CRONACHE DALLA FRONTIERA DELL’INNOVAZIONE. PERCORSI DI EMPOWERMENT PER I VINCITORI DEL BANDO ORA!
Nel nuovo piano strategico 2017-2020, Compagnia di San Paolo metterà 30 milioni di euro all’anno sul piatto del settore cultura, che diventano 36 annui – se consideriamo anche l’Area Innovazione Culturale. Investimenti che saranno ancora più orientati su progetti capaci di generare sviluppo economico e sociale, con impatto significativo sui cittadini e territori. In questo senso, il Bando ORA! – Linguaggi Contemporanei, Produzioni Innovative – di cui abbiamo parlato anche qui - è stato uno dei primi strumenti messi in campo per testare l’incisività degli interventi e tracciare nuovi percorsi di sviluppo. Un budget iniziale di € 550.000, incrementato a € 740.000, 250 candidature pervenute da 36 province italiane; 20 progetti vincitori, selezionati in base al grado di innovazione di progetto, networking e sostenibilità economica. Al momento il BANDO ORA! – sviluppato all’interno dell’Area Innovazione Culturale della Compagnia - è unico nel suo genere: orientato alla produzione di progetti inediti nel campo delle arti contemporanee e nella cultura digitale si muove sulla linea di confine tra sperimentazione e multidisciplinarietà. Un indirizzo verso la crescita delle idee e del capitale culturale che generi messaggi pervasivi e stimoli la fruizione culturale. Di questo abbiamo parlato con Francesca Gambetta, responsabile del bando, e Giovanna Segre, docente di Economia della Cultura all’Università di Torino e presidente del Centro Studi Silvia Santagata, protagoniste del programma di empowerment dei progetti vincitori.
Torino – All’interno delle linee del piano strategico, Compagnia di San Paolo ha individuato sei agenti attivatori di performance per il prossimo quadriennio, trasversali alle 5 aree operative: finanza di impatto (per sostenere processi di sviluppo, di innovazione e di inclusione sociale); nuovi processi amministrativi (trasparenza e disponibilità al dialogo), capacity building e fund raising (sostenere lo sviluppo organizzativo e delle competenze dei partner per ampliare sostenibilità e dimensione dei risultati); data management e misurazione di impatto (approccio evidence based e data-driven) e comunicazione strategica (favorire apprendimento e pratiche virtuose).
Un processo di raffinamento della propria azione che, se da un lato crede nei processi di innovazione – consapevole dell’alta incidenza di fallimenti possibili insiti nella sperimentazione e nelle pratiche di ricerca – dall’altra si pone in posizione di ascolto e raccolta di dati per capire, misurare, valutare e governare il proprio operato. Nell’alveo di tale riflessione nascono progetti come ORA! – Linguaggi Contemporanei, Produzioni Innovative – che, nel vedere i progetti selezionati avviarsi al completamento della fase progettuale, si appresta a compiere i primi bilanci sul primo giro di boa.
Come abbiamo già raccontato nei mesi scorsi, i progetti vincitori toccano tutte le aree della produzione culturale, dal cinema al teatro, dalla danza alle arti visive, dalla musica alla performance. Idee nuove che, per non dissolversi con il passare del tempo o con l’apice dello sforzo creativo, potrebbero aver bisogno di intuire dei percorsi per il consolidamento della propria progettualità. In questo senso, racconta Francesca Gambetta, «la scelta di attivare un percorso di empowerment nasce da una duplice istanza: da un lato, la volontà della Compagnia di apportare un valore aggiunto al rapporto avviato con i soggetti vincitori del Bando ORA!; dall’altra la necessità di rispondere a una richiesta specifica degli enti stessi di approfondire alcune tematiche gestionali e organizzative, come la sostenibilità futura delle azioni. Questa esigenza è emersa dal dialogo instaurato con i progettisti coinvolti nel monitoraggio dei progetti, attivato fin da subito dalla Fondazione con la finalità seguire progressivamente lo svolgimento delle iniziative e le realizzazioni delle loro diverse fasi e di assicurare agli enti un supporto continuativo».
Un rapporto di fiducia reciproca che, in tempi di legami deboli, si è costruito nell’ambito di un programma di mediazione costante compiuto dall’Area Innovazione Culturale e cinque appuntamenti articolati in un arco temporale di tre mesi, che ha toccato tre città e incrociato realtà di tipo istituzionale e non. Per gli incontri sono stati individuati dei «luoghi che rappresentano, con la propria storia e identità, esperienze di innovazione e creatività, di progettualità audaci e sperimentali. Così abbiamo scelto – prosegue Gambetta – a Torino, il Polo del 900, che si propone di essere un nuovo centro culturale aperto alla cittadinanza e rivolto soprattutto alle giovani generazioni e ai nuovi cittadini, e l’Accademia Albertina di Belle Arti, luogo per eccellenza delle espressioni artistiche più contemporanee e creative. Consapevoli poi che l’innovazione non può avere confini geografici, ed essendo stato ORA! un bando nazionale, siamo andati a BASE, spazio di 6000 mq a Milano, sede di co-working, laboratori, esposizioni, spettacoli, workshop, e al Teatro dell’Altrove, nel cuore del quartiere della Maddalena a Genova, dove un insieme di associazioni gestiscono uno spazio dedicato alle performing arts e all’incontro tra realtà partecipative e multiculturali che abitano il territorio».
