Con le Furla Series Fondazione Furla cambia format e varca i confini nazionali
Dopo 10 anni di Premio Furla, la fondazione dà avvio alle Furla Series, il progetto per sostenere l’arte contemporanea italiana e internazionale attraverso la creazione di sinergie istituzionali. Con Time after Time, Space after Space entra in dialogo con il Museo del Novecento di Milano che per la prima volta di apre alla performance. “Dopo aver mappato un'intera generazione di artisti italiani (…) non si è riusciti a fare sistema partendo dal lavoro della nostra fondazione” – ci racconta la presidente Giovanna Forlanetto - Abbiamo quindi pensato di provare a fare cultura direttamente sulle persone”.
E’ partita lo scorso settembre la nuova stagione di Fondazione Furla, nata a Bologna nel 2008 per volontà della presidente dell’azienda omonima Giovanna Forlanetto come risultato di un percorso iniziato dall'azienda nel 2000 con l'obiettivo di incoraggiare e promuovere la cultura contemporanea in Italia, supportando la creatività dei giovani talenti.
Il primo passo è stato l'istituzione del Premio Furla che, nel corso delle sue 10 edizioni, è stato riconosciuto a livello internazionale come il concorso italiano di eccellenza a sostegno degli artisti emergenti.
Nel 2016 la fondazione ha deciso di portare a conclusione questa esperienza avviando un nuovo percorso sotto la direzione artistica del centro d'arte indipendente di Peep-Hole e facendosi promotrice di un nuovo modello operativo basato sulla collaborazione con altre istituzioni per arricchire la scena dell'arte contemporanea in Italia.
“Nel 2000, quando abbiamo lanciato il progetto, uno dei più grandi galleristi italiani mi ha detto che attraverso il premio Fondazione Furla aveva acceso i riflettori sull'arte contemporanea in Italia – ci racconta Giovanna Forlanetto - Il nostro premio è stato sicuramente uno dei più longevi.
Dopo aver mappato un'intera generazione di artisti italiani, ci siamo resi conto che non c'è stata poi quella connection con altre istituzioni private e pubbliche per poterli rilanciare a livello internazionale e promuoverli come alcuni di loro avrebbero potuto aspirare. Solo alcuni hanno trovato galleristi e stanno crescendo molto bene. Non si è riusciti a fare sistema partendo dal lavoro della nostra fondazione. Abbiamo quindi pensato di provare a fare cultura direttamente sulle persone”.
Nel 2017 la fondazione ha così inaugurato la prima puntata di Furla Series, curate da Bruna Roccasalva e Vincenzo de Bellis, un programma di mostre ed eventi dedicati ad alcuni tra i più significativi artisti nazionali e internazionali in collaborazione con le più importanti istituzioni d'arte italiane.
“Dopo tanti anni abbiamo sentito il bisogno di evolvere verso qualcosa più stimolante anche per l'azienda stessa - sottolinea la presidente - Furla è all'80% all'estero, ha 2250 dipendenti di 29 nazionalità ed è presente in 80 paesi del mondo. Da tempo in altri luoghi in cui operiamo i nostri collaboratori ci chiedono: “E noi?”
La scena artistica italiana è importante (e noi vogliamo continuare a sostenerla) ma vogliamo iniziare ad avere una visione globale dando attenzione anche ad artisti di paesi in cui l’azienda è presente come Corea, Giappone e Cina.
Inaugura il progetto delle Furla Series Time after Time, Space after Space, una serie di appuntamenti dedicati alla performance, che tra settembre 2017 aprile 2018 animerà la Sala Fontana del Museo del Novecento di Milano con artisti chiamati a interpretare lo spazio con nuove produzioni o azioni performative che hanno segnato tappe fondamentali della loro carriera.
“Si tratta di un progetto molto innovativo che mette insieme pubblico e privato in un paese come l'Italia in cui in cui difficilmente si trovano risorse da investire nei musei - afferma Giovanna Furlanetto - Che una fondazione privata sia disponibile a fare sinergia con il pubblico è molto importante. Spero che possa essere di esempio per altri”.
“La collaborazione con Fondazione Furia è un'operazione coraggiosa e innovativa – ha sottolineato in conferenza stampa Anna Maria Montaldo, direttrice del museo del Museo del Novecento - una nuova concezione del rapporto tra istituzioni pubbliche e soggetto privato, che concorrono alla produzione di un progetto comune. Il museo conferma la volontà di dialogare con l'arte e la cultura contemporanea, andando ad approfondire le ricerche più attuali, rintracciandone le radici storiche proprio nelle opere della collezione”.
La serie di performance sono infatti “illuminate” dalla nota struttura al neon progettata per la Triennale di Milano del 1951 da Lucio Fontana, artista he ha segnato un punto fondamentale nel riconoscimento del valore artistico del gesto, nell'anno del 50º anniversario della sua morte.
La performance con cui prende avvio il prima serie è To play the Flute dell'artista, performer e coreografa italoamericana Simona Forti, che da oltre cinquant'anni e una delle figure principali di riferimento della danza postmoderna.
Il progetto sarà accompagnato da un ricco public program pensato per creare un contatto più diretto tra i contenuti del ciclo e un pubblico trasversale. (talk, conferenze, tavole rotonde, workshop, seminari, concerti, viste guidate).
“L'educazione all'arte è una questione fondamentale. Abbiamo rivolto grande attenzione agli aspetti formativi pensati soprattutto per i non addetti ai lavori e le persone che non frequentano quotidianamente questi luoghi – ci racconta Giovanna Furlanetto - Poiché sono convinta che l'arte è ciò che dà forma un pensiero, in un mondo così complesso come quello in cui viviamo oggi, ci piacerebbe riuscire a stimolare le persone ad attivare pensieri, a partire dal punto di vista degli artisti.
Dopo Milano, si sta già lavorando allo step successivo.
“La seconda tappa sarà diversa perché il format milanese è stato pensato per questo specifico contesto – spiega la curatrice Bruna Roccasalva - Le Furla Series prenderanno ogni volta un formato diverso a seconda del partner e allargando anche lo sguardo allo scenario internazionale”.
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