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Un nuovo osservatorio per ispirare le politiche per la cultura e la creatività nelle città europee

  • Pubblicato il: 18/07/2017 - 18:34
Rubrica: 
STUDI E RICERCHE
Articolo a cura di: 
Valentina Montalto

Presentato lo scorso 6 luglio il Cultural and Creative Cities Monitor, sviluppato dal Centro Comune di Ricerca (Joint Research Center) della Commissione europea, che mette a  disposizione dei decisori politici una base dati comparabile che copre 168 città in Europa e contiene 29 indicatori raggruppati in nove dimensioni, tra le quali  troviamo i « Posti di lavoro creativi e della conoscenza », o ancora « Capitale umano ed istruzione », per  permettere di misurare la cultura e la creatività a livello urbano su un campione molto ampio e diversificato, combinando criteri di rilevanza concettuale e di qualità statistica. Rappresenta il primo e unico strumento del genere a livello europeo.   I dati sono accessibili e liberamente consultabili tramite una piattaforma online interattiva  pensata per aiutare le città ad individuare i loro punti di forza e le opportunità di sviluppo, a valutare la propria prestazione rispetto ai loro « pari » definiti in base al numero di abitanti, PIL procapite e tasso di occupazione, nonché ad implementare nuove politiche per colmare eventuali divari.  I dati a disposizione per questa prima edizione offrono diversi spunti di riflessione per le politiche future. Innanzitutto, e forse contrariamente a quanto ci si potrebbe aspettare, la città culturale e creativa « ideale » non esiste se non in una combinazione di otto città diverse. Non una, infatti, ma ben otto sono le città che registrano il miglior punteggio sulle nove dimensioni misurate dal Monitor.
 

La seconda metà degli anni 2000 segna un importante momento di svolta per la cultura a livello europeo. Nel 2006, viene pubblicato il primo studio europeo che quantifica l’impatto economico delle imprese che trovano fondamento nella cultura[1]. Il 2007 è l’anno di adozione dell’Agenda europea per la cultura, il primo documento europeo di politica culturale che riconosce nella cultura uno strumento di dialogo ma anche una fonte di creatività e innovazione. Infine, il 2009 è l’anno europeo della creatività.
Oggi come non mai la cultura e l’economia che ne deriva assumono un ruolo chiave nella nostra società: non solo generano ricchezza e occupazione ma sono spesso motivo d’orgoglio e di visibilità, soprattutto per la agglomerazioni urbane alla ricerca di una nuova identità economica e sociale, in grado di far fronte alle sfide di un mondo sempre più globalizzato e multiculturale.
Tuttavia, le politiche per la cultura e la creatività intese come strumento di sviluppo sostenibile sono un fenomeno recente. Misurare il potenziale culturale e creativo delle città, in maniera sistematica e comparabile, al fine di avviare politiche efficaci che si adattino al contesto locale resta estremamente complesso, soprattutto a causa della mancanza di dati e di definizioni condivise.
Il Cultural and Creative Cities Monitor, sviluppato dal Centro Comune di Ricerca (Joint Research Center) della Commissione europea e ufficialmente presentato lo scorso 6 luglio, cerca di sopperire a questa mancanza mettendo a disposizione dei decisori politici una base dati comparabile che copre 168 città in Europa e contiene 29 indicatori raggruppati in nove dimensioni. Tra queste troviamo, per esempio, le « Sedi e strutture culturali », i « Posti di lavoro creativi e della conoscenza », o ancora « Capitale umano ed istruzione ».
I dati sono accessibili e liberamente consultabili tramite una piattaforma online interattiva pensata per aiutare le città ad individuare i loro punti di forza e le opportunità di sviluppo, a valutare la propria prestazione rispetto ai loro « pari » definiti in base al numero di abitanti, PIL procapite e tasso di occupazione, nonché ad implementare nuove politiche per colmare eventuali divari.
I dati a disposizione per questa prima edizione offrono diversi spunti di riflessione per le politiche future. Innanzitutto, e forse contrariamente a quanto ci si potrebbe aspettare, la città culturale e creativa « ideale » non esiste se non in una combinazione di otto città diverse. Non una, infatti, ma ben otto sono le città che registrano il miglior punteggio sulle nove dimensioni misurate dal Monitor.
 La città culturale e creativa « ideale » avrebbe dunque le « Sedi e strutture culturali » di Cork (Irlanda), la « Partecipazione e l’attrattività culturale » e i « Posti di lavoro creativi e della conoscenza » di Parigi (Francia), i « Nuovi posti di lavoro nei settori creativi » di Umeå (Svezia), la « Proprietà intellettuale e l’innovazione » di Eindhoven (Olanda), il « Capitale umano e istruzione » di Leuven (Belgio), l’« Apertura, la tolleranza e la fiducia » di Glasgow (Regno Unito), le « Connessioni locali e internazionali » di Utrecht (Olanda) e la « Qualità della governance di Copenaghen (Danimarca).
La maggior parte di queste otto città ha meno di 500.000 abitanti. Le città di taglia medio-piccola svelano così tutto il loro dinamismo, a conferma del fatto che il potenziale culturale e creativo è diversamente diffuso e ‘attivato’ in Europa, anche al di là delle città capitali o delle grandi agglomerazioni urbane. Esempio tra tutti è proprio quello italiano in cui sono le città non-capitali a collocarsi ai primi posti, in particolare Milano (quarta nella classifica complessiva nel gruppo di città con più di un milione di abitanti, subito dopo Praga che guadagna meno di un decimo di punteggio in più) e Firenze (quinta nel gruppo di città con abitanti dai 250.000 ai 500.000).
 

 
Registra un buon risultato anche Bologna, che conquista l’ottavo e il settimo posto rispettivamente per « Vivacità culturale » ed « Economia creativa ». Roma si conferma comunque leader incontestata sul numero di « Luoghi di interesse e monumenti » per capita nel gruppo di città con oltre un milione di abitanti, mentre per la capitale restano soprattutto da migliorare i cosiddetti « Fattori abilitanti » come il sistema di trasporto e la qualità della governance locale.
Quel che è certo è che nessuna città possiede la ‘formula’ magica e che le opportunità di apprendimento esistono per tutti, nell’obiettivo di attrarre una forza lavoro istruita e di promuovere la diversità culturale come fattore d’identità, coesione e crescita economica sostenibile. La cultura, combinata a delle soluzioni creative, può aiutare le città a ricreare un’economia in cui i cittadini si sentano rispettati e riconosciuti, piuttosto che alienati ai margini della società. 
Il Cultural and Creative Cities Monitor permette di misurare la cultura e la creatività a livello urbano su un campione molto ampio e diversificato, combinando criteri di rilevanza concettuale e di qualità statistica. Rappresenta il primo e unico strumento del genere a livello europeo. Ma proprio in virtù dell’unicità dello strumento, nonché della complessità e dell’interesse che il tema delle città culturali e creative suscita, la Commissione prevede di continuare a lavorare sul Monitor negli anni a venire. La collaborazione delle città sarà cruciale per raccogliere nuovi dati, per esempio sulle politiche per il settore, sui fondi volti a sostenere la creatività e la cultura, sulle infrastrutture ICT e la connettività, sui cluster e le reti locali / internazionali esistenti per i settori culturali e creativi, sull'educazione creativa formale e informale disponibile o sulla presenza di luoghi ‘informali’ di cultura come i club culturali o le scuole di danza. La prossima edizione, che uscirà nel 2019, prevede già di lavorare sui luoghi ‘informali’ di cultura, anche attraverso usi innovativi dei dati disponibili sul web.
Il Cultural and Creative Cