Una forza tranquilla
Far bene il bene è possibile. Luca Remmert si avvia alla conclusione del brillante mandato ai vertici della Compagnia di San Paolo all’insegna dell’innovazione. L’ente conferma il trend di crescita nei risultati di gestione del patrimonio e nelle erogazioni con proventi attesi per il 2016 superiori a 300 milioni di euro e stanziamenti per oltre 153 milioni, in aumento del 10 per cento. Una holding complessa, con una macchina operativa che presenta costi ben al di sotto della media di settore. Un ente eccellente che, senza impennate, «in 25 anni, con dati rivalutati al tasso di inflazione, ha erogato 2,3 mld di euro. Il patrimonio iniziale di 5,4 mld ai prezzi di mercato è di circa 7,5 mld di euro, il che significa che l’Ente ha generato a 4 mld di valore, nonostante il mare delle tempeste tra il 2000-2015, shock, bolle e recessioni»
Torino. «Dopo quattro anni di passione, con i valori di trasparenza, collegialità e coraggio, nel naturale avvicendamento sono sereno e lascio la scrivania sgombra». Con consistenza sabauda, ma visibilmente compiaciuto, Luca Remmert, presidente della Compagnia di San Paolo (già Vice Presidente nel mandato precedente), prossimo alla chiusura del mandato ha incontrato il 29 gennaio scorso al Teatro Regio tutti i decisori territoriali per l’annuale presentazione del Documento Programmatico 2016.
Previsioni in crescita per la corazzata filantropica, sia per quanto riguarda i proventi di gestione che per le erogazioni. «La Compagnia si conferma un attore fondamentale del territorio, con oltre 153 milioni di euro di stanziamenti per il 2016 », sottolinea il Presidente, richiamando l’efficacia e l’efficienza della macchina operativa che presenta un «peso dei costi organizzativi sul bilancio del 6,95% contro una media di sistema delle fondazioni di origine bancaria del 20,9%». Il risultato è frutto di innovazioni e interventi di natura organizzativa che partono dall’attenzione al capitale umano e da un efficientamento che prosegue: le spese di funzionamento scenderanno nel prossimo esercizio a circa 16 milioni di euro (19,1 milioni nelle previsioni 2015).
Un successo della Compagnia è combinato disposto con la gestione del patrimonio che il Presidente definisce “eccellente”, la carta da visita dell’Ente. Un comparto con un vertice al femminile, Carla Ferrari. Eccellente ciò che è punto di debolezza di molte delle fondazioni di origine bancaria. «Grandi risultati. Velocità. Elementi fondamentali per l’importanza delle future decisioni che, in accordo al protocollo Acri Mef, impone la riduzione della quota detenuta in IntesaSanPaolo di cui siamo l’azionista di riferimento. Ci siamo attrezzati con persone e strutture, modificato lo statuto, anticipando i cambiamenti all’ordine del giorno».
La gestione
Le stime 2016 sui proventi complessivi di gestione si attestano ad oltre 300 milioni di euro, in aumento del 22% rispetto ai circa 250 milioni attesi per l’anno 2015. Previsioni che dovranno tenere conto delle pesanti recenti turbolenze dei mercati finanziari che hanno piegato il comparto del credito.
Un risultato figlio dell’innovazione organizzativa e dell’importante riflessione sulla politica di riallocazione del portafoglio investito a fondi comuni che, a partire dal 2013, la Fondazione ha varato, completandola nel 2015, con l’avvio del fondo di fondi Fondaco Growth, dedicato ai cosiddetti “investimenti alternativi”, che va ad integrare Fondaco Multi-Asset Income – fondo di fondi costituito nel 2014 – e Private Equity, nato nel 2013 dal conferimento di fondi sottoscritti e gestiti direttamente dalla Fondazione.
