Credito all’arte
Bergamo. Sin dalla sua istituzione, nel luglio 1988, la Fondazione Credito Bergamasco si è impegnata in un denso programma di sostegno all’arte e alla cultura del territorio (la sua stessa costituzione avvenne in occasione del restauro dell’ex convento delle Dimesse e Servite, poi sede della GAMeC), ma una fra le sue iniziative più care al pubblico è il ciclo di esposizioni delle grandi opere restaurate grazie alla Fondazione, esposte nella sede di Largo Porta Nuova prima di essere restituite ai luoghi di appartenenza.
Come sottolinea il segretario generale Angelo Piazzoli, «negli ultimi anni la Fondazione ha messo in sicurezza molti capolavori bisognosi di cure, presentati a un pubblico di appassionati che è diventato sempre più numeroso. Credo fermamente che la formula di ospitare l’opera restaurata prima di farla tornare nel suo luogo d’origine ottenga successo perché nasce innanzitutto come operazione di servizio alla collettività, la quale risponde con crescente entusiasmo». Dopo la «Trinità che incorona la Vergine» di Giovan Battista Moroni nel 2008, tre dipinti di Lorenzo Lotto restaurati nel 2010 e poi esposti alle Scuderie del Quirinale, e altre due opere di Lotto e una di Moretto recuperate nel 2011, dal 5 al 20 maggio vanno in scena gli ultimi tre interventi: la grande pala della «Madonna in gloria e santi» eseguita nel 1542 da Lorenzo Lotto per «li homini de Sedrina, mercanti de vin su la Riva del Ferro, bergamaschi», conservata nella Parrocchiale di Sedrina, dove tornerà. Restaurato da Minerva Tramonti Maggi sotto la direzione della Soprintendenza milanese, il grandioso dipinto ha ritrovato tutta la sua splendente ricchezza cromatica, al pari della grande tavola dell’«Assunzione della Vergine» del raro Gerolamo Figino, allievo di Francesco Melzi, a sua volta allievo di Leonardo. L’opera, restaurata da Alberto Sangalli, appartiene alla collezione della Fondazione stessa, mentre i disegni preparatori sono custoditi all’Ambrosiana a Milano. Se questi due dipinti sono pronti a tornare «a casa», la mostra presenta, in una scenografia ideata per l’occasione, anche un restauro ancora in corso: quello, anch’esso condotto da Minerva Maggi, della gigantesca «Ultima Cena» del fiorentino Alessandro Allori (7,5 metri di base). Consegnato nel 1582 al refettorio del monastero di Astino presso Bergamo, il dipinto fu trasferito in città, in Palazzo della Ragione, dopo le soppressioni napoleoniche e lì fu dimenticato. La pulitura di un primo campione dell’opera, offuscata da una sporcizia secolare, ha già dato risultati stupefacenti e la presentazione del dipinto restaurato, nel prossimo ottobre, costituirà un ritrovamento di grandissimo valore.
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