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Una carta delle fondazioni come timone per gestire al meglio il futuro

  • Pubblicato il: 06/05/2011 - 09:31
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Redazione

Le Fondazioni di origine bancaria vogliono darsi un documento guida che consenta loro di adottare scelte coerenti a valori condivisi nel campo della governance e accountability, dell’attività istituzionale, della gestione del patrimonio. La scelta è stata varata all’unanimità in occasione dell’Assemblea ordinaria dell’Acri, l’associazione che le rappresenta collettivamente, svoltasi ieri a Roma, con la partecipazione sia delle Fondazioni sia delle Casse di Risparmio Spa associate.

L’Assemblea dei soci ha deliberato anche la data e la sede del prossimo Congresso, il ventiduesimo, che ha cadenza triennale e la cui prossima edizione coincide con il centenario dell’Associazione. Si svolgerà il 7 e l’8 giugno 2012 a Palermo, con il titolo Acri 1912 – 2012. Cent’anni di storia fra cultura e sviluppo.

L’esigenza di disporre di una Carta delle Fondazioni, che rappresenti un riferimento volontario ma comune per le nostre associate – ha detto Giuseppe Guzzetti, presidente dell’Acri - è particolarmente sentita in un momento in cui le attese sulle Fondazioni crescono, dopo che il loro ruolo si è pienamente consolidato sia come volano per il terzo settore e il welfare in genere, sia come ancoraggio e sostegno per l’industria bancaria italiana.  Da oggi, dunque, parte in Acri un processo, il più ampiamente partecipato, per definire orientamenti e mettere a punto linee guida condivise a cui le Fondazioni potranno volontariamente ispirarsi, nel rispetto della piena autonomia di ciascuna.

In merito a governance e accountability l’obiettivo è quello di sistematizzare e dare visibilità a orientamenti che vadano nella direzione della trasparenza, dell’indipendenza e della responsabilità nei confronti dei territori di riferimento, puntando sulla competenza e l’autorevolezza degli amministratori, visto il crescente ruolo delle Fondazioni nell’attivare percorsi di innovazione per lo sviluppo locale. Inoltre sarà sottolineata l’importanza dei criteri di rappresentatività nelle scelte piuttosto che di mera rappresentanza, come indicato dalla normativa, che al riguardo è molto precisa.
La Carta delle Fondazioni elaborerà orientamenti tecnici a supporto dei processi di governo delle Fondazioni, con particolare riferimento a: competenze e caratteristiche dei designati; modalità di rinnovo degli organi che non compromettano l’efficacia dell’azione nel lungo periodo; regolamentazione di ingressi e uscite rispetto a cariche pubbliche elettive; codice di comportamento in relazione ai valori etici di riferimento. Per quanto riguarda l’attività erogativa delle Fondazioni - che sta già vivendo una fase di forte evoluzione in termini di contenuti degli interventi, strumenti attuativi, processi di selezione e tecniche di monitoraggio e valutazione, anche grazie alla crescente professionalizzazione dei lavoratori del settore – il presidio offerto dalla Carta sarà focalizzato sui temi dell’efficienza e dell’efficacia delle scelte di allocazione delle risorse. In tempi di crescita dei bisogni sul fronte del welfare e di contenimento delle risorse disponibili, l’obiettivo è, infatti, massimizzare l’impatto positivo delle erogazioni sui territori di riferimento.

Infine la gestione del patrimonio. Due sono i punti salienti. L’evoluzione del ruolo delle Fondazioni richiede una programmazione puntuale nel medio-lungo periodo, con la conseguente necessità di poter contare su flussi costanti di introiti derivanti dall’investimento dei patrimoni. Le Fondazioni hanno cominciato a valutare l’impiego di quote dei loro patrimoni anche in funzione dell’esercizio del proprio ruolo istituzionale, a cui sono già indirizzate le erogazioni filantropiche. In tale contesto, si inserisce la riflessione di carattere strategico sulle partecipazioni nelle banche conferitarie, oltre che sugli investimenti in iniziative di ampio respiro come quello in Cassa Depositi e Prestiti Spa o per l’Housing Sociale.

La Carta delle Fondazioni cercherà di definire un approccio comune a questi temi; mettere le Fondazioni di minore dimensione in condizione di partecipare eventualmente a interventi collettivi, che per massa critica non sarebbero in grado di sviluppare singolarmente; fornire un codice di condotta di riferimento in materia di investimenti.

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