Le Fondazioni di Comunità: le case della filantropia dove la Cultura può trovare un’opportunità
Con il Rapporto Annuale delle Fondazioni 2013-2014, abbiamo dato una prima introduzione al tema delle Fondazioni di Comunità (FC): istituzioni nate dal progetto Cariplo del 1997, volte alla diffusione del modello dei community trustee di stampo anglosassone in Lombardia, ma che si sono poi estese a tutta Italia per iniziativa di altri enti locali. Istituzioni che permettono l’incontro fra donatori e organizzazioni del Terzo settore, dove anche la Cultura può trovare un’opportunità, ad oggi inesplorata
Milano. Le Fondazioni di Comunità sono le «case della filantropia», ovvero luoghi dove i donatori privati possono elargire le proprie liberalità a favore delle organizzazioni non profit. Come? Creando fondi specifici oppure affidandosi allo staff delle FC, formato per dare consulenza sulle realtà sociali più interessanti sulle quali investire e capace di gestire la burocrazia relativa, individuare le possibilità di applicazione di sgravi fiscali e detrazioni di varia natura. Un vantaggio biunivoco per donatori e beneficiari. Anche le realtà non profit, possono trovare nelle FC un’ infrastruttura che mette a disposizione consulenza nella formulazione di progetti, un luogo per individuare iniziative, le partnership e quindi le risorse per la realizzazione di programmi di intervento verso la società civile.
Come sottolinea Lorenzo Bandera, ricercatore di Percorsi di Secondo Welfare: «La filantropia, infatti, possiede anche una dimensione comunitaria capace di coinvolgere un ampio spettro di attori –individuali o collettivi- appartenenti a diversi segmenti della società, ma uniti dal perseguimento del medesimo scopo: sviluppare il benessere nell’ambiente in cui vivono la propria esistenza. Una delle migliori e più attuali espressioni di questo livello della filantropia è costituito dalle Fondazioni di Comunità. Queste realtà mirano alla democratizzazione della filantropia e alla promozione di una cultura favorevole del dono, tale da permettere di andare oltre un modello socio-culturale che attualmente limita la possibilità e l’opportunità di donare[1]».
Anche per le FC lo strumento di base è il bando, ma nella formulazione di «bando a raccolta»: l’aggiudicazione si ottiene a condizione che gli applicanti dimostrino di sapere raccogliere sul territorio la metà dei fondi necessari alla realizzazione del progetto. Si tratta della logica del grant matching, che stimola le non profit ad assumere un atteggiamento proattivo, ad attivarsi in prima linea per farsi conoscere nelle comunità dove operano, stimolando la cultura del dono, supportata dal patrocinio della FC di riferimento. Si tratta a tutti gli effetti di uno scambio poiché la stessa FC beneficia delle iniziative delle organizzazioni non profit allargando la sua platea di potenziali donatori.
Possiamo quindi sintetizzare:
- Le FC offrono vantaggi dal punto di vista fiscale, poiché si assumono tutti gli oneri e obblighi per conto del donatore, gestendo le detrazioni.
- Le FC garantiscono e certificano l’affidabilità delle realtà beneficiarie, agevolando il donatore che non abbia diretta conoscenza delle organizzazioni non profit.
- Le FC permettono al donatore in ogni momento di cambiare la modalità sia l’oggetto della donazione, in virtù di cambiamenti che il mondo del non profit vive per adattarsi ai bisogni della società civile.
- Le FC permettono alle organizzazioni non profit di entrare in contatto con donatori locali, vicini alle proprie comunità di riferimento, ampliando la rete delle conoscenze e dei sostenitori.
