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Da prestigiose dimore a splendidi musei

  • Pubblicato il: 15/05/2017 - 12:09
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FONDAZIONI D'ORIGINE BANCARIA
Articolo a cura di: 
CS

Risplende a Belluno, ma non trascura Vicenza, l’impegno della Fondazione Cariverona che, negli ultimi mesi, ha coronato con successo i lavori di restauro di prestigiosi edifici delle due città, rispettivamente Palazzo Fulcis e Palazzo Chiericati. Per entrambi si prospetta un ruolo sempre più centrale nella vita artistica-culturale di quei territori
 


 
Nel 2002 il Comune di Belluno cedette alla Fondazione Cariverona la prestigiosa dimora di una delle più antiche famiglie della città: quei Fulcis, accreditati fin dal Trecento e dal 1512 iscritti nel Consiglio cittadino dei nobili, che del Cavalierato di Malta, ottenuto dal giovane Pietro nel 1702, riportarono più volte l’effigie crociata nelle decorazioni del Palazzo. In questi anni la Fondazione ne ha affrontato l’integrale restauro, con una spesa di circa 8 milioni di euro, per poi affidarlo in comodato alla città, quale sede del nuovo Museo Civico. L’inaugurazione si è svolta a fine gennaio, con la  mostra della “Madonna con il Bambino e Maria Maddalena”, detta “Barbarigo”, di Tiziano Vecellio, che il suo autore, nato proprio a Belluno, aveva amato così tanto da tenersela in casa fino alla morte, oggi di proprietà dell’Ermitage di S. Pietroburgo che  l’ha concessa in prestito.
Il recupero di Palazzo Fulcis è stato realizzato con l’obiettivo di mantenere il più possibile intatta la struttura originaria, riportando alla luce tanti elementi dell’epoca, come i delicati decori del piano nobile e gli affreschi che arricchiscono il soffitto del “Grande Salone” a doppia altezza, opera di Costantino Cedini (tra i più significativi artisti del secondo Settecento) così come quelli di fine ottocento, che animano altri ambienti del Palazzo. Sono stati recuperati anche i pavimenti originali con motivi a rocaille e gli stucchi tardo barocchi, che rendono emozionante l’Alcova e che risultano coevi a quelli bellissimi del famoso “Camerino Fulcis”. Quest’ultimo non è stato ancora acquisito agli spazi museali, perché una parte dell’articolato edificio è ancora appartenente a privati. Peraltro l’auspicio è di inserirlo presto nel percorso, trattandosi dell’ambiente da cui provengono le tele più significative di Sebastiano Ricci presenti nelle collezioni civiche, tra cui la potente e grandiosa “Caduta di Fetonte”, opera iconica del Museo di Belluno, che si vorrebbe appunto ricollocare nel Camerino. Il restauro ha contestualmente soddisfatto l’esigenza di adeguamento funzionale del Palazzo, il che ha portato a soluzioni tecniche e distributive che hanno interessato soprattutto il settore occidentale del complesso. In particolare, oltre ai necessari impianti di sicurezza e condizionamento, è stato creato un nuovo sistema distributivo con la realizzazione di una scala principale e di un ascensore trasparente, che consente ai visitatori di accedere a tutti i piani. In questo modo lo scalone d’onore, che serve principalmente il primo piano, consente l’accesso diretto del pubblico al Salone centrale – spazio prestigioso del Museo – anche al di fuori del percorso di visita, per eventuali eventi e conferenze. Nell’insieme si tratta di tremila metri quadrati di spazio espositivo distribuito su cinque piani e articolato in 24 stanze; stucchi e affreschi settecenteschi recuperati; un allestimento rispettoso ed emozionante, risultato di un progetto museografico e museologico che ha visto operare in stretto rapporto il conservatore del Museo Denis Ton e l’architetto progettista Antonella Milani.
In precedenza il Palazzo era stato oggetto di un importante ampliamento nel 1776, attuato dall’architetto Valentino Alpago Novello che, in occasione delle nozze di Guglielmo Fulcis con la contessa trentina Francesca Migazzi De Vaal, realizzò l’elegante facciata su via Roma, creò i due monumentali portali d’accesso, dotò il Palazzo di un imponente scalone e della grandiosa sala d’onore. La ristrutturazione attuale ha svelato la presenza nel cortile del Palazzo di una notevole necropoli longobarda, con 13 tombe, i cui reperti saranno esposti a Palazzo Bembo, altro bell’edificio bellunese di cui la Fondazione sta finanziando il recupero.
Custodite dal 1876 a oggi nel Palazzo dei Giuristi e nei depositi, le opere del Museo Civico finalmente ora hanno una grande casa. In tutto sono 600; fra esse capolavori di Bartolomeo Montagna, Domenico Tintoretto, Matteo Cesa, Andrea Brustolon, Marco e Sabastiano Ricci, Ippolito Caffi, ma anche le preziose collezioni di porcellane, i rari bronzetti e le placchette rinascimentali, la raccolta di disegni e le incisioni di altissimo pregio.
Anche Vicenza offre contesti nuovi ai propri capolavori. Da ottobre scorso, Palazzo Chiericati si mostra, infatti, a vicentini e visitatori con spazi espositivi completamente rinnovati e significativamente ampliati. Così i sette secoli di arte custoditi dal Museo Civico, ospitato nell’edificio, si possono nuovamente ammirare nelle sale monumentali immaginate da Palladio in una lettura contemporanea e dalle numerose chiavi interpretative, che alla pittura e alla scultura affianca le arti applicate e collezioni del tutto rare e inusuali. Nell’insieme si tratta di 25mila pezzi, di cui 4.500 opere pittoriche e scultoree, oggi offerte al visitatore in una ottica museografica assolutamente innovativa. «Valga l’esempio delle grandi pale d’altare e delle cornici lignee compiute per la soppressa chiesa di San Bartolomeo, qui riallestite in un ambiente che restituisce la suggestione degli spazi originari e il rapporto con gli altari lapidei di oltre cinque metri che ammantavano le creazioni di Bartolomeo Montagna, iniziatore e magistrale interprete del Rinascimento vicentino – racconta Giovanni Carlo Federico Villa, che dei Civici Musei di Vicenza è il referente scientificoCosì come un altro ambiente di amplissime proporzioni accoglie ora insieme i sette lunettoni civici di Carpioni, Maffei e Jacopo Bassano nel loro racconto della Serenissima Repubblica in dialogo con i territori di terraferma». Questo restauro, che ha comportato la nuova sistemazione museale dell’Ala Novecentesca di Palazzo Chiericati, è la seconda e più importante tappa di un processo virtuoso di ripristino dell’edificio iniziato nel 2013 e portato avanti grazie al contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Verona Vicenza Belluno e Ancona e del fondo europeo (Por) erogato tramite la Regione Veneto. L’intervento appena onclcuso, oltre che cambiare radicalmente l’approccio alla visita, ha portato a 1.933 i metri quadri espositivi che nell’ultima fase del restauro si erano ridotti a 641. Il terzo e ultimo passo riguarderà, tra il 2017 e il 2018, il recupero dell’Ala ottocentesca.
Al termine, Palazzo Chiericati potrà contare su 2.960 metri quadrati espositivi, a cui vanno aggiunti 350 metri quadri di depositi visitabili, ricchi di fondi di grafica antica e contemporanea di livello mondiale e di una delle maggiori collezioni europee di numismatica. Anche per quest’ultima parte del grande progetto il Comune si è già attivato con la destinazione di fondi propri e con un nuovo finanziamento della Fondazione Cariverona. 

 
In collaborazione con Fondazioni-Acri
 
 
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