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Quando la cultura fa accoglienza

  • Pubblicato il: 17/06/2017 - 11:17
Autore/i: 
Rubrica: 
CULTURA E WELFARE
Articolo a cura di: 
Catterina Seia

Dalla qualità dell’accoglienza, dalla comprensione reciproca di mondi apparentemente lontani dipende l’esito dell’inclusione sociale di chi arriva nel nostro paese. In una società sempre più multiculturale, l’Associazione Articolo 10 parte attiva del Sistema di Protezione Richiedenti Asilo e Rifugiati (SPRAR),  ha varato un inedito percorso di formazione, che integra il progetto di accompagnamento e accoglienza previsto per le donne rifugiate che fanno richiesta di asilo in Italia. Presenta oggi, dopo averlo sperimentato, l’esito delle prime due edizione di “Percorsi”, finanziato dal Comune di Torino nell’ambito del progetto SPRAR, che ha interessato ventiquattro donne provenienti da sette paesi: Nigeria, Costa d’Avorio, Cina, Gabon, Congo Brazaville, Camerun, Burundi, Repubblica Democratica del Congo e Moldavia. Un progetto pilota che propone il coinvolgimento delle istituzioni culturali come luoghi fondamentali per l’inclusione sociale. Oltre ai servizi del territorio, sono coinvolti l’Opera Barolo e la Fondazione Medicina a Misura di Donna e diversi musei torinesi in un progetto di reciproco apprendimento rispetto al fenomeno migratorio, che non è più emergenziale bensì strutturale: oltre a Palazzo Barolo, sono stati coinvolti Museo Nazionale del Risorgimento, Museo Diffuso della Resistenza, Palazzo Madama, Museo Egizio.
Rubrica di ricerca in collaborazione con Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo.
 


Fuggono da città cresciute male, senza memoria, straniere a loro stesse;
da carreggiate piene di buche su cui sfrecciano i lucidi fuoristrada dei potenti;
 da case sgretolate da bombe e povertà.
 Da villaggi riarsi, circondati da pianure disseccate, dimenticate dagli dei,
pianure che hanno perduto memoria dell’ultima vera pioggia;
da memorie prosciugate di ogne latte;
da campi soffocati dalla polvere.
Senza Sponda, Marco Aime, 2016
 

Cathy, Rita, Florance e tante altre.  Persone,  sono alcune delle donne rifugiate individuate dall’Ufficio Stranieri del Comune di Torino per la proposta di accoglienza integrata dell’Associazione Articolo 10.
Fuggono da paesi in guerra, torturate, violentate, impaurite e disperate arrivano in Italia dopo un lungo e complesso viaggio, scampate alla morte, ma non al dolore e alla mercificazione. Sono portatrici di storie complesse e il disorientamento è leggibile nei loro occhi tanto quanto la bellezza e il desiderio di ricominciare una nuova vita. Ma debbono ricostruire un alfabeto emotivo, comprendere il paese che le accoglie per rispettarlo. Dalla qualità dell’esperienza di accoglienza dipende il recupero dai traumi e il loro inserimento sociale successivo”. Ne parla Barbara Spezini, educatrice con esperienza decennale verso donne e minori vulnerabili straniere, Responsabile dell’attività sociale dell’associazione nata a dicembre 2013 che ha un accordo quadro con il Comune di Torino per l’affidamento di servizi di “accoglienza integrata” destinati a richiedenti asilo e titolari di protezione internazionale o umanitaria concernente azioni di socializzazione, sensibilizzazione e alfabetizzazione.
 
