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Visita guidata virtuale tra i tesori della Fondazione Brescia Musei grazie a Google Arts & Culture

  • Pubblicato il: 15/01/2018 - 00:01
Rubrica: 
MUSEO QUO VADIS?
Articolo a cura di: 
Benedetta Bodo di Albaretto

Dal 5 dicembre 2017 la Fondazione Brescia Musei è entrata a far parte di Google Arts & Culture, un innovativo servizio online che permette agli utenti di esplorare le collezioni d'arte, i reperti archeologici e tutto ciò che conservano ed espongono musei, archivi e organizzazioni che collaborano al progetto, senza muoversi dalla propria scrivania.
Rubrica di ricerca in collaborazione con il Museo Marino Marini

Si tratta di una collaborazione fondamentale per il futuro coinvolgimento di nuovo pubblico - a livello mondiale - all’interno della realtà regionale sostenuta e promossa dalla Fondazione Brescia Musei, ed un nuovo fiore all’occhiello per il Google Cultural Institute, che vanta già numerose “acquisizioni” a livello nazionale.
Un concorso di intenti che è stato presentato presso il Parlamento Europeo appena un mese fa, in occasione dell’iniziativa «An Immersive Journey through European Arts & Culture», una giornata durante la quale Google ha mostrato le proprie innovazioni tecnologiche applicate all’arte e alla cultura, a favore della promozione delle istituzioni culturali di tutto il mondo.
Un traguardo importante per la fondazione bresciana, dal momento che i musei di Brescia sono stati gli unici istituti italiani ad essere stati invitati e coinvolti nell’iniziativa.
 
La Fondazione, nata come società per azioni nel 2003, ha cambiato forma dieci anni fa per dare continuità e fiducia alla partnership tra pubblico e privato sperimentata con successo negli anni precedenti, che ha consentito la progressiva valorizzazione di Brescia come città d’arte, attraverso un sempre attento programma culturale.
 
Oggi la Fondazione gestisce un sistema museale articolato, che comprende non solo il Museo di Santa Giulia - sito UNESCO dal 2011 – ma anche il Parco Archeologico di Brescia romana, il più esteso dei parchi urbani del nord Italia, la Pinacoteca Tosio Martinengo, la cui riapertura è prevista per marzo del 2018, il Castello di Brescia con il Museo delle Armi Luigi Marzoli ed infine la sala cinematografica e multimediale Nuovo Eden, cuore di un progetto di riqualificazione urbana nel quartiere del Carmine.
 
Tra le opere più significative selezionate dal team della Fondazione perché possano essere navigabili nella pinacoteca digitale di Google, si possono ammirare 300 capolavori conservati nel Museo di Santa Giulia, come la Vittoria alata e la Croce di Desiderio, passando per gli affreschi del Santuario repubblicano all’interno del parco archeologico, e non dimenticando l’importante collezione di armi e armature antiche del Museo delle Armi Luigi Marzoli, fra cui la rotella da pompa, scudo da parata siglato e datata 1563. Parallelamente alle mostre virtuali, è ovviamente possibile visitare i contesti monumentali come il Parco archeologico di Brescia romana oppure il Castello di Brescia con il Museo delle Armi Luigi Marzoli, grazie alla tecnologia di Google Street View, che permette un tour virtuale a 360 gradi.
 
Un’iniziativa significativa ed al passo con i tempi, anche museali, che vanno via modernizzandosi per permettere a chiunque, ai quattro angoli del globo ed in qualsiasi momento, di conoscere i musei e le collezioni civiche più prestigiose del mondo.
Un ulteriore passo avanti sulla via della promozione culturale e turistica di Brescia, di cui abbiamo parlato con il direttore della Fondazione, il dottor Luigi Di Corato.
 
La presentazione di inizio dicembre al Parlamento Europeo ha reso nota a livello internazionale la vostra collaborazione con il Google Cultural Institute, che porterà i Musei Bresciani in tutto il mondo tramite tour virtuale. Può raccontarmi come si è concretizzata questa collaborazione, se l'iniziativa è stata opera della Fondazione bresciana, oppure è stata la Google Cultural Institute a coinvolgervi nel progetto?
La collaborazione in realtà viene “da lontano”, dal momento che avevo già lavorato con Google due anni fa, quando ero ancora direttore generale della Fondazione Musei senesi.  All'epoca siamo stati tra i primi in Italia – i terzi per l'esattezza - a proporre le riprese di una galleria da inserire in Google Art Project. Una bellissima esperienza, anche perchè per i piccoli musei senesi avere accesso alla visibilità garantita da Google a livello internazionale è stato molto rilevante, nell’ottica di far conoscere il territorio.
Nel frattempo la Fondazione Google Cultural Institute, anima dei progetti culturali no profit di Google, è cresciuta molto, ed hanno realizzato una serie di feature per le istituzioni culturali sempre più all'avanguardia ed interessanti.
Grazie ad un assist di Luigi Morgano - parlamentare europeo, voce autorevole per i progetti culturali ed appassionato di tecnologia - che ci ha proposto in quanto realtà policentrica di interesse per la piattaforma, noi dei Musei bresciani siamo stati coinvolti nel progetto.
Devo dire che come Fondazione stiamo investendo molto in tecnologie, ed in effetti siamo un polo museale un po' atipico e per questo interessante per una realtà come Google, perchè rappresentiamo una sintesi su scala di medie dimensioni di quello che è il patrimonio culturale italiano, dal Parco archeologico alla Pinacoteca.
 