“Compagnia di San Paolo è il primo azionista della prima banca del paese.”. Una partecipazione che pesa per il 59,46 per cento del patrimonio ed è stato profittevole «I numeri della banca sono ottimi anche se oggi si fa del sistema bancario di tutta l’erba un fascio. La Compagnia è stata un azionista lungimirante. Appoggiando la fusione di San Paolo con Intesa ha dimostrato che il municipalismo bancario andava superato, come il piccolo e' bello. Quello che succede oggi nel paese lo dimostra. Oggi S. Paolo da sola non sarebbe stata così solida e abbiamo sostenuto la sua crescita». La Fondazione ha con la banca ottime sinergie, anche in ambito artistico culturale nei territori di riferimento e ha fatto sentire la sua voce in termini di futura governance. «Nell’assoluto rispetto dei ruoli con discussioni chiare sulla governance. Dopo la revisione dello statuto approvato da Bce e Bankitalia, oggi si tratta di avere gli uomini giusti al posto giusto, con le migliori competenze ed esperienze».
I numeri delle erogazioni 2016
Per il 2016, l’Ente ha stanziato 146 milioni di euro per le erogazioni (+ 10,6% sui 132 milioni deliberati l’anno precedente) ai quali si aggiungono gli accantonamenti per i fondi speciali per il volontariato – a 6,9 milioni di euro (vs i 5 milioni del 2015) – e al fondo nazionale per le iniziative comuni delle Fondazioni pari a 0,5 milioni di euro (0,4€ nel 2015), per un complessivo che supera i 153 milioni di euro.
Le linee strategiche di intervento sono confermate in base al piano di Programmazione Pluriennale 2013-2016: attenzione a coesione e resilienza della comunità locale e delle sue istituzioni; promozione dell’innovazione; investimento di sviluppo.
Gli investimenti si focalizzeranno su aree di intervento coerenti con la nuova organizzazione funzionale che l’ente ha varato nel 2015, omogeneizzando le dizioni proprie con quelle previste dalla Legge Finanziaria 2012 (Legge 448/2001).
45 milioni dei euro sui 146 disponibili saranno destinati all’area Ricerca e Sanità; 30 milioni saranno i finanziamenti per l’area Arte, attività e beni culturali; 48 alle Politiche Sociali; 6 alla nuova area Innovazione culturale, 9 per Filantropia e territorio.
Una complessa macchina operativa che ha necessità di competenze mirate e si è dotata di una struttura di Human Resources e ha concepito nuovi settori, quali l’Innovazione culturale-assegnato a Matteo Bagnasco-, dedicato ai giovani, allo sviluppo basato sui loro linguaggi e sull’economia della conoscenza, che va ad integrare la produzione manifatturiera.
Completano il quadro delle aree tematiche quattro programmi pluriennali, trasversali ai diversi settori: il Programma Polo del ‘900 (1,6 milioni di euro), ZeroSei (1,8 milioni di euro) –attenzione ai bambini come tratto distintivo per un territorio a bilancio demografico negativo se non per la componente migratoria, infanzia come momento cardine per il futuro delle persone nel quale si creano capacità e si consolidano diseguaglianze-, Torino e le Alpi, con 1,6 milioni di euro di stanziamenti per nuove economie delle terre alte ed il Programma Housing (3 milioni di euro) che Remmert definisce «un’esperienza straordinaria non solo come condominio sociale, ma integrazione come tra inquilini e territorio in aree molto complesse della città, con il 90% degli ospiti che trova in cinque mesi nuove strade di futuro».
Una forza tranquilla
Un ente che origine nel 1563, 453 anni di storia. “Una forza tranquilla” secondo il segretario Generale, Piero Gastaldo, che entra nel quarto di secolo del suo corso moderno, dopo la riforma Amato che ha generato le fondazioni di origine bancaria. Cionostante è ancora forte la tentazione di rappresentare la Compagnia come bancomat, terno al lotto, parte dello spoils system. «Ma sono le cinque aree che individuano i progetti da sottoporre al Comitato di Gestione e affiancano gli enti valutando i risultati, trasformandoli in investimenti per la collettività».
