“PARMA, IO CI STO!”: ESSERE ACCENDINI VERSO UN INTERESSE COMUNE
Autore/i:
Rubrica:
OPINIONI E CONVERSAZIONI
Articolo a cura di:
Francesca Panzarin
Fare sistema è il fondamento della visione strategica di “Parma, io ci sto!”, associazione nata nel 2016 da un’idea di 4 realtà del settore privato che hanno deciso di sostenere progetti che creano valore aggiunto per il territorio “mettendoci la faccia” in prima persona e stimolando la partecipazione attiva e multi-settoriale degli attori che compongono il tessuto socio-economico della zona.
Ne parliamo con il suo Presidente Alessandro Chiesi, Direttore Europa di Chiesi Farmaceutici, sostenitore del “O vinciamo tutti insieme o non vince nessuno”, incontrato a Lucca in occasione di LuBec 2018.
Parma è oggi una città che ha raggiunto importanti traguardi: nominata da Unesco nel 2015 CITTÀ CREATIVA PER LA GASTRONOMIA, (il 71,2% degli esercizi commerciali avviati nel periodo 2009/2015 opera nel settore food), al 22° posto nella classifica per qualità della vita in Italia nel 2017, un aumento dell’8,7% degli immatricolati all’Università nell’anno accademico 2017/2018, nominata dal MIBACT nel 2017 CAPITALE ITALIANA DELLA CULTURA 2020.
Principale fattore abilitante dello sviluppo della città è “Parma, io ci sto!”, associazione del territorio presentata come case history nella relazione tra pubblico e privato al convegno di apertura di Lubec2018 dedicato a “Innovazione culturale e sociale come driver di welfare e sostenibilità”.
Nel 2014, dall’idea di creare un’associazione che valorizzasse il territorio di Parma e della sua provincia, viene avviato uno studio attraverso un’analisi del territorio, un’attività di ascolto e di benchmark nazionali e internazionali.
Cinque i soci promotori: Alessandro Chiesi (Direttore Europa di Chiesi Farmaceutici), Guido Barilla (Presidente di Barilla), Andrea Pontremoli (Amministratore Delegato e Direttore Generale di Dallara Automobili), l’Unione Parmense degli Industriali (rappresentata da Alberto Figna) e la Fondazione Cariparma (rappresentata da Paolo Andrei).
Dopo due anni nasce “Parma, io ci sto!” con l’obiettivo di promuovere, organizzare, sostenere e coordinare fra loro iniziative sociali, culturali, formative e di ricerca, destinate a favorire e supportare lo sviluppo economico e sociale della città e della sua provincia, attraverso la coordinazione sistemica negli ambiti agroalimentare, culturale, turistico e formativo-innovativo.
Al 31 dicembre 2017 “Parma, io ci sto!” conta 104 associati e un consuntivo di 456.700 euro derivante dalle quote associative e investito per il 42% in spese per i progetti e il 17% spese per comunicazione ed eventi.
