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Viaggio in Italia. Sicilia, terza tappa

  • Pubblicato il: 05/08/2011 - 12:53
Autore/i: 
Rubrica: 
FONDAZIONI CIVILI
Articolo a cura di: 
Laura Barreca
Fondazione Brodbeck

Conversazione con Antonella Amorelli, coordinatrice di Riso, Museo d'Arte Contemporanea della Sicilia e Giovanni Iovane, curatore di SACS, per comprendere strategia e strumenti nella promozione della produzione creativa dell’isola.

SACS è una iniziativa nata all'interno di RISO, Museo d'Arte Contemporanea della Sicilia per sostenere e promuovere gli artisti siciliani. Pensate che in un territorio geograficamente lontano dal circuito dell'arte contemporanea sia necessario affiancare le istituzioni alla carriera dei giovani artisti?
Geografia ed economia sono determinanti nell'attuale sistema dell'arte. Inoltre la distanza è parzialmente legata alle prospettive che sono sia un modo di vedere che un possibile sviluppo di potenzialità, in Sicilia, perennemente rimandate. La creazione di un archivio, dedicato agli artisti che vivono in Sicilia (Sacs), risponde, così, alla necessità di offrire uno spazio (prospetticamente visibile) all'esperienza artistica ma anche alla «carriere» - come affermi- degli artisti siciliani. L'archivio ha una sua base online e da circa un anno ha avviato una serie di manifestazioni espositive (a Palermo, Catania e Milano) che affiancano l'attività di documentazione alla concreta presentazione in luoghi differenti. Sacs si sta trasformando in una sorta di agenzia al servizio degli artisti; un servizio organico alla particolare struttura e strategia culturale di Riso. In altre parole, il Museo non è più come in passato un luogo votato all’autoreferenzialità. Non legittima malamente un artista del territorio con una lussuosa, dispendiosa e prospetticamente inutile mostra personale, ma lavora per rafforzare e sviluppare la propria identità e la sua capacità progettuale. Non a caso Riso è un museo regionale che funziona da catalizzatore culturale per l'arte contemporanea della Sicilia.

Con quali strumenti -e risorse economiche- opera SACS? Dal momento della sua apertura quali risultati concreti sono stati raggiunti?
SACS ha un suo budget all'interno di quello generale del Museo che come si può ben intuire non è molto alto. Dalla sua apertura, che risale a circa 3 anni fa (peraltro contestuale alla apertura di Riso), SACS ha creato un archivio online con documentazione riguardante circa 70 artisti. Sino ad ora gli artisti sono stati selezionati da Cristiana Perrella, Helga Marsala e da Giovanni Iovane. Accanto alla documentazione, e per il periodo che copre interamente questi tre anni, il Museo ha editato dei repertori che contengono una sinossi degli artisti presenti nell'archivio e una introduzione critica dei tre curatori che si sono succeduti all'interno di SACS. L'archivio online (insieme ovviamente a quello cartaceo) è stato oggetto di un programma annuale di visiting curators internazionali. Dallo scorso anno, inoltre sono state aperte delle gallerie SACS a Palermo (all'interno di Palazzo Riso), a Catania (negli spazi della Fondazione Brodbeck) e a Milano (all'interno del complesso di edifici denominato Frigoriferi Milanesi).
Sempre dallo scorso anno è stato avviato un programma di residenze d'artista (in Marocco, Turchia e Grecia, paesi coinvolti nelle Biennali del Mediterraneo organizzate da Riso).
Lo sviluppo dell'idea e della struttura dell'archivio, quest'anno, è stata «legata» al programma di visiting curators che si è svolto a fine giugno a Palermo. Sono stati invitati infatti 4 curatori internazionali, Patrizia Dander, Stefano Chiodi, Lorenzo Bruni e Raimundas Malasauskas insieme all'artista Mark Lewis non solo per verificare sul posto le potenzialità presenti nell'archivio (oltre a un ricco calendario di incontri con gli artisti) ma anche per riflettere e approfondire e probabilmente trasformare la struttura stessa dell'archivio. E questo è particolarmente significativo in un momento storico e culturale in cui ovunque si dibatte sulla necessità e sulle funzioni dell'archivio (che, come per la memoria, non deve solo ricordare ma soprattutto attualizzare).
Infine, è proprio a partire dalla trasformazione dell'archivio SACS in un dispositivo funzionale che lo scorso anno è stato possibile organizzare a Palazzo Riso una mostra collettiva originata proprio dalla struttura dell'archivio e non da meccanismi di selezione critica arbitraria. Si trattava di PPS Paesaggio e popolo della Sicilia, una mostra affidata al tema del paesaggio e del popolo contemporanei della Sicilia e non ad una selezione meramente qualitativa (e dunque prospetticamente e singolarmente arbitraria) degli artisti presenti in SACS. E potrebbe essere rilevante, al riguardo, che durante il primo mese di lavoro intorno all'archivio SACS con i visiting curators, il tema del paesaggio sia stato individuato collettivamente anche come un elemento abbastanza ricorrente nell'esperienza artistica siciliana.

