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BodyQuake. Quando arte e scienza si incontrano

  • Pubblicato il: 15/05/2017 - 15:30
Autore/i: 
Rubrica: 
CULTURA E WELFARE
Articolo a cura di: 
Oriana Persico

Il progetto BodyQuake contaminazione radicale delle arti e delle scienze che trasforma l’innovazione e la ricerca sull’epilessia in una performance partecipativa, rompendo l’isolamento della condizione epilettica, inaugurato il 3 maggio all’ UniFestival  di Macerata a cura dell’associazione Cr.A.Sh, vola già a Bruxelles per NetFutures: il più importante evento europeo coordinato dalla Commissione per discutere i futuri dell’innovazione tecnologica.  “Anche gli istituti universitari e di ricerca di livello globale hanno da tempo colto le implicazioni di questo scenario. Il MIT ha 12 laboratori interamente dedicati alle collaborazioni tra arte, scienza e tecnologia”.
 


 
Contaminazione radicale tra arti e scienze che trasforma l’innovazione e la ricerca sull’epilessia in una performance partecipativa, rompendo l’isolamento della condizione epilettica. E’ BodyQuake, nato dal dialogo transdisciplinare fra La Cura degli artisti Salvatore Iaconesi e Oriana Persico, Francesca Fini, la Fondazione IRCSS Neuromed, la comunità internazionale FLxER e il progetto europeo AVNode, l’istituto di ricerca HER - Human Ecosystems Relazioni.
 
La ricerca di BodyQuake si inserisce in un ambito di crescente interesse per istituzioni e aziende, che vede nella collaborazione tra arte, scienze e tecnologie  come uno dei campi di investigazione più promettenti per favorire l’innovazione.
Lo dimostrano in Europa iniziative come ICT&Art 2012, subito estesa con FET­ART e ICT Art Connect 2013, cui si aggiunge ArtsIT e tutte le iniziative disseminate attraverso i maggiori eventi europei dedicati alle arti tecnologiche (Ars Electronica in Austria, FutureFest nel Regno Unito, Re:Publica in Germania, Sonar in Spagna e tanti altri). Fino al varo, nel 2014 e 2015, di STARTS - Sciences, Technologies and the ARTS, protagonista di un intero programma in Horizon2020 consolidato alle parole di Günther H. Oettinger, commissario responsabile del Digital Single Market secondo cui: “Nell’era della digitalizzazione, l’arte, le scienze e l’ingegneria non sono più modalità di pensiero e conoscenza in contraddizione gli uni con gli altri”.
 
Anche gli istituti universitari e di ricerca di livello globale hanno da tempo colto le implicazioni di questo scenario. Il MIT ha 12 laboratori interamente dedicati alle collaborazioni tra arte, scienza e tecnologia. Harvard ne ha 7. Stanford 14. Carnegie Mellon 3. Il King's College ne ha 2. Goldsmiths 3. La Aalto University ne ha 5. La University of Hong Kong 4. Il Politecnico di Milano ne ha 3. Il CERN ogni anno ospita 4 iniziative dedicate alla collaborazione tra arti e scienze. La NASA 14. E così via, attraversando le più grandi istituzioni dell'istruzione superiore e della ricerca.
 
Il settore privato non è da meno. Un sempre crescente numero di aziende ad alta tecnologia afferma con convinzione che gli skill tecnologici e scientifici non sono più sufficienti - da soli - a promuovere adeguati livelli di innovazione e sviluppo. Aziende come Philips, Mercedes, Telefonica, Audi, Nike, Tesla, Amazon e, sopra tutti, per dimensioni e ampiezza delle iniziative, Google, ogni anno sostengono, partecipano e traggono benefici da iniziative che combinano arti, scienze, tecnologie e società.
In questo contesto arti e design si vedono progressivamente riconosciuto il ruolo di catalizzatori per la conversione dei saperi scientifici e tecnologici in nuovi prodotti, servizi e processi, e la capacità di agire da “enzima” di estetiche e nuovi immaginari capaci di creare le condizioni del cambiamento culturale in cui beneficiare dell’innovazione: “ponti” cognitivi e culturali per facilitare l’evoluzione sociale.
 