Lo studio iniziale ha permesso di individuare gli ambiti di azione dell’associazione, simboli delle eccellenze del territorio, definiti “Petali”: IL BUON CIBO (“Nei nostri prodotti d'eccellenza ci sono le tradizioni contadine e l'innovazione imprenditoriale. L'agroalimentare è la firma che deve unirci e renderci riconoscibili, ovunque”); LA NOSTRA CULTURA (“Abbiamo strade piene di musica e arte, da vivere e da applaudire. Sono patrimoni da proteggere e promuovere con percorsi e idee nuove, per noi e per gli altri”); IL TURISMO E IL TEMPO LIBERO (“Il nostro è un patrimonio di storia e tradizioni potente e attrattivo. Vogliamo valorizzare i nostri luoghi e investire sull’ospitalità, in una terra che sa fare del lavoro un’arte e che sa rendere felice chi la abita”); LA FORMAZIONE E L’INNOVAZIONE (“Ospitiamo centri di ricerca, Università e scuole all’avanguardia. Con loro vogliamo puntare sull’innovazione, far incontrare talenti e imprese, dare lavoro ai giovani di oggi e di domani”)
Tra le varie iniziative supportate ricordiamo Verdi Off (festival di eventi gratuiti nato nel 2016 in luoghi insoliti rivolti a destinatari diversi rispetto al festival di Verdi), la Scuola Internazionale di Alta Formazione sugli Alimenti e la Nutrizione” (in collaborazione con l’Università di Parma per realizzare una struttura didattica di prestigio specializzata nell’offerta formativa post-laurea a forte grado di internazionalizzazione, all’interno del progetto “Food Project” dell’ateneo); FOOD FARM 4.0 (primo “laboratorio territoriale per l’occupabilità” nel settore agroalimentare per le aziende del territorio, con tre impianti pilota per le trasformazioni agroalimentari, una linea per il confezionamento e un laboratorio per le analisi chimiche); Complesso Di San Paolo (per proseguire il rilancio del patrimonio artistico del territorio e restituire al Complesso di San Paolo e alla Camera di San Paolo del Correggio la giusta visibilità).
L’associazione ha recentemente pubblicato il suo primo Bilancio di Sostenibilità relativo all’esercizio 2017 redatto in conformità ai “GRI Sustainability Reporting Standards”.
Abbiamo chiesto al presidente di “Parma, io ci sto!”, Alessandro Chiesi, Direttore Europa di Chiesi Farmaceutici, di raccontarci le origini e le prospettive di sviluppo del progetto.
Da dove nasce l’idea di“Parma, io ci sto!”? C’è qualche modello a cui si è ispirato il progetto?
II progetto nasce dalla volontà di creare un driver di sviluppo per le eccellenze già presenti nel territorio. Nel 2014, dopo una serie di interviste e un confronto con gli stakeholder locali, abbiamo avviato uno studio per mappare esempi virtuosi di città europee che avessero creato un’offerta unica a partire dalle eccellenze del loro territorio per accelerarne lo sviluppo e aumentare la qualità della vita della comunità che vi risiede. L’olandese Wageningen, ad esempio, ha creato un interessante distretto diventato centro di riferimento europeo per il settore food, applicando un modello organizzativo a tutti gli aspetti della filiera, a partire dalla formazione.
Alla base del progetto c’è la capacità di visione strategica e di fare sistema. Un esempio di collaborazione è la Scuola di Alta Formazione, che nasce in seno all’Università di Parma e che la nostra associazione ha contribuito a far crescere e ad ampliare arrivando alle scuole superiori e di post-specializzazione.
Come nasce l’associazione?
L’idea che lega i 5 fondatori è una comunanza di valori e di attenzione al territorio: se come azienda non faccio vincere il mio territorio di riferimento, non vinco neanche io! Come dice Andrea Pontremoli “Non lo facciamo perché siamo buoni!”.
Abbiamo dato un segno forte mettendoci la faccia: ognuno di noi sa che deve tirarsi su le maniche, investire tempo e competenze. Ciò permette di essere anche credibili di fronte alle istituzioni: non ci vogliamo sostituire o spiegare come si fanno le cose ma indirizzarci verso interessi concreti e comuni.
Il progetto di Parma Capitale Italiana della Cultura 2020 è un esempio di questo modo di operare collaborativo tra pubblico e privato.
Quale è l’obiettivo dell’associazione?
Vogliamo essere accendini aiutando il sistema a far partire progetti che hanno potenzialità di stare in piedi concentrandosi su alcune priorità.
Un esempio significativo è Verdi Off che si propone di portare fuori dal teatro il festival Verdi: attraverso un investimento e un processo di misurazione dai 10mila partecipanti del primo anno oggi ha raggiunto 30mila persone. E’ un evento che abbiamo “acceso” e che oggi ha trovato una sua dimensione come parte integrante del festival.
Che tipo di sviluppo futuro avrà il progetto?
