Alla Fondazione Magnani Rocca Graham Sutherland e la sua terribile Natura
Mamiano di Traversetolo (Pr). Graham Vivian Sutherland, nato a Londra nel 1903 e scomparso a Mentone, in Francia, nel 1980, è uno dei capiscuola della pittura britannica del passato secolo e, prima per l’attività svolta durante la seconda guerra mondiale e poi per la presenza alla Biennale di Venezia (1952), può essere considerato uno dei nomi centrali nell’Europa di metà Novecento. Bene dunque fa la Fondazione Magnani Rocca di Mamiano di Traversetolo a organizzare in Italia, dopo molti anni, una antologica su un artista molto amato da «numi tutelari» dell’arte come Francesco Arcangeli, Giovanni Testori e il parmense Roberto Tassi. L’iniziativa espositiva «Sutherland. Il pittore che smascherò la natura», curata da Stefano Roffi in collaborazione con la galleria privata lombarda Montrasio Arte, si svolge dall’8 settembre al 9 dicembre e illustra tutte le fasi della carriera del «rivale» di Francis Bacon con il quale in realtà ci sono anche tanti punti in comune. In particolare Sutherland pone l’accento sul suo sentimento della natura, potremo così dire, che sostanzialmente si risolve in una versione meno panica rispetto alla tragicità delle versioni baconiane del collega. Del resto a Sutherland piaceva considerarsi in qualche modo l’erede del grande John Constable. L’artista esposto alla Magnani Rocca, una fondazione di diritto privato presieduta dall’economista Giancarlo Forestieri, iniziò la sua attività come incisore risentendo dell'influsso di William Blake e della sua poetica del Sublime, illustrando molti libri e disegnando costumi e scenografie per il teatro. In questi primi anni di produzione Sutherland mette in dialogo, sulla falsariga di quando predicava John Ruskin («Indagare la natura, studiarne le leggi di crescita, trarne visioni provenienti dal centro dell’ardente cuore»), le forme vegetali e minerali presenti in natura, dando vita a opere, attraverso suggestioni visionarie, che mettono in collegamento tra loro queste parti facendo emergere un clima denso di suggestioni psicoanalitiche. Nella natura, secondo l’inglese, c’erano abbagli emotivi, collegamenti ambigui e destabilizzanti dell’armonia delle cose: in questo modo il suo immaginario surreale, a volte cupo a volte fantastico, si carica di strane metamorfosi e suggestioni misteriose. Il drammatico periodo della seconda guerra mondiale il protagonista lo trascorre, al pari di Moore e Nash, ad illustrare per conto dell’Esercito inglese gli orrori del conflitto a Londra: il risultato sono alcune visioni, le cosiddette «Devastations», allucinate della vita nella capitale e in Galles. Proprio in questi anni l'artista intensifica il suo interesse per la figura umana, evidenziato dalle notissime «Crocifissione» realizzata per la chiesa di St. Matthew di Northampton e dall'arazzo del «Cristo in gloria» della Cattedrale di Coventry. Ma una dimensione conoscitiva dell'inconscio Graham Sutherland non l’abbandonerà mai, dando vita a una produzione sempre densa di angoscia esistenziale e oniriche ossessioni ancestrali, «incubi» veri e propri popolati di insetti e mostri. L'artista è anche particolarmente noto, soprattutto nel mondo aristocratico internazionale, per i suoi ritratti dove emerge una pietas degna del fiammingo Holbein per la profondità con cui i volti sono indagati, al pari dei fenomeni naturali per l’appunto. Il catalogo Silvana Editoriale, anch’esso a cura di Roffi, presenta un corposo saggio di Martin Hammer, il maggior esperto dell’artista e un’ampia antologia di scritti di Roberto Tassi oltre ad altri saggi. In mostra è anche proiettato un documentario biografico realizzato dal collezionista e amico Pier Paolo Ruggerini.
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