ufficio di Gabinetto del ministero del Commercio con l’estero durante i governi Prodi e D’Alema I, in un territorio singolare per condizioni geografiche, economiche e scarsità di popolazione

Cagliari. Economista di formazione, Carlo Mannoni, nuovo segretario generale della Fondazione di Sardegna è chiamato a valorizzare un patrimonio totale di circa un miliardo di euro, mentre quello storico artistico ammonta a 10 milioni. Quest’ultimo comprende, oltre alla collezione, anche le sedi di Cagliari e Sassari che – ultimamente – sempre più spesso vengono aperte alla comunità per rafforzare il legame tra cultura e territorio. Abbiamo parlato con lui di governance, azioni strategiche e progetti in corso e futuri. Lo scorso 23 settembre «gli organi decisionali hanno approvato il documento programmatico che stabilisce le tempistiche sui primi bandi, anticipandone la scadenza a novembre per velocizzare il processo di valutazione e distribuire risorse (o offrire anticipazioni) perché non vogliamo tenere fermi i soldi delle erogazioni». Nel documento programmatico, inoltre, viene confermato un valore stabile delle erogazioni a 16 milioni annui per il triennio prossimo. In più, la partecipazione all’ACRI (dove il presidente di FDS è nel comitato esecutivo), ad AGER – fondazioni per la ricerca nel settore agroalimentare, a FUNDER35 e altre reti nazionali candida la Sardegna a punto nevralgico di nuove geografie dell’innovazione.
La storia ha radici profonde. Nata nel 1992 dalla riforma Amato che ha separato l’azienda Banco di Sardegna S.p.A. dalla Fondazione Banco di Sardegna, azionista di maggioranza del Banco col 51% dei voti esercitabili nell'assemblea ordinaria, agli inizi ha visto una trasformazione degli assetti proprietari, con la cessione a BPER Banca della quota di maggioranza del Banco di Sardegna. Il racconto arriva a compimento nel 2015: la trasformazione della denominazione rappresenta in pieno l’identità di un soggetto investitore in settori altri che punta verso una rinnovata funzione sociale a sostegno della comunità locale in tutte le sue possibili declinazioni.
In tale cornice, la Fondazione di Sardegna ha mantenuto autonomia statutaria e gestionale e, essendo l’unico soggetto di questo tipo in tutta l’isola, svolge un ruolo di presidio e valorizzazione dei luoghi mirando a finalità di utilità sociale e alla promozione dello sviluppo socio-economico. La Fondazione «agisce entro i confini regionali – caratterizzati da una grande superficie geografica e da pochi abitanti – ma, può estendere la propria azione anche nel contesto nazionale ed estero. Lo svolgimento delle attività incide nei cinque settori d’intervento principali: Arte, attività e beni culturali; Salute pubblica, medicina preventiva e riabilitativa; Ricerca scientifica e tecnologica; Volontariato, filantropia e beneficenza; Sviluppo locale e edilizia popolare locale». Nell’ambito di settori d’intervento prestabiliti, l’ente opera mediante l’assegnazione di contributi o finanziamenti destinati a realizzare progetti e iniziative di soggetti appartenenti al mondo del terzo settore, o mediante la promozione di azioni proprie (attraverso accordi di partenariato istituzionali), che attivino collaborazioni con altri soggetti e attivazioni di filiera produttiva. Anche per l’ultimo esercizio è stato confermato il dato che attesta «le erogazioni a più di 16 milioni totali per anno, che comprendono anche 400mila annue che convergono nel Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile –operazione che ammonta a 2, 5 milioni in tre anni inclusi i benefici fiscali». Contributi che vengono distribuiti in base a bandi sia annuali che pluriennali, nell’ottica di individuare un livello di interlocuzione con i soggetti attivi e dare loro capacità di pianificazione nel tempo, e si frazionano nei cinque settori in percentuali variabili: 33% nel settore Arte e attività culturali, seguita da ricerca (26%), 15% a Salute pubblica e medicina, seguita da Volontariato (16%) e Sviluppo locale (8%).