Qual è il rapporto instaurato con gli artisti siciliani e come si articolano le iniziative di promozione nazionale ed internazionale?
Le piccole mostre delle Gallerie SACS insieme agli eventi collaterali e periodici del museo (in gran parte ottimamente curati da Helga Marsala) e dell'archivio sono una buona occasione per approfondire rapporti e sviluppare collaborazioni. Inoltre la «posizione» dell'archivio, come strumento abbastanza neutrale, fa sì che differenti posizioni critiche vengano messe da parte a favore di un obiettivo comune.
Per quanto riguarda le iniziative di promozione nazionale e internazionale, il Museo ha avviato e sta ampliando una rete di rapporti determinati e innestati all'interno della sua strategia culturale generale fondata essenzialmente sull'area del Mediterraneo.

Recentemente SACS ha aperto un proprio spazio all'interno del complesso dei Frigoriferi Milanesi. È ancora presto per fare un bilancio, ma funziona davvero la strategia del «museo diffuso»?
SACS ha aperto un ufficio all'interno di Frigoriferi Milanesi (che sono una interessante realtà culturale recente in via di ulteriore sviluppo). Nel nostro bell'ufficio milanese è presente il nostro archivio cartaceo e tutte le pubblicazione riguardanti l'attività di Riso (all'interno di una bella libreria «nomade» progettata appositamente dall'architetto Francesco Librizzi). Riso ha stipulato una convenzione inoltre con l'associazione culturale Fare - presente sempre all'interno di Frigoriferi Milanesi- e con 5 aspiranti curatori provenienti dal Biennio Specialistico di Visual Cultures e pratiche curatoriali di Brera.
Le funzioni dell'ufficio SACS milanese sono dunque: didattica e formazione, mediante stage annuale, promozione degli artisti SACS in un contesto differente da quello siciliano, organizzazione, all'interno dei vari spazi espositivi di Frigoriferi Milanesi, di eventi, seminari e progettazione e realizzazione di mostre in collaborazione con Frigoriferi Milanesi ( e con le diverse realtà presenti). Naturalmente è sempre l'archivio SACS, come struttura e come idea in movimento, al centro di questa attività de-localizzata. Non a caso la prima mostra organizzata da SACS Milano, lo scorso aprile, si intitolava «Archive Fever». Ancora una volta una riflessione critico-espositiva sull'idea di archivio mediante la presentazione di opere di 15 artisti presenti in SACS.
Naturalmente pochi mesi non bastano per fare un bilancio ma si può dire che il lavoro sulla funzione di un museo, quella del suo archivio di artisti che vivono in Sicilia, sono entrambi elementi ed azioni fondamentali per dare concretezza alla strategia e alla pratica del «museo diffuso».

Le prossime iniziative a cui SACS sta lavorando?
Per il 2011 il completamento delle manifestazioni e mostre all'interno delle Gallerie SACS di Palermo e Catania. Convenzioni ed accordi con enti nazionali ed internazionali per un programma di residenze d'artista. Per quanto riguarda l'ufficio SACS di Milano continuazione del programma di seminari con critici, curatori e scrittori internazionali. Progettazione e realizzazione, in collaborazione con Frigoriferi Milanesi, di attività espositive legate sia agli artisti di SACS che a tematiche generali. Inoltre l'attività dell'ufficio continua sia come spazio per la didattica e la formazione (stages per curatori) che come luogo d'incontro e di promozione delle attività del Museo e degli artisti siciliani.

Un auspicio per il futuro dell'arte contemporanea in Sicilia.
L'anamorfismo è un effetto di illusione ottica per cui una immagine viene proiettata sul piano in modo distorto, rendendo il soggetto originale riconoscibile solamente guardando l'immagine da una posizione precisa, «da un punto di vista» particolare (per ricollegarci all'inizio di questa intervista). Nella sua Teodicea (pubblicata nel 1710) così Leibniz descrive le immagini anamorfiche: «invenzioni prospettiche per cui certi bei disegni non sembrano altro che confusione finché non siano riferiti al loro giusto punto di vista o non siano guardati attraverso una lente o in uno specchio».
L'auspicio che è la cosa pubblica protegga e rafforzi lo specchio affinché si possa continuare a dare una indicazione di un giusto punto di vista.
L'intervista è a cura di Laura Barreca. Curatrice palermitana con formazione statunitense, vive tra Palermo e Roma.

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