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FAI il Risorgimento di Masino

  • Pubblicato il: 22/09/2011 - 20:39
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Redazione
Il Castello di Masino

Masino (TO). Il Fondo per l’ambiente Italiano, con tre milioni di euro investiti dalla Compagnia di San Paolo e cinque anni di lavori per opere strutturali e il recupero di nuovi ambienti mai aperti al pubblico, ha completato il percorso di visita del Castello di Masino. Il restauro è stato orientato prevalentemente agli ambienti della Torrazza, voluti da Carlo Francesco II conte di Masino, viceré di Sardegna e dal fratello Tommaso, abate. Ambienti con raffinate decorazioni illusioniste e boiserie introducono alla Biblioteca, una galleria a pianta circolare, riccamente allestita, che accoglieva ottomila volumi.  Restituita tra gli altri anche la Sala da pranzo invernale dedicata, in occasione dei 150 anni dell’Unità d’Italia, all’eroina risorgimentale, la principessa Cristina Trivulzio di Belgioiso che ospita dipinti, disegni e oggetti che furono di sua proprietà, giunti al Castello alla morte della nipote andata in moglie a Luigi Valperga di Masino. E ancora un piccolo appartamento connotato da motti ed emblemi. L’operazione è stata ideata congiuntamente da Fai e Compagnia di San Paolo. Punta all’autostenibilità nel tempo ovvero fin dall’inizio il progetto di restauro ha contemplato, come nello stile FAI,  la  valorizzazione, quindi la fruizione con la realizzazione di spazi adatti senza snaturare il luogo. Lo dice Marco Magnifico, Vice Presidente esecutivo della Fondazione che oggi possiede 45 beni, di cui 22 regolarmente aperti al pubblico. Il Fai senza il sostegno delle imprese e delle fondazioni di origine bancaria non sarebbe esistito. Ha investito 56 milioni di euro in restauri in trent’anni. Una cifra che appare enorme che tuttavia, se si pensa che il restauro del solo forte di Bard è costato 58 milioni di euro, appare modesta. Del budget di 56 milioni, circa 7 sono stati dati dallo Stato e da altri enti pubblici, 16 sono stati attinti dal patrimonio della fondazione, patrimonio che drenato per investimenti, ma che si continua da integrare con lasciti e donazioni. Oltre il 60% dei fondi, 35 milioni di euro è stato elargito da imprese e fondazioni bancarie.  E’ naturale perché il FAI è nato per porsi a fianco, per dare una mano agli enti pubblici.

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