Vita precaria, arte vitale
Bilbao. Uno sguardo singolare all’arte e alla sua storia, attraverso l’accostamento tra pittura barocca e arte contemporanea, è il filo conduttore della mostra «Barocco esuberante: da Cattelan a Zurbarán» in scena al Guggenheim Bilbao fino al 6 ottobre. La curatrice Bice Curiger ha scelto un centinaio di opere, provenienti da musei, gallerie e collezioni private, selezionate senza analogie formali ed esposte in ordine non cronologico, come evidenzia il sottotitolo “rovesciato” della mostra. La proposta curatoriale mette a confronto gli impulsi esuberanti dell’arte contemporanea con i grandi temi popolari del barocco, invitando il visitatore a comprendere i nessi concettuali tra opere appartenenti a linguaggi artistici diversi e lontani nel tempo. La mostra evita gli stereotipi formali sul barocco per basarsi sulla vitalità precaria rappresentata nell'arte, in altre parole la fragile condizione umana, vissuta, perduta, riscoperta e minacciata dalla morte.
Le ariose sale a forma di conchiglia del terzo piano del museo progettato da Frank Gehry svolgono un ruolo primario nella visita. L’allestimento richiama le tecniche del montaggio cinematografico, l’illuminazione è eccellente, le opere beneficiano di ampio spazio. I dipinti del barocco sono quasi tutti di dimensioni medio-piccole; la produzione contemporanea, invece, è quasi tutta in grande formato, una babele di tecniche e materiali, anche nella stessa opera.
La prima sala è dedicata al barocco pastorale. Il repertorio di scene comiche e grottesche, pervase dalla tentazione carnale, si mescola a immagini di povertà, violenza, sporcizia. Il confine tra divertimento eccessivo e indecenza sfrenata è labile, la lezione morale dei pittori è indirizzata alla classe dominante dell’epoca. Tele di pittori come Jan Steen, José de Ribera e Adriaen Brouwer convivono con le fotografie di Juergen Teller (Paradis XII, 2009), Boris Mikhalov e Dana Schutz.
Nella sala dedicata alla mitologia, opere che si rifanno alla virilità classica (Francisco de Zurbarán) si alternano a storie sessualmente violente, popolari in quell’epoca, come «Susanna e i vecchi», del pittore veneziano del VXIII secolo Francesco Capella. La produzione contemporanea, da Gleen Brown a Christiaen Van Couwenbergh, a Urs Fischer, si muove tra la rappresentazione artistica delle relazioni sessuali e la fragilità dell’esistenza, come negli effimeri cani impagliati che osservano un pulcino di Cattelan (Untitled, 2007).
Il gusto barocco per l’anomalo e il deforme, in opposizione all’armonia classica, è il tema della sala dedicata al grottesco e al burlesco. L’esagerazione e la bizzarria consentono agli artisti di rappresentare i moti dell’animo più depravati attraverso i i gesti del corpo. I quadri di Faustino Bocchi e Bartolomeo Passerotti, condividono lo spazio con la video istallazione di Lizzie Fitch (Temp stop, 2009-2010), mentre la lasciva lingua di un toro bianco dipinta da Simon Vouet (Il ratto d’Europa, 1640) è mostrato in prossimità dell’istallazione di Urs Fischer (Noisette, 2009), nella quale un’irriverente lingua meccanica esce da un buco nel muro vuoto all’avvicinarsi del visitatore.
La pittura di Caravaggio e la sua vasta influenza in Europa sono protagonisti nella sala dedicata alla religione e all’oscurità. Il realismo ispirato dall’arte caravaggesca della luce si ritrova nei dipinti di Dirk Van Baburen e José de Ribera, nelle tetre visioni notturne popolate da figure spettrali di Alessandro Magnasco, nelle fantasmagoriche architetture di Monsù Desiderio. Contrappunto contemporaneo in questa sezione è un dipinto di Gleen Brown raffigurante una gigantesca testa di cavallo dipinta con grandi pennellate di colori psichedelici, e una scultura di ferro di Oscar Tuazon, elaborata a partire dalle dimensioni abitative minime imposte dalla legge negli Stati Uniti.
L’ultima sala è dedicata alla vanitas, genere molto popolare durante il barocco. Ritratti, dipinti allegorici e nature morte, ci ricordano il decadere nella nostra vera e ultima ora. I quadri di Jacob van Ruisdel e David de Coninck sono messi a confronto con le tele iperrealiste di Marylin Minter o con la video istallazione di Diana Thater dedicata a Chernobyl, che induce a riflettere sull’eccesso e sulla crudezza della realtà, attraverso immagini disturbanti e deliziose nella stessa misura.
Il percorso di visita si completa con un’area didattica, spazio al quale il Guggenheim Bilbao dedica sempre molta attenzione, dove una compilazione di musica barocca selezionata dallo storico dell’arte Michael Glassmeier può essere ascoltata in alternanza con le composizioni contemporanee del musicista Frieder Butzmann. I visitatori possono colmare le parole mancanti in un gioco immaginario che mette in connessione i contenuti della mostra con le sue parole chiave: vitalità, eccesso, senso/sensualità, catastrofe, emozioni, divertimento, teatralità, illusione.
La mostra «Barocco esuberante» è coprodotta insieme alla Kunsthaus di Zurigo.
da Il Giornale dell'Arte, edizione online, 18 luglio 2013