Un’esperienza fatta di incontri con donne trasformate in “merce” da trafficanti senza scrupoli, private della loro identità da una brutale violenza sfociata in una forzata fuga da ciò che a loro è più caro: la famiglia e il loro paese, “il luogo nel quale le loro abilità erano riconosciute, abilità che non possono esprimere perché, qui, non sono “utili””. L’inedito progetto “Percorsi” avviato da Articolo 10 “vuole rompere questo stato, proponendo un cammino di senso, di “de-mercificazione” che permetta loro di tornare a riconoscersi semplicemente donne, con la dignità a cui ha diritto ogni essere umano” afferma Spezini. Questo il punto di partenza della metodologia proposta: in questo contesto di recupero della dignità il progetto propone un percorso formativo dove le nozioni (salute, servizi e lingua italiana) si innestano in incontri con i Musei, l’identità del nostro territorio, “per sollecitare la tendenza naturale di ogni essere umano, la curiosità, volta ad innescare il desiderio di scoprire la realtà che le accoglie e di apprendere come interagire con essa. La cultura e quindi le visite ai musei sono il cuore di questo metodo, che intende muovere emozioni, generare incontro con l’identità del paese che le accoglie per costruire nuovi significati anche grazie ai loro contributi, alle loro domande, alle loro curiosità. I musei diventano luogo di incontro e di dialogo tra cittadini italiani e donne rifugiate che, con l’ausilio di mediatori culturali, possono esprimere curiosità, ambizioni e possibilità”.
 
La prima edizione di “Percorsi” è stata avviata a ottobre scorso, con cadenza di due lezioni a settimana, per un totale di 19 incontri e tre visite ai musei. La seconda edizione, con un totale di 19 incontri e 5 viste ai musei, si è conclusa a maggio 2017.
 
Tre i moduli: salute, accesso ai servizi e cittadinanza e cultura. Il Modulo “Salute” prevede sei incontri (il S.S.N., il corpo umano, i farmaci, l’igiene personale e l’alimentazione, l’apparato genitale femminile e la ginecologia). Gli incontri relativi alla salute femminile sono stati svolti all’Ospedale S. Anna (luogo delle diversità, con oltre 7000 parti l’anno da genitori provienti da 85 Paesi) in collaborazione con la Fondazione Medicina a Misura di Donna e il Dipartimento Universitario di Ginecologia ed Ostetricia sotto la guida della Prof.ssa Chiara Benedetto. Inoltre sono state svolte due attività di role playing sulla gestione della relazione con un operatore sanitario e un medico.
Il secondo modulo, “Accesso ai servizi”, consta di quattro incontri in aula (trasporto pubblico, banca/posta, ricerca formazione e ricerca lavoro), due esperienze pratiche (un tour per conoscere i servizi della città e una prova finale attiva svolta nella città) e due simulazioni con il metodo del role playing (approccio con il controllore del trasporto pubblico e colloquio di lavoro).
In ultimo, il modulo “Cittadinanza e cultura” nel quale si è parlato di Diritti e Doveri e delle procedure di immigrazione con il supporto di Berthin Nzonza, Presidente dell’Associazione Mosaico, rifugiato e oggi cittadino italiano. Quattro le visite ai musei partner del progetto che hanno organizzato programmi dedicati, in orario di apertura al pubblico, con il supporto degli educatori e dei volontari dell’Associazione Articolo 10. . Palazzo Barolo, Museo Nazionale del Risorgimento, Museo Diffuso della Resistenza, Palazzo Madama e Museo Egizio hanno sviluppato un percorso di narrazione sull’identità del territorio, sulla lunga strada per raggiungere e tutelare la democrazia dopo lotte e vittime, sul rispetto delle altre culture, sulla capacità di accoglienza e cura. Diceva la Marchesa Giulia di Barolo, mutuando un pensiero di Giuseppe Bencivenni Pelli, direttore degli Uffizi nel 1757: “Avvicinate le persone alla bellezza, affinchè sappiano specchiarsi, riconoscersi e riprodurla nella vita”. Tutte le donne sono fornite di dell’Abbonamento Torino Musei.
 
Dagli esiti positivi per le partecipanti, per gli educatori e di reciproco apprendimento per ogni partner del progetto, “Percorsi” si propone come un progetto pilota di inclusione sociale di ispirazione, innovativo nel metodo e proseguirà in autunno con nuove edizioni.
 
 
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