Gastaldo da i numeri dell’impatto. «In 25 anni, con dati rivalutati al tasso di inflazione, la Compagnia ha erogato 2,3 mld di euro. Il patrimonio iniziale di 5,4 mld ai prezzi di mercato è oggi di circa 7,5 mld di euro, il che significa che l’Ente ha generato a 4 mld di valore, nonostante il mare delle tempeste tra il 2000-2015, shock, bolle e recessioni».
La curva di crescita della Compagnia è stata meno “impennata, verticale”, ma costante rispetto ad altre realtà, nel patrimonio come nelle erogazioni con trend molto diversi dalla media di sistema e un peso percentuale sul complesso delle Fob che e' andato crescendo, anche a causa del sostanziale dissolvimento dei patrimoni di grandi realtà, come la Fondazione Monte dei Paschi.
L’ultimo quadriennio si è sviluppato in un contesto economico e sociale internazionale molto complesso, ma il Presidente Luca Remmert è un fiume in piena nel sciorinare i grandi progetti portati a casa. Nel quanto, nel cosa e nel come. Pone l’accento sul trasferimento di tutti gli enti strumentali della holding nel centro di piazza Bernini, che dal 30 gennaio è aperta al pubblico per rendere fruibile la quadreria dell’Ente, come sull’avvio del cantiere di Piazza Arbarello, della ex facoltà di Economia e Commercio nella quale si trasferità da Moncalieri l’ente di ricerca Carlo Alberto. «Nel corso dei due mandati che ho svolto- considera Remmert- la Fondazione ha lavorato, sempre più spesso, prendendo l’iniziativa con la società civile organizzata e con le istituzioni pubbliche, promuovendo reti di collaborazione, usando i propri mezzi per mobilitare più risorse e più attività, con uno sguardo rivolto al futuro e con l’obiettivo di risolvere il problema in modo strutturale. Ho fortemente voluto improntare il quadriennio 2012-2015 all’innovazione, declinata in ambito sociale e culturale, sia nei servizi, sia nei processi: questo approccio ha portato conseguentemente a una riconfigurazione delle aree di lavoro della Fondazione e del loro approccio».
In quattro anni sono stati erogati 536 milioni per 3200 progetti, con un segno più medio annuo di 1,4% contro un calo medio annuo dell’8,5% delle erogazioni del sistema delle fob. L’80% per cento degli investimenti è sull’area metropolitava di Torino, il resto nel Piemonte e in Liguria; in crescita le risorse e le risposte a progetti nazionali e internazionali per non cadere nella trappola dell’autoreferenzialità.
C’è ancora molto lavoro da fare. Torino ha ancora grandi problemi. Un’economia con ripartenza lenta. Considera Gastaldo «Disoccupazione giovanile tra i 15-24 anni che sfiora il 50 per cento. Oggi si vede qualche segnale positivo, come la crescita dell’export 6,5% tra il 2011 e il 2015, ma esiste ancora un gap rispetto al resto del Nord Ovest. Positiva è la presenza di start up innovative; Torino è la terza città per presenze, dopo Roma e Milano e si caratterizza per un forte ruolo nella formazione superiore con iscrizioni che si mantengono o salgono, mentre scendono in Italia. A Torino il rafforzamento del sistema culturale –perno dell’agenda politica di Città e Regione- lavora simultaneamente su molti livelli, come la qualità della vita, la qualità urbana ed ambientale, il senso civico, l’impatto economico, la coesione sociale. Torino è la città sulla quale turismo e cultura trovano oggi una forte connessioni».
Su ricerca e cultura le Fondazioni piemontesi possono dire di avere dato contributi non secondari. Anzi, di essere forze trainanti.
Ed ora sta per aprirsi un nuovo corso per la Compagnia di San Paolo: prende il via il processo di rinnovo dei vertici con l’elezione del nuovo Consiglio Generale e Presidente prevista per il mese di aprile 2016, quando avrà legalmente termine la durata in carica dell’attuale Gestione e Presidenza.
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