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Dalle sponsorizzazioni all’investimento in cultura. In una parola, Amiex

  • Pubblicato il: 28/02/2014 - 12:25
Rubrica: 
NOTIZIE
Articolo a cura di: 
Giorgia Turchetto

Torino. La prima borsa internazionale delle borse, promossa dalla Fondazione Industria e cultura, nasce da un’esigenza di fondo, centrale in tempi di crisi: «imparare a fare sistema, lavorare sulla capacità di costruire rete nelle e tra le filiere culturali».
Quando in Italia si parla di cultura, ci si riferisce ancora in automatico a quel settore composto prevalentemente da operatori pubblici, connessi in forma diretta (attraverso assessorati) o indiretta (per mezzo di società o enti di scopo) agli enti locali, in gran parte Comuni. La quota di operatori privati è ancora marginale, soprattutto di quelli che operano con i ricavi del mercato. La maggior parte dei privati esistenti svolgono, infatti, il ruolo di soggetti attuatori delle politiche pubbliche ed hanno ricavi interamente costituiti da finanza pubblica, ormai insufficiente a coprire i “costi”, ma anche a favorire gli investimenti in cultura.

Amiex, che si svolgerà a Torino l’11 e 12 marzo prossimo, negli spazi del Lingotto, è stata pensata e costruita come un marketplace e contemporaneamente come una piattaforma di knowledge sharing aperta, dove, con un approccio peer to peer, gli operatori del settore possano dibattere, discutere, confrontarsi, con presentazione di case history e practices, esponendo, progetti, proposte, soluzioni operative su come la filiera delle esposizioni e dell’arte possa progressivamente trasformarsi da “fruitore” di capitali pubblici ad attrattore di capitali privati che vedono nella sua corretta valorizzazione una fonte di generazione anche di valore economico.

Tra le tematiche emergenti legate alla gestione complessiva, alla valorizzazione e alla conservazione del patrimonio ce ne sono alcune  di grande rilevanza: la messa in sicurezza del patrimonio, le nuove forme di merchandising, le strategie di marketing territoriale e di audience development, l’utilizzo delle nuove tecnologie che aprono spazi all’innovazione fino a poco tempo fa semplicemente impensabili.

Centrale nel dibattito sarà la necessità di sviluppare nel breve periodo un rapporto più stretto fra industria turistica e patrimonio artistico e culturale e di avere una visione integrata, di filiera, delle politiche del settore, auspicando risorse istituzionali e finanziarie, pubbliche e private, in ottica di public and private partnership in modo più efficace e coordinato, al fine di rivalutare i «core asset» disponibili, facendo leva sul relativo indotto diretto ed indiretto.
Diventa strategico cambiare il modello di sponsorship di «vecchio stampo» che si risolve ancora troppo spesso, per l’operatore culturale, in un «atto dovuto» con scarsa capacità di costruire alleanze durature nel tempo, e per l’impresa nel concedere finanziamenti semplicemente in cambio della visibilità del logo e poco altro.

Proprio in tema di sponsorizzazioni, AMIEX si propone di diventare una buona pratica. L’evento è, infatti, nato da un’istanza imprescindibile per garantirne il successo: assicurarsi il contributo delle imprese, non solo economico, ma – altrettanto prezioso – anche in know-how, servizi, comunicazione, managerialità. La direzione è quella di mettere in rete strumenti, risorse e linguaggi adeguati per la realizzazione di progetti realmente «addiction» e attraenti per partner e stakeholders differenti, condivisi, che consentano di attingere a più fonti di finanziamento e di attivare processi moltiplicativi e di generare fiducia negli attori pubblici e privati nell’investimento in arte e cultura. Le garanzie di riuscita di tale processo, sono nella capacità di costruire «reti di collaborazione», su progetti che abbiano obiettivi verificabili nel tempo.
Amiex ha scelto un modello di fund raising fondato sulla capacità di costruire una «casa» dove portare al suo interno e restituire verso fuori, progetti reali, esperienze, contenuti «idee» ad alto potenziale di «contaminazione»; a tutti i partner è stato chiesto lo sforzo di costruire una vera coalizione tra sponsor e sponsee, che avesse come finalità la durata nel tempo.
Questo modello non serve solo nel processo di valorizzazione del patrimonio culturale, ma ha anche valore di «risorsa economico e sociale” capace di trasformare l’organizzazione culturale in impresa. L’obiettivo è quello di costruire uno spazio dove le scelte di investimento in arte e cultura privilegino progetti e rapporti continuativi a rafforzare la relazione tra operatore culturale e impresa che condividono anche le scelte di contenuto.
Amiex vuole essere per gli operatori culturali un’occasione «open source» per capire quali informazioni utili a conoscere le opportunità offerte dal «mercato della cultura» siano necessarie al privato per decidere di investirci. Bisogna migliorare il modo di comunicare, è indispensabile imparare a dare in modo più organizzato i dati sui pubblici, sugli esiti dell’attività culturale e sull’impatto sociale. Lo stesso vale per la misurazione del ritorno degli investimenti culturali: che siano misurabili -  lo sappiamo - , ma solo parzialmente e con modalità ormai inadeguati (le presenze all’evento, la rassegna stampa, la visibilità del marchio, etc), mentre i criteri dovrebbero essere più specifici, (feedback dell’esperienza dei partecipanti, il tracking della comunicazione che associa l’impresa alle iniziative culturali cui è partner, etc).