L'iniziativa quanto lavoro ha richiesto in termini di pianificazione, di riprese in alta definizione, di strategie comunicative?
Tutte le scelte a livello di contenuti, di strategie, che cosa comunicare del patrimonio sotto la gestione della Fondazione, sono state prese da noi, in totale autonomia. Questa è la grandezza di Google, che mette a disposizione una struttura e ti supporta nella condivisione e nell'ottimizzazione delle loro risorse. Abbiamo lavorato con il loro team per realizzare una serie di mostre virtuali, abbiamo realizzato la mappatura sistematica di tutti i nostri siti museali con street view – uno sforzo notevole – compreso il Castello e i suoi sotterranei, oltre al Parco archeologico e il Museo di Santa Giulia, lavorando con le bolle immersive a 360°, con i visori, i cardboard (ndr i Google cardboard sono strutture in cartone da montare, costano pochi euro e permettono – scaricando app su cellulare - di usare il proprio dispositivo  come un visore) e con tutta la tecnologia che un lavoro straordinario come questo rende accessibile.
Google ha quindi campionato tutti i siti, noi dal canto nostro abbiamo realizzato le gallery, impostando le mostre virtuali a partire dalle riprese fatte negli anni delle collezioni, aggiungendo le ricostruzioni 3D, i video e tutto il materiale prodotto per la comunicazione multicanale, frutto del lavoro fatto per dotarci di strumenti adeguati per la promozione della realtà bresciana.
 
Il progetto del Google Cultural Institute, una piattaforma mirata a condividere luoghi e collezioni di tutto il mondo con agilità e straordinaria capacità immersiva, ha portato alla definizione di questo nuovo tour virtuale attraverso le collezioni bresciane. Com'è stato costruito il percorso in questione?
Come dicevo, loro hanno eseguito la mappatura street view dei siti, noi le gallery. Ovviamente loro hanno a disposizione per le riprese una tecnologia molto avanzata che permette di immergersi davvero, nel dettaglio, negli ambienti ripresi. Abbiamo coniugato il lavoro fatto da loro con quello che abbiamo fatto noi negli anni, fondendo capacità di sintesi anche a livello di contenuti e di testi. Ad esempio, anche il progetto di Antonio Scuderi con ARTglass, che tra gli altri ha vinto un premio della commissione multimediale di Icom, è stato integrato nella piattaforma a noi dedicata su Google Art Project.
 
La collaborazione è da considerarsi conclusa, oppure in futuro si arricchirà di nuove riprese, magari coinvolgendo altri complessi e realtà del territorio, e quindi di nuove condivisioni?
La collaborazione continua, anche perchè a marzo aprirà la Pinacoteca Tosio Martinengo dopo una lunga ristrutturazione e ripristino, e sarà da mappare.
Inoltre ci piacerebbe lavorare insieme su una app ancora poco nota, ma su cui Google sta investendo molto e che stanno sviluppando adesso, che si chiama Expeditions, dedicata all'utilizzo della realtà virtuale nell'ambito del lavoro museale con le scuole.
 
Quali ricadute si auspica la Fondazione in termini di promozione delle collezioni del territorio?
Le ricadute saranno importanti soprattutto in termini di accessibilità dei contenuti, che al giorno d'oggi vuol dire andare oltre il livello fisico dell'esperienza individuale.
Oggi siamo chiamati a considerare un ventaglio più ampio di opzioni, si tratta di una condizione che il mondo in qualche modo ci ha imposto, dunque siamo felici di avere questa opportunità di renderci accessibili da chiunque nel mondo.
Ovvio che la realtà aumentata non sostituisce l'esperienza di relazione con le collezioni e i luoghi, è un concetto cui mi oppongo fortemente, non sono confronti da farsi.
La difficoltà per la Fondazione sarà monitorare l'incremento di visite, anche virtuali, delle collezioni, ma sappiamo che Google ci verrà in aiuto dandoci il supporto necessario.
Per noi è ovviamente fondamentale capire come misurare gli effetti di questa collaborazione, da un lato quello reputazionale, chiaramente più immediato e legato alla visibilità del progetto e di Google in quanto tale, seguito dall'aspetto legato al posizionamento, che riguarda la percezione della città di Brescia a livello di offerta culturale.
La nostra città è ancora troppo poco riconosciuta come polo culturale, la sua lunga storia industriale ha offuscato in parte la ricchezza del suo territorio, ma stiamo lavorando con attenzione per mantenere alti standard di qualità e restituirle il ruolo che le spetta.
 
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