«Le FC sono il centro di competenza per la cultura e la consulenza sul dono. La potenzialità del suo ruolo sociale è quella di essere effettivamente attivatore di solidarietà e coesione sociale, attraverso anche la pratica della relazione di prossimità e fiducia». Così dichiara Bernardino Casadei, fra i promotori del progetto Cariplo sulle Fondazioni di Comunità. «Quello che osserviamo infatti è che le FC sono più efficaci, quanto più tessono relazioni inter-personali, lontane da logiche di puro marketing promozionale, anche favorendo modalità di crowdfunding, modalità che le fondazioni di comunità hanno sperimentato sin dalla loro costituzione nel 1997[2]».
Le FC ricevono sia lasciti testamentati che implicano anche acquisizioni immobiliari, che erogazioni economiche che possono o rientrare nel patrimonio oppure nella sezione corrente. Il fondo che costituisce il patrimonio della Fondazione non viene speso ma investito, attraverso operazioni finanziarie che garantiscono un rendimento a rischio controllato, per produrre maggiori utili da reinvestire nelle attività filantropiche. L’attività corrente è generalmente votata a finanziare progetti a breve periodo.
Dall’indagine fra il 2013-2014, le FC sono aumentate da 32 a 34, grazie alla nascita della Fondazione di Comunità San Gennaro a Napoli e Fondazione di Comunità della Val di Noto.
Da Fondazione Cariplo
Province di Lecco Onlus, Comasca Onlus, Mantova Onlus, Novarese Onlus, Bergamasca Onlus, Monza e Brianza Onlus, Cremona Onlus, Varesotto Onlus, Bresciana Onlus, Pavia Onlus, Lodi Onlus, Ticino Olona, Verbano Cusio Ossola (con Compagnia di S. Paolo), Nord Milano
“Pro Valtellina”– Sondrio
Da Fondazione di Venezia
Santo Stefano, Clodiense, Terra d'Acqua
Riviera-Miranese
Da Compagnia di S. Paolo
Riviera dei Fiori onlus, Verbano Cusio Ossola (con Fondazione Cariplo), Valle d'Aosta onlus, Mirafiori Onlus
Da Fondazione con il Sud
Salernitana onlus, Centro Storico di Napoli, Messina, Fondazione di Comunità Val di Noto, Fondazione di Comunità di San Gennaro
Da imprese
Fondazione Monnalisa Onlus (Arezzo), Cassa rurale di Treviglio (Bergamo)
Da Enti Pubblici
Comunità Vicentina per la Qualità della Vita Onlus, Sinistra Piave onlus, Territorio di Cerea Onlus
Da altri soggetti
Comunità Veronese, Ponente Savonese onlus
15 sono le FC nate per iniziativa della Fondazione Cariplo dal 1998, 11 su iniziativa di altre Fondazioni italiane (2 Compagnia di San Paolo, 4 Fondazione Venezia, 5 Fondazione CON IL SUD), 3 per iniziativa di enti pubblici, 2 da enti locali liguri, 2 per iniziativa di imprese private e 1 dalla società civile.
La composizione delle FC è davvero variegata, ma la distribuzione valorizza la Lombardia e il Nord in generale, a scapito di altre regioni come ill Centro-Sud, dove l’addensamento delle FC risulta più rarefatto se non assente.
Ad ovviare questa problematica territoriale, è nata da poco la Fondazione Italia per il dono che a differenza delle altre FC, non ha vincoli territoriali, ma lavora in una dimensione nazionale, creando fondi e bandi a cui possono applicare organizzazioni da tutta Italia. La Cultura ha ottime prospettive con le FC, come dichiara il Presidente Stefano Zamagni: «Nel campo culturale non siamo molto conosciuti. Diversamente il settore sociale è più consapevole delle opportunità che il Comitato offre. Dovrebbe diffondersi l’informazione che nel caso un potenziale donatore voglia sostenere la cultura, tramite il Comitato, ottiene garanzie di specchiata trasparenza ed efficacia della sua generosità, considerato che la Presidenza della Repubblica e la Prefettura siedono nel Board dei consiglieri. Dall’altra dovrebbe passare il messaggio verso i filantropi privati, che in Italia è una mistificazione pensare che solo attraverso la pressione fiscale si possa garantire la presenza di fondi per la cultura. Il rilancio della cultura passa anche per dono. Sono posti di lavoro per ottenere il bene comune. Il fenomeno del crowdfunding dimostra che i fondi e la volontà ci sono. Quello che manca è un'operazione fiducia[3]».