Un’immersione in ambienti culturali favorevoli – come suggerito in letteratura – aumenta la possibilità per lo sviluppo di attività di base che assicurano uno scambio di idee e un’interazione positiva tra soggetti. Il luogo dell’apprendimento conta e riveste il ruolo di attivatore di risorse ambientali sedimentate nel corso della storia, che offrono un generico substrato fertile alle diverse attività che si svolgono al suo interno. In questo modo, l’intento strategico della Compagnia di San Paolo di impegnarsi nel capacity building converge con gli obiettivi di ricerca di Giovanna Segre e del team del EBLA - Centro Studi Silvia Santagata (Paola Borrione e Alessio Re) sulla visione di «percorsi di accompagnamento strutturati che consentono ai progetti selezionati di avere la possibilità di potenziare il proprio funzionamento, e agli enti finanziatori di cogliere l’occasione di capire meglio le caratteristiche dei progetti selezionati in relazione agli obiettivi iniziali», racconta Giovanna Segre. «Un’esperienza che sta andando molto bene, e si caratterizza sempre più nell’ordine della partecipazione attiva e dell’entusiasmo dei soggetti. Aver impostato un’atmosfera peer to peer, dove anche la nostra disposizione fisica negli spazi utilizzati è orientata alla circolarità e allo scambio orizzontale delle informazioni, con piccoli attimi frontali e ampi margini di informalità e discussione, ci permette di vestire i panni che più ci appartengono – quelli dei ricercatori, non dei formatori – e, osservando e interagendo con la pratica artistica, sviluppiamo delle riflessioni utili per tutti i protagonisti di tale incontro». E che i luoghi dell’apprendimento siano importanti è evidente, considerato che la giornata milanese ha dato luogo all’incontro tra selezionati per il Bando ORA! e quelli di Innovazione Culturale Cariplo (seguiti nel percorso di empowerment da Fondazione Fitzcarraldo), un caso fortuito dell’utilità di fare le cose insieme, in modo reciprocamente potenziante.
La metodologia applicata in pillole durante gli incontri di potenziamento del Bando ORA! è quella testata da EBLA – Centro Studi Silvia Santagata all’interno del master dell’ITC ILO in Master in World Heritage and Cultural Projects for Development che, da 15 anni, forma esperti di economia della cultura e progetti culturali a livello internazionale. «Grazie a quell’esperienza – prosegue Segre – ho potuto condensare elementi di project cycle management – usata in ambiente UN, che prevede la programmazione indicativa, l’identificazione dei criteri tecnici per l’accettazione di una proposta progettuale, l’analisi del contesto e dei bisogni, il finanziamento e la messa in opera – oltre alla fase di auto-valutazione e rendicontazione”.
L’idea di sviluppo organizzativo che emerge, secondo Segre e i ricercatori, è quella di progetti dotati di produzione di pensiero e di progresso, di messaggi culturali che sono stati selezionati perché riuscivano a superare il valore del luogo insito in tante progettualità di piccola/media dimensione. I «temi trattati all’interno dei progetti sono forti, e la percezione che si ha nell’esperirli è una sensazione di arricchimento importante rispetto a linguaggi e contenuti. L’attitudine alla replicabilità dell’idea, l’impatto esperienziale della proposta culturale sono caratteristiche che vanno al di là dei luoghi e danno allo spettatore la possibilità di riflettere sulla realtà in maniera diversa», dichiara la Segre. L’aspetto tecnologico, inoltre, permette una fruizione del progetto a posteriori e diventa, per evoluzione, fase documentativa che permette di aggiunge un pezzo di filiera produttiva alla trasmissione dei messaggi culturali generati”.
Francesca Gambetta ritiene che con il percorso di empowerment i progetti di ORA! abbiano strumenti più concreti per lo svolgimento e la valorizzazione delle proprie iniziative. «Ci siamo concentrati – aggiunge – sull’importanza di focalizzare ed avere sempre ben chiaro l’obiettivo per cui si sta realizzando un progetto, di sapere leggere la propria idea da punti di vista diversi per individuare al meglio le azioni da realizzare, di cogliere l’enorme potenziale che le reti (reali e virtuali) offrono per la concretizzazione e la valorizzazione delle proprie idee. Siamo molto soddisfatti dell’impegno che i progetti stanno mettendo nella partecipazione agli incontri, che ogni volta si dimostrano importanti occasioni di scambio, approfondimento, confronto, utili non solo per i vincitori del Bando ma anche per noi della Compagnia di San Paolo».
Da una prospettiva di politica culturale, l’idea che emerge da questa esperienza è quella della focalizzazione nella ricerca di sperimentazione, ma nell’ambito di quelle esperienze che mostrano autonomamente la qualità di mantenersi e rafforzarsi nel medio lungo periodo, raggiungendo pubblici più ampi e realtà territoriali diverse. In questo senso erano delle interessanti produzioni culturali e non solo idee progettuali. Domande alla base sono: perché le visioni culturali di mondo devono durare un battito di ciglia? Perché il concetto – inteso come opera d’arte – deve esaurirsi nel giro di un bando e non rafforzarsi nel tempo?
Con questi bandi, la Compagnia di San Paolo (e altre realtà sulla scala nazionale) cercano di intercettare processi di democratizzazione dell’accesso e delle prossimità culturali. Più i messaggi sono ampi, duraturi e pervasivi, più sono importanti. In questo senso, chiosa la Segre, «l’economia della cultura non deve intimorire gli operatori culturali, ma deve essere vista come una chiave di penetrazione della società. La cultura diventerà pervasiva nel momento in cui ci saranno soggetti capaci di organizzarsi in maniera tale da essere percepiti come una necessità nel mondo di tutti. Il senso di chiedere ai soggetti di organizzarsi, strutturarsi e mantenersi nel tempo è insito in tale tensione. Nel mondo dell’arte rischi che tutto finisca quando la curiosità del produttore/artista sia soddisfatta – e questo è legittimo – ma è una perdita enorme di possibilità di crescita».
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