Un ultimo saluto a Paolo Rosa, uomo e artista visionario
La camera ardente e la cerimonia laica in suo onore si terranno domani 27 agosto, presso la Fabbrica del Vapore, via Procaccini 4, a Milano, dalle ore 17 alle ore 24.
Lo ricordiamo con il testo sull'idea di Stazione Creativa, che conclude il suo ultimo libro.
L'Arte fuori di sé - Un manifesto per l'età post-tecnologica:
«A Milano il calo di attrattiva che registra l'offerta culturale e di intrattenimento investe soprattutto il pubblico che ha interessi nell'area culturale, in particolare il più giovane che è più sensibile ai linguaggi espressivi della contemporaneità e vive il tessuto urbano come scenario per attivare esperienze di convivialità e condivisione di significati.
L'offerta cittadina non viene considerata in linea con quanto accade nelle principali capitali europee (basti pensare a Berlino, ma anche Barcellona, Francoforte, Amsterdam, Monaco di Baviera...). Questa tendenza mina il cosiddetto soft power culturale: una risorsa intangibile che passa non solo attraverso la capacità di un territorio di valorizzare e comunicare le proprie specificità, ma anche di intercettare le traiettorie dei migliori talenti creativi. Il pubblico giovane è definibile anche attraverso i rappresentanti della cosiddetta classe creativa,composta da giovani professionisti del design, della pubblicità, delle arti e dello spettacolo, come del settore scientifico, dell’informatica, dell’istruzione superiore e della finanza.
Oggi per attrarre questo pubblico esigente, come l'esempio di Berlino insegna, si rende necessario l'apporto di uno spazio ibrido, sul modello delle stazioni creative polivalenti, capaci di offrire esperienze diverse in momenti diversi della giornata. Spazi di transito che organizzano momenti di socialità e convivialità attraverso la produzione di significati, di aggregazione e intrattenimento attraverso la musica e i linguaggi delle arti visive e performative. Spazi che siano anche fucine di progetti e acceleratori di cultura, che mettano i giovani talenti creativi nella migliore situazione per lavorare a progetti concreti gettando basi concrete per il proprio futuro professionale. Uno spazio di iniziativa non codificata, aperta alla sperimentazione spontanea e alla selezione dei talenti migliori su base meritocratica.
A Milano, storica ribalta del panorama nazionale, anche la scena per l’aggregazione e l’intrattenimento serale e notturno non si è evoluta, né si è adattata ai cambiamenti sociali. Per quanto apparentemente ricca, la sua offerta è datata e incapace di attrarre il pubblico più giovane e quindi esigente e informato, non reggendo il confronto con la scena internazionale. Ecco perché è necessario e urgente attivare luoghi di convergenza e di confronto capaci di essere produttivi, di generare valori in grado di affrontare la crisi più generale di questo momento storico, di valorizzare i talenti e le qualità. Occorrono luoghi in grado di generare valore attraverso differenze collaborative, capaci cioè di mettersi in rete, di orchestrarsi in un sistema di Stazioni Creative che irradi la città e la accenda dal centro alle periferie.
Cosa è una stazione creativa
L’idea è quella di attivare presso la Fabbrica del Vapore un esempio paradigmatico distazione creativa.
Un esempio riproducibile, seppur nelle diverse modalità, in altri luoghi di Milano e della provincia, così da formare un sistema di centri operativi, che favoriscano quella cultura che si esprime tra i confini disciplinari e comportamentali, in grado di generare nuove forme di creatività a forte valore etico e sociale.
La stazione creativa è un luogo nello stesso tempo permanente e di passaggio, luogo dove la gente si ritrova per andare in molteplici direzioni, luogo di arrivo e di partenza, luogo d’incontri e oggi sempre più centro polivalente di scambi, talvolta di eventi, esposizioni, manifestazioni, luogo vitale per il funzionamento dell’intero sistema paese. Se il luogo è la stazione, l’iniziativa è come il treno: arriva e va. Lascia un seme che sarà compito della comunità locale far germogliare. Si tratta di organizzare non singoli eventi ma una seminagione, distinguendosi così anche dalla cultura dell’effimero.
Le stazioni creative sarebbero dunque quei luoghi che alimentano, aggregano, gestiscono e distribuiscono la mobilità delle idee e dei progetti creativi.
Le stazioni creative sono spazi già esistenti in forma embrionale o da realizzare come spazi in cui coniugare cultura sperimentale, d’impresa e comportamentale.La funzione di una stazione creativa è riconoscere, raccogliere e moltiplicare le forme di creatività presenti sul territorio, ma non adeguatamente valorizzate. Queste stazioni sono altro da un centro sociale, da un museo d’arte contemporanea, da un circolo ricreativo, anche se possono ispirarsi a queste esperienze in molti modi.
Sono spazi in progress, non sacrali ma da reinventare. Spazi elastici, laboratori per far vivere le opere e non per museificarle. Spazi da manomettere e dove far vivere positivamente l’idea di “provvisorietà” espressiva, dove si possono montare e smontare scene, set, allestimenti. Spazi dove ospitare le più varie manifestazioni, le più diverse discipline, ma anche dove attrarre il mondo dell’impresa, pretendendo il meglio della sua cultura. Spazi di formazione diretta, basata sul fare e sullo scambio di energie:osservare qualcuno in attività a volte è più efficace che assistere a lezioni scolastiche o a corsi di formazione. Spazi di convivialità, dove potersi relazionare, dove poter discutere e dialogare attraverso tutti i sensi.
La connessione delle stazioni creative genera un circuito speciale per tutte le forme espressive, che può anche prefigurare un sistema produttivo, basato su forme semplici di finanziamento. Un circuito che sa governare una propria economia non necessariamente dipendente da finanziamenti pubblici, che sa sollecitare il volontariato ed è capace di coinvolgere la cultura d’impresa limitrofa, offrendo in cambio un valore territoriale forte e spendibile, oltre che stringendo un’alleanza di reciproca utilità.
Le stazioni creative possono diventare dei laboratori di progettazione del futuro a cui dovrebbero partecipare tutte le componenti professionali e sociali, a partire soprattutto dai giovani che quel futuro dovranno gestire».