Una delle sfide che ci siamo posti per il futuro è portare a bordo tutta la cittadinanza, aumentando il numero di imprese aderenti per arrivare a coinvolgere le istituzioni e la società civile. Senza dimenticarsi poi di farsi ingaggiare dalle nove generazioni. Questo progetto non può essere elitario. O vinciamo tutti insieme o non vince nessuno.
Quale team e governance si è data l’associazione?
La gestione dell’associazione è affidata a un Segretario Generale, Giovanna Usvardi, che si interfaccia di volta in volte con le persone di riferimento per il tema da trattare, supportata dagli uffici operativi dell’UPI (Unione Parmense degli Industriali).
Oltre all’Assemblea dei Soci, l’associazione ha un Consiglio Direttivo che si riunisce una volta al mese per concordare le linee di indirizzo del progetto.
I coordinatori delle 4 aree di intervento (i petali) si occupano del coordinamento strategico per la corretta identificazione e implementazione dei progetti promossi e sostenuti dall’associazione.
Ci sono poi dei Tavoli di lavoro aperti con referenti di settore per definire i percorsi strategici di ciascun petalo che riuniscono periodicamente i principali stakeholder con cui l’associazione interagisce nello svolgimento delle proprie attività e da cui emergono indicazioni utili a definire il programma.
“Abbiamo il privilegio di abitare la terra del buon vivere, del gusto e dell'ingegno. La vogliamo veloce, ma senza lasciare indietro nessuno, europea, perché l'Europa ci ha scelto, e unita nel realizzare progetti concreti - racconta il Manifesto dell’associazione che è stato firmato a oggi da 964 persone. Se anche tu credi in questa Parma bella e solidale, possiamo unire le forze di tutti per costruire un futuro sostenibile con risorse, idee, volontà. Insieme, ognuno con la propria parte, per dire: Parma, io ci sto!”.
© Riproduzione riservata
Articoli correlati:
Parma 2020 come metafora. La cultura al centro dell’evoluzione del tessuto produttivo del territorio
Le industrie creative driven, fuori dalla trappola della retorica
SCART, lato bello e utile del rifiuto
Cultura senza barriere
Il coraggio della visione
Cultura 4.0? Punti di vista tra internazionalizzazione e legame con il territorio
Ne parliamo con il suo Presidente Alessandro Chiesi, Direttore Europa di Chiesi Farmaceutici, sostenitore del “O vinciamo tutti insieme o non vince nessuno”, incontrato a Lucca in occasione di LuBec 2018.
Parma è oggi una città che ha raggiunto importanti traguardi: nominata da Unesco nel 2015 CITTÀ CREATIVA PER LA GASTRONOMIA, (il 71,2% degli esercizi commerciali avviati nel periodo 2009/2015 opera nel settore food), al 22° posto nella classifica per qualità della vita in Italia nel 2017, un aumento dell’8,7% degli immatricolati all’Università nell’anno accademico 2017/2018, nominata dal MIBACT nel 2017 CAPITALE ITALIANA DELLA CULTURA 2020.
Principale fattore abilitante dello sviluppo della città è “Parma, io ci sto!”, associazione del territorio presentata come case history nella relazione tra pubblico e privato al convegno di apertura di Lubec2018 dedicato a “Innovazione culturale e sociale come driver di welfare e sostenibilità”.
Nel 2014, dall’idea di creare un’associazione che valorizzasse il territorio di Parma e della sua provincia, viene avviato uno studio attraverso un’analisi del territorio, un’attività di ascolto e di benchmark nazionali e internazionali.
Cinque i soci promotori: Alessandro Chiesi (Direttore Europa di Chiesi Farmaceutici), Guido Barilla (Presidente di Barilla), Andrea Pontremoli (Amministratore Delegato e Direttore Generale di Dallara Automobili), l’Unione Parmense degli Industriali (rappresentata da Alberto Figna) e la Fondazione Cariparma (rappresentata da Paolo Andrei).
