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Castellani-Uecker: vertice italo tedesco a Ca' Pesaro

  • Pubblicato il: 31/08/2012 - 15:17
Autore/i: 
Rubrica: 
FONDAZIONI CIVILI
Articolo a cura di: 
Lidia Panzeri
Il ministro della Cultura tedesco Bernd Neumann con Gunther Uecker ed Enrico Castellani

Venezia. S'inaugura oggi al Museo d’Arte Moderna di Ca’ Pesaro di Venezia la mostra che, per la prima volta in Italia, vede appaiati in un doppio confronto Enrico Castellani e Gunther Uecker.
Coetanei (entrambi sono nati nel 1930), agli inizi degli anni Sessanta si posero autorevolmente quali maestri di una nuova avanguardia: Castellani con la rivista «Azimuth», fondata nel 1959, insieme a Piero Manzoni; Gunther Uecker con il movimento «Gruppo Zero», da lui fondato nel 1961 a Düsseldorf. Con il risultato, per entrambi, di sottrarre la tela alla sua bidimensionalità, al suo essere un mero supporto all’arte figurativa. A cura di Lóránd HegyiDavide Di Maggio, la mostra, che rimarrà aperta dal 1° settembre al 13 gennaio è accompagnata da due volumi, dedicati a ciascun artista, editi dalla Fondazione Mudima e dalla Fondazione Musei Civici di Venezia.

All’inaugurazione abbiamo intervistato Enrico Castellani.
Che cosa ne pensa di questo doppio confronto?
Il nostro, mio e di Uecker, è un percorso compatibile e coerente nel tempo. L’ultima occasione di esporre insieme è stata un paio di anni fa a Londra.
Parliamo della svolta impressa alla sua arte alla fine degli anni Cinquanta, attorno alla rivista «Azimuth», fondata da Piero Manzoni e da lei.
Era una reazione all’Action Painting e, volendo, anche un po’ il ritorno all’ordine, avendo come punto di riferimento l’esperienza della Bauhaus. Una nuova concezione dell’arte non più legata all’oggettività.
Il suo giudizio su Piero Manzoni.
Fu sempre un rivoluzionario in tutto quello che ha fatto, dagli achrome alla merda d’artista.
Manzoni gli achrome, Castellani le tele estroflesse. Che cosa cambia nella tela?
Che dal passaggio dalla dimensione bidimensionale a quella tridimensionale acquista la profondità e diventa oggetto.
E la luce?
Incide come incide su qualsiasi oggetto.
L’arte astratta, se così vogliamo definire la sua, prescinde dal tempo?
Le definizioni sono sempre approssimative e la loro interpretazione varia nel tempo. Del resto sono passati cinquant’anni.
Donald Judd la considera il vero padre del Minimalismo.
È possibile, anche se Judd è un artista americano.
I suoi rapporti con l’arte cinetica, egemone negli anni Sessanta?
Nessun rapporto. Quest’aspetto riguarda Uecker, il suo Gruppo Zero e altri gruppi consimili in Italia come Gruppo T e Gruppo N.
Le opere più recenti esposte a Ca’ Pesaro.
Una rielaborazione dei triangolari del 1961.

da Il Giornale dell'Arte, edizione online, 31 agosto 2012