BodyQuake raccoglie un’eccellenza italiana della collaborazione tra arte, scienze e tecnologie.
Nel 2012 Salvatore Iaconesi, insieme alla sua compagna Oriana Persico, trasforma un tumore al cervello in una performance globale che coinvolge milioni di persone in tutto il mondo, proponendo spunti di riflessione e azione partecipativa in grado di suggerire nuovi modelli per la medicina, le scienze, le tecnologie, la collaborazione e partecipazione dell’intera società. La Cura ha generato più di 50 pubblicazioni scientifiche, centinaia di opere d’arte, migliaia di manifestazioni pubbliche e milioni di reazioni attive sui social network, tutte interconnesse, proponendo di fatto nuovi modelli capaci di creare ponti e relazioni tra le discipline scientifiche, le tecnologie e l’intero corpo sociale.
Trasformata nel 2016 in un libro, La Cura ha iniziato ad avere ricadute su altri ambiti, spostandosi dalla medicina all’istruzione, agli studi antropologici e sociologici, la psicologia e la psichiatria (stabilendo profonde connessioni con un altro spostamento di paradigma tutto italiano, la ricerca Basagliana), l’etica e la filosofia, l’innovazione tecnologica e il tema dell’apertura (Open Data, Open Science, Open Government, Open Health), i Big Data, la privacy, e verso tanti altri ambiti, tutt’ora in crescita.
 
BodyQuake nasce in questo contesto. Il Neuromed,  istituto di eccellenza nazionale nel campo delle neuroscienze e in particolare dell’epilessia, ha aperto agli artisti le sue banche dati rendendo possibile un dialogo inedito: mentre i ricercatori catturano e analizzano grandi quantità di dati sul fenomeno epilettico (le convulsioni, i loro effetti devastanti sul corpo e i dati relativi alla cura), gli artisti li intrecciano con altri dati riguardanti la vita, le condizioni sociali, i desideri, le visioni e le aspettative delle persone affette da epilessia.
Nella performance questi dati, trasformati in suoni e visualizzazioni generative, vengono proiettati sul corpo della performer che, grazie alla tecnica del body mapping, “indossa” la crisi epilettica e il suo universo narrativo: il “corpo scosso” – BodyQuake – entra sulla scena in una drammaturgia sincretica che intreccia dati scientifici, algoritmi, storie ed emozioni.
Il progetto è ai suoi primi passi. I prossimi sviluppi puntano la lente d’ingrandimento sulla possibilità di affrontare l’isolamento della condizione epilettica: sensoriale per chi la subisce ed emotivo per chi partecipa alla crisi come testimone. A questo scopo una serie di tecnologie indossabili in corso di produzione, consentiranno al pubblico di “sentire” sulla propria pelle l’intensità della scossa. Progettati per la performance artistica, i dispositivi sono già proiettati per gli altri usi possibili: dalla condivisione di dati scientifici – open, ma nel pieno rispetto dei diritti delle persone –, alla notifica e gestione delle situazioni di emergenza, dagli usi di comunicazione alla domotica e alla realtà aumentata, che si trasforma qui in “sensorialità aumentata”. Un tipo di arte capace di stimolare i processi scientifici e tecnologici e di aprirli non solo alla società, ma anche ai mercati.
 
Nell’etica della condivisione, che caratterizza tanto La Cura quanto la comunità scientifica, i processi, le tecnologie e la ricerca di BodyQuake saranno pubblicati integralmente e saranno oggetto di campagne di disseminazione a cura di tutti gli attori coinvolti.
 
BodyQuake è una storia di eccellenze tutta italiane, di sperimentazione sul campo, collaborazione e dialogo fra discipline e mondi diversi che hanno saputo parlarsi. Uno sforzo che nel suo complesso aiuta l’Italia a posizionarsi in un settore in cui il nostro paese è scarsamente rappresentato e capace di attrarre fondi, prima di tutto a livello europeo.
 

Salvatore Iaconesi e Oriana Persico (La Cura), Francesca Fini, Gianluca del Gobbo (AvNode), Emilia Belfiore (IRCSS Neuromed).

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