Dopo due anni nasce “Parma, io ci sto!” con l’obiettivo di promuovere, organizzare, sostenere e coordinare fra loro iniziative sociali, culturali, formative e di ricerca, destinate a favorire e supportare lo sviluppo economico e sociale della città e della sua provincia, attraverso la coordinazione sistemica negli ambiti agroalimentare, culturale, turistico e formativo-innovativo.
Al 31 dicembre 2017 “Parma, io ci sto!” conta 104 associati e un consuntivo di 456.700 euro derivante dalle quote associative e investito per il 42% in spese per i progetti e il 17% spese per comunicazione ed eventi.
Lo studio iniziale ha permesso di individuare gli ambiti di azione dell’associazione, simboli delle eccellenze del territorio, definiti “Petali”: IL BUON CIBO (“Nei nostri prodotti d'eccellenza ci sono le tradizioni contadine e l'innovazione imprenditoriale. L'agroalimentare è la firma che deve unirci e renderci riconoscibili, ovunque”); LA NOSTRA CULTURA (“Abbiamo strade piene di musica e arte, da vivere e da applaudire. Sono patrimoni da proteggere e promuovere con percorsi e idee nuove, per noi e per gli altri”); IL TURISMO E IL TEMPO LIBERO (“Il nostro è un patrimonio di storia e tradizioni potente e attrattivo. Vogliamo valorizzare i nostri luoghi e investire sull’ospitalità, in una terra che sa fare del lavoro un’arte e che sa rendere felice chi la abita”); LA FORMAZIONE E L’INNOVAZIONE (“Ospitiamo centri di ricerca, Università e scuole all’avanguardia. Con loro vogliamo puntare sull’innovazione, far incontrare talenti e imprese, dare lavoro ai giovani di oggi e di domani”)
Tra le varie iniziative supportate ricordiamo Verdi Off (festival di eventi gratuiti nato nel 2016 in luoghi insoliti rivolti a destinatari diversi rispetto al festival di Verdi), la Scuola Internazionale di Alta Formazione sugli Alimenti e la Nutrizione” (in collaborazione con l’Università di Parma per realizzare una struttura didattica di prestigio specializzata nell’offerta formativa post-laurea a forte grado di internazionalizzazione, all’interno del progetto “Food Project” dell’ateneo); FOOD FARM 4.0 (primo “laboratorio territoriale per l’occupabilità” nel settore agroalimentare per le aziende del territorio, con tre impianti pilota per le trasformazioni agroalimentari, una linea per il confezionamento e un laboratorio per le analisi chimiche); Complesso Di San Paolo (per proseguire il rilancio del patrimonio artistico del territorio e restituire al Complesso di San Paolo e alla Camera di San Paolo del Correggio la giusta visibilità).
L’associazione ha recentemente pubblicato il suo primo Bilancio di Sostenibilità relativo all’esercizio 2017 redatto in conformità ai “GRI Sustainability Reporting Standards”.
Abbiamo chiesto al presidente di “Parma, io ci sto!”, Alessandro Chiesi, Direttore Europa di Chiesi Farmaceutici, di raccontarci le origini e le prospettive di sviluppo del progetto.
Da dove nasce l’idea di“Parma, io ci sto!”? C’è qualche modello a cui si è ispirato il progetto?
II progetto nasce dalla volontà di creare un driver di sviluppo per le eccellenze già presenti nel territorio. Nel 2014, dopo una serie di interviste e un confronto con gli stakeholder locali, abbiamo avviato uno studio per mappare esempi virtuosi di città europee che avessero creato un’offerta unica a partire dalle eccellenze del loro territorio per accelerarne lo sviluppo e aumentare la qualità della vita della comunità che vi risiede. L’olandese Wageningen, ad esempio, ha creato un interessante distretto diventato centro di riferimento europeo per il settore food, applicando un modello organizzativo a tutti gli aspetti della filiera, a partire dalla formazione.