Fra le linee di intervento che generalmente riguardano i servizi alla persona, l’inclusione sociale, l’innovazione e sviluppo, la sanità, molto presente è anche la Cultura. Per ora non sono ancora disponibili dati aggregati che sottolineino quanto il settore incida percentualmente nelle attività erogative delle FC.
Possiamo citare a titolo di esempio alcuni casi estratti dai bilanci di esercizio, peraltro non sempre tutti regolarmente pubblicati sui siti delle Fondazioni.
La Fondazione della Comunità bresciana onlus ha erogato per l’anno 2013, 273.500 Euro via bando per 36 iniziative culturali su 89 candidate, ai quali vanno aggiunti 300.000 Euro per tutela e valorizzazione del Patrimonio Artistico e Storico (22 progetti su 46 candidature).
Per la Fondazione Comunitaria Nord di Milano, i progetti conclusi per il 2013 sono stati 82 per un totale erogato di 740.410 Euro. Come ambito “attività culturali per la coesione sociale ed educazione ambientale” sono stati erogati 216.400 Euro, per 24 progetti.
La Cultura può giocare la sua parte in questo sistema filantropico. In prima istanza incontrando le FC di competenza territoriale e proponendosi per costruire dei percorsi comuni, valorizzando le iniziative per i territori e studiando fondi specifici o bandi che si aprano anche ad altre tematiche oltre la valorizzazione e restauro, come l’inclusione sociale attraverso la cultura o il recupero di aree urbane attraverso la rigenerazione culturale. A tutti gli effetti siamo di fronte a un nuovo interlocutore, che in una logica di azione strategica multi-stakeholder non può essere lasciato da parte.
Inoltre la sfida del grant matching, ovvero del bando a raccolta, stimola un atteggiamento strategico anche per le organizzazioni del Terzo settore e dunque culturali, aiutando a rapportarsi con le proprie comunità di riferimento ed entrando in contatto con i donatori non solo per singoli progetti, ma in un percorso di affiancamento.
Un insegnamento grande proviene dalla stessa parola «filantropia», che è etimologicamente «amore per il prossimo», ovvero amore per le comunità, amore per il bene comune capace di generare impatti positivi per tutti. Su questo fronte bisogna trovare la chiave giusta per il reciproco ascolto. In uno scenario dove in una media annuale gli italiani donano 116 euro a fronte dei 756 dollari degli americani (fonte Vita), c’è un alto potenziale sul quale agire.
Come dichiarava Zamagni, la seconda parola chiave è la “fiducia”, il patto che si instaura fra gli attori operanti su uno stesso campo. Su questa via, c’è moltissimo da fare, come afferma dalle colonne di Vita: “Dobbiamo far tornare la fiducia e togliere paura, che paralizza tanti potenziali donatori, altrimenti vedremo in futuro una lenta ma inesorabile erosione delle risorse donate”[4].
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BIBLIOGRAFIA: http://www.assifero.org/A_categorie_2_notizie.php?IDCategoria=21
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[1] Lorenzo Bandera, Le Fondazioni di Comunità: una nuova declinazione della filantropia, Cap.V, p.147, da “Primo Rapporto sul secondo welfare in Italia-2013”, 2WEL, Percorsi di Secondo Welfare, Centro Einaudi, Milano
[2] http://www.ilgiornaledellefondazioni.com/content/parola-bernardino-casadei
[3] http://www.ilgiornaledellefondazioni.com/content/la-cultura-del-dono-nel...
[4] Stefano Zamagni, “Gli italiani tirchi?No, da noi manca la fiducia. Vi spiego perché”, Vita, Aprile 2015, p.39