Se il mercato e il pil sono temi anche troppo dibattuti, una nuova economia parla del BIL (Benessere interno Lordo) e sembra che la cultura sia, in questo senso, diventato un indice importante per misurale il livello di ricchezza di una società.
Dal design, all’arte,  all’enogastronomia di qualità, dalla moda ai beni culturali, dallo spettacolo dal vivo alle produzioni editoriali, cinematografiche e radiotelevisive, l’industria e i servizi culturali e creativi sono in una fase di espansione e trasformazione e sono considerati sempre più una risorsa competitiva strategica, sia per i diversi settori manifatturieri – che giocano la loro competitività sul terreno del “made in Italy” che incorpora in sé lo specifico «X factor» culturale di questo Paese, sia per la loro ricaduta positiva sull’intera economia nazionale, in particolare nel settore del turismo.

Per fare questo è necessario cominciare a rileggere la «filiera culturale e creativa» non più slegata dal sistema produttivo italiano preso nel suo insieme.  E’ importante ripensare al ruolo e alle funzioni degli istituti culturali a come stanno evolvendo: il museo non è più solo il luogo deputato alla conservazione di oggetti e collezioni  è un centro di produzione culturale e di coesione sociale, di promozione e di relazione tra le persone. Il museo è a tutti gli effetti un luogo proiettato sul territorio e tra i suoi stakeholder.
Le politiche di Corporate Social Responsibility delle imprese rappresentano per la cultura un’importante opportunità, derivante dalle sempre più frequenti commistioni tra heritage, imprese creative e industria culturale. Molte imprese private, rappresentano eccellenti esempi di “contaminazione” tra arte e azienda, per la promozione di progetti, grazie ai quali l’arte, soprattutto contemporanea entra in contatto con il mondo dell’impresa e delle organizzazioni aziendali. I linguaggi dell’arte contemporanea si fanno strumento didattico e metodologico che contribuisce a migliorare gli ambienti di lavoro, favorendo i processi innovativi. L’arte diventa un canale ad alto contenuto e potenziale comunicativo per trasferire i valori e l’immagine aziendale sia all’interno, sia all’esterno. Ma si arricchisce di una nuova funzione, poiché è strumento di cultural social responsability.  Educare all’arte, portandola dentro gli spazi aziendali (mostre, esposizioni, formazione) influisce positivamente sotto diversi profili: crea spazi ed ambienti “esteticamente” più belli, rendendo di qualità il “tempo lavorativo” (migliora la performance), genera clima e relazioni migliori (team working) e infine allarga la domanda potenziale  di nuovi fruitori (stare a contatto continuativamente con l’arte aumenta le possibilità di visita ad un museo).  Altrettanto forte è la dinamica con cui l’impresa attraverso la cultura rafforza il rapporto con i propri territori di riferimento. Questo riguarda ogni tipo di azienda, multinazionale e italiana, bancaria, dell’energia o agroalimentare.

Amiex racconterà tutto questo: tra i numerosi speaker dei workshop, ci saranno i direttori marketing, artistici e CSR, di alcuni  dei brand che hanno fatto la cultura d’impresa del nostro Paese, i quali racconteranno  come attraverso le mostre, l’uso di spazi museali, la partecipazione a festival culturali e scientifici le loro aziende investano nel rafforzamento del brand Italia, considerando ciò che viene percepito come importante per il territorio, e dall’altro misurando affidabilità, reputazione e qualità della relazione assicurati dall’operatore culturale.

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