Alla base del progetto c’è la capacità di visione strategica e di fare sistema. Un esempio di collaborazione è la Scuola di Alta Formazione, che nasce in seno all’Università di Parma e che la nostra associazione ha contribuito a far crescere e ad ampliare arrivando alle scuole superiori e di post-specializzazione.
Come nasce l’associazione?
L’idea che lega i 5 fondatori è una comunanza di valori e di attenzione al territorio: se come azienda non faccio vincere il mio territorio di riferimento, non vinco neanche io! Come dice Andrea Pontremoli “Non lo facciamo perché siamo buoni!”.
Abbiamo dato un segno forte mettendoci la faccia: ognuno di noi sa che deve tirarsi su le maniche, investire tempo e competenze. Ciò permette di essere anche credibili di fronte alle istituzioni: non ci vogliamo sostituire o spiegare come si fanno le cose ma indirizzarci verso interessi concreti e comuni.
Il progetto di Parma Capitale Italiana della Cultura 2020 è un esempio di questo modo di operare collaborativo tra pubblico e privato.
Quale è l’obiettivo dell’associazione?
Vogliamo essere accendini aiutando il sistema a far partire progetti che hanno potenzialità di stare in piedi concentrandosi su alcune priorità.
Un esempio significativo è Verdi Off che si propone di portare fuori dal teatro il festival Verdi: attraverso un investimento e un processo di misurazione dai 10mila partecipanti del primo anno oggi ha raggiunto 30mila persone. E’ un evento che abbiamo “acceso” e che oggi ha trovato una sua dimensione come parte integrante del festival.
Che tipo di sviluppo futuro avrà il progetto?
Una delle sfide che ci siamo posti per il futuro è portare a bordo tutta la cittadinanza, aumentando il numero di imprese aderenti per arrivare a coinvolgere le istituzioni e la società civile. Senza dimenticarsi poi di farsi ingaggiare dalle nove generazioni. Questo progetto non può essere elitario. O vinciamo tutti insieme o non vince nessuno.
Quale team e governance si è data l’associazione?
La gestione dell’associazione è affidata a un Segretario Generale, Giovanna Usvardi, che si interfaccia di volta in volte con le persone di riferimento per il tema da trattare, supportata dagli uffici operativi dell’UPI (Unione Parmense degli Industriali).
Oltre all’Assemblea dei Soci, l’associazione ha un Consiglio Direttivo che si riunisce una volta al mese per concordare le linee di indirizzo del progetto.
I coordinatori delle 4 aree di intervento (i petali) si occupano del coordinamento strategico per la corretta identificazione e implementazione dei progetti promossi e sostenuti dall’associazione.
Ci sono poi dei Tavoli di lavoro aperti con referenti di settore per definire i percorsi strategici di ciascun petalo che riuniscono periodicamente i principali stakeholder con cui l’associazione interagisce nello svolgimento delle proprie attività e da cui emergono indicazioni utili a definire il programma.
“Abbiamo il privilegio di abitare la terra del buon vivere, del gusto e dell'ingegno. La vogliamo veloce, ma senza lasciare indietro nessuno, europea, perché l'Europa ci ha scelto, e unita nel realizzare progetti concreti - racconta il Manifesto dell’associazione che è stato firmato a oggi da 964 persone. Se anche tu credi in questa Parma bella e solidale, possiamo unire le forze di tutti per costruire un futuro sostenibile con risorse, idee, volontà. Insieme, ognuno con la propria parte, per dire: Parma, io ci sto!”.
© Riproduzione riservata
Articoli correlati:
Parma 2020 come metafora. La cultura al centro dell’evoluzione del tessuto produttivo del territorio
Le industrie creative driven, fuori dalla trappola della retorica
SCART, lato bello e utile del rifiuto
Cultura senza barriere
Il coraggio della visione
Cultura 4.0? Punti di vista tra internazionalizzazione e legame con il territorio