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Esercizi di contemporaneità della Fondazione Borsalino

  • Pubblicato il: 28/10/2011 - 08:07
Autore/i: 
Rubrica: 
FONDAZIONI D'IMPRESA
Articolo a cura di: 
Elisa Fulco
Anila Rubiku

Torino. Hats protect ideas. I cappelli proteggono le idee. Con questo motto creato dall’artista Anila Rubiku, in occasione dell’ultima Biennale di Venezia in cui ha rappresentato il padiglione albanese, la Fondazione Borsalino approda nel Meeting Point di Artissima18 per raccontare la propria filosofia e per riflettere insieme ad altri musei e fondazioni d’impresa su che cosa oggi si intenda per cultura d’impresa contemporanea. Per rispondere a questo interrogativo il 5 Novembre la Fondazione Borsalino organizza l’incontro Esercizi di contemporaneità: la cultura d’impresa tra storia arte e formazione”, in cui intervengono l’artista Anila Rubiku, la curatrice del Museo/Archivio Alessi, Francesca Appiani e il direttore della Fondazione Ermanno Casoli, Deborah Carè. L’incontro è l’occasione per immaginare nuove forme nel rapporto impresa e cultura, profilando una maggiore reciprocità nella relazione tra gli artisti e l’impresa stessa, partendo da diverse e confinanti vie: attraverso il recupero  della storia per creare nuovi contenuti, proseguendo la tradizione storica di collaborazioni prestigiose con artisti, pubblicitari e designer, o piuttosto inserendo l’arte all’interno delle dinamiche aziendali. Ad Artissima la Fondazione presenterà la sua mission proponendosi come un contenitore multidisciplinare in grado di raccogliere, valorizzare e proteggere le idee e i progetti che necessitano di ricerca e di spazi di riflessione. Tempi lunghi per una Fondazione giovane, nata nel 2008 che però ha alle spalle un’azienda storica, sorta ad Alessandria nel 1857 e un prodotto, il cappello, crocevia di saperi, che ha nel suo DNA un processo produttivo lungo.
Non a caso tra i primi obiettivi della Fondazione c’è quello di ricostruire gli oltre 150 anni di storia del mondo Borsalino attraverso lo studio dell’Archivio storico Borsalino in cui documenti, fotografie di moda e brevetti raccontino da diverse angolazioni la vicenda imprenditoriale della famiglia Borsalino, dei suoi eredi sino all’attuale gestione (famiglia Gallo- Marenco), una storia ancora tutta da scrivere e ricomporre nei suoi episodi salienti. Una delle sue mission principali è la promozione della cultura contemporanea nelle sue diverse forme (dall’arte contemporanea alla cultura d’impresa, dalla moda  al sostegno della cultura dell’artigianalità e del Made in Italy), ma soprattutto la Fondazione ha il compito di riallacciarsi alla tradizione di mecenatismo e di committenza illuminata degli esordi. L’intento è quello di interpretare in chiave contemporanea l’eredità storica del marchio, presidiando e valorizzando molte delle aree che caratterizzavano l’azienda, rendendole percepibili all’esterno: la grafica, la collaborazione con gli artisti, il rapporto con il cinema e la costante tensione alla qualità e alla durata di quanto prodotto.
Proprio oggi, in cui si interroga sul rapporto arte e impresa, cercando di comprendere quali siano i reciproci benefici, la storia dei grandi marchi italiani ci ricorda come questa relazione sia sempre esistita e come la cultura in passato entrasse naturalmente nel mondo aziendale, come importante fattore all’interno di un processo teso sia alla qualità del prodotto che alla comunicazione interna ed esterna dei propri valori d’impresa. Dallo studio dell’Archivio Storico Borsalino è riemerso per esempio il bando del manifesto redatto in occasione del Premio Zenith, il primo concorso di grafica italiana indetto dalla Borsalino del 1910, in cui la giuria del premio scriveva: “Se tutti i capitali che vengono profusi in una mala reclame fossero impiegati a suscitare idee geniali e utili nei cervelli degli artisti, a mettere a profitto gli uomini ingegnosi o fantastici o spiritosi…che rapida educazione si spanderebbe nel nostro popolo.” Affermazioni che risuonano attuali ancora oggi a distanza di un secolo e che ci hanno guidato nell’immaginare nuove forme di committenza. Nasce da questo input l’ideazione del progetto HATS PROTECT IDEAS in cui si prova a far dialogare la ricchezza visiva dell’archivio storico dell’azienda con la creatività degli artisti attivi nell’arte contemporanea. L’obiettivo è quello di dare vita, da un lato, a una collezione di cappelli in edizione limitata e dall’altro di attualizzare i contenuti storici dell’azienda attraverso l’azione vivificante degli artisti, per infine creare una collezione d’arte contemporanea della Fondazione Borsalino. Gli artisti invitati sono chiamati a confrontarsi con la storia dell’azienda attraverso le immagini dell’archivio e con l’ufficio stile della Borsalino e successivamente vengono sostenuti nella produzione di un’opera, o piuttosto aiutati nella realizzazione di una mostra in spazi museali.
Ad inaugurare il progetto è l’artista Anila Rubiku che come esito di questa collaborazione presenterà per il Pitti Uomo di gennaio 2011 la sua prima collezione  di cappelli ispirata da un’immagine dell’archivio dedicata al tema delle proporzioni e del cappello perfetto che si esprime attraverso la forza evocativa dei numeri. La Fondazione Borsalino sarà partner dell’artista nel rendere itinerante l’installazione realizzata per la Biennale di Venezia e  l’incontro torinese del 5 novembre  si trasformerà in  un momento di confronto  diretto su quali siano le ragioni che spingono un’artista a collaborare con un’azienda (anche se attraverso la mediazione di una Fondazione), e  sino a che punto la molla economica sia fondante nella scelta di aderire o meno a certi progetti  che prevedono la commistione di linguaggi diversi e il confronto tra mondi apparentemente antagonisti. Il tentativo della Fondazione è quello di far incontrare l’arte contemporanea e l’impresa con l’idea che, anche gli stessi contenuti aziendali possano, se ben comunicati, trasformarsi in spunti narrativi per gli stessi artisti. L’obiettivo in generale è quello trasmettere la propria storia ad un pubblico allargato, costruendo degli eventi (mostre, pubblicazioni) in grado di intercettare delle riflessioni e dei temi  in cui che vadano al di là del recupero e del racconto della  propria vicenda imprenditoriale. 
Rientra in questa stessa visione la mostra recentemente realizzata alla Triennale di Milano, dal titolo Il cinema con il cappello. Borsalino e altre storie, in cui si è da un lato recuperata la relazione storica tra l’azienda e il cinema, partendo dal restauro di uno dei primi filmati di cinema industriale realizzato da Borsalino nel 1913 e dai documenti di archivio relativi ai due film Borsalino degli anni Settanta, per poi ampliare il racconto alla storia del copricapo nel cinema. 
In questo modo si è generata  una narrazione poetica e libera in cui il cappello attraversa tutti i generi cinematografici, raccontando più storie contemporaneamente: storia del cinema, della moda, del costume, inserendo l’illustrazione per raccontare i documenti storici dell’Archivio,  relativi al film Borsalino, affidati all’interpretazione di Gianluigi Toccafondo.
Oggi più che in passato c’è bisogno di storia e di storie da saper raccontare. Alle Fondazioni d’Impresa spetta il compito di saper mediare e trasformare i contenuti aziendali, tenendo fede ai valori dell’impresa che vanno continuamente riscritti e reinventati in maniera creativa. 

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