Le principali azioni strategiche del nuovo corso sono state ispirate da tre principi, partendo da una maggior comunicazione e apertura al territorio, con progetti come AR/S – arte condivisa in Sardegna. Muovendo dal patrimonio artistico della stessa Fondazione si è voluto favorire la messa in rete di collezioni pubbliche e private, offrendole alla comunità e ai turisti che si trovano in Sardegna, in mostre diffuse in più sedi nel territorio regionale. Tali programmi pubblici sono sempre accompagnati da momenti di approfondimento, incontri, laboratori sul territorio. Un secondo ambito vede la volontà di essere incrementali come capacità di collaborazione con gli altri e ricaduta sul territorio. In questo senso appare significativo l’accordo di partenariato tra l’ente e le Università di Sassari e Cagliari denominato Sardegna ForMed. Si tratta di un progetto finalizzato a promuovere la cooperazione tra le istituzioni universitarie della sponda sud del Mediterraneo e della Sardegna, coinvolgendo le Università di Tunisi, di Algeri II, l’Ateneo “Mohammed V” di Rabat, il Consiglio dei Marocchini all’estero e le Università di Cagliari e Sassari, Unimed (Unione delle Università del Mediterraneo) ed Ersu – Ente Regionale Studio Universitario. È «un progetto pilota di mobilità internazionale che l’Unione delle università del Mediterraneo, con il sostegno della Fondazione Banco di Sardegna, ha deciso di proporre per la prima volta in Sardegna. In seguito ad una prima fase di sperimentazione, che per il 2015/2016 ha coinvolto 120 studenti, il progetto sarà implementato e contribuirà a far arrivare in Sardegna un numero sempre maggiore di studenti stranieri che seguiranno il loro percorso formativo». L’obiettivo generale dell’iniziativa è di sviluppare le eccellenze nel settore della formazione superiore, migliorare la trasparenza ed il riconoscimento degli studi e delle qualifiche universitarie. Un terzo obiettivo era quello di promuovere l’innovazione culturale e sociale regionale. In questa direzione, la Fondazione di Sardegna ha iniziato un investimento strategico nell’housing sociale prevalentemente orientato alle aree metropolitane intorno ai principali centri urbani; è il principale soggetto investitore nel venture capital isolano (30 milioni, investito la metà di questo importo – portafogli e fondi) ed ha impostato un intervento nella zona del nuorese indirizzato alla costituzione – insieme alla Camera di Commercio – del Distretto culturale del nuorese e al sostegno del sistema museale diffuso formato dal MAN di Nuoro e Museo Nivola di Orani (di cui abbiamo già scritto nei mesi scorsi) e, ISRE – Istituto Etnografico della Sardegna. Tutto ciò senza dimenticare il mondo cooperativo, come nel caso dell’investimento in Sardex o il supporto al Social Innovation Island – un workshop formativo che, attraverso percorsi di innovazione sociale, mira a sviluppare un’idea di impresa con un impatto positivo sul territorio.
Un’innovazione che viene individuata nei progetti proposti da un gruppo di lavoro trasversale composto da dipendenti, segretario generale e soggetti collaboratori per la valutazione che – tuttavia – nei prossimi mesi dovrà affinare strumenti per monitorare e misurare gli effetti delle azioni nel migliore dei modi. Un compito importante per un ente caratterizzato da una struttura leggera, nella quale è possibile contare meno di 15 dipendenti in 5 aree (erogazioni, segreteria generale, finanza e bilancio, gestione patrimonio e collezione, comunicazione). Non ampliare la dimensione organizzativa è una scelta, per avvalersi del contributo di soggetti esterni (per esempio, direttore finanziario per investimenti). Il CdA si rinnova ogni 3 anni, il comitato di indirizzo prevede nomine quadriennali. Mannoni ha davanti a sé altri quattro anni di mandato, eventualmente rinnovabili. Al primo giro di boa, il cambiamento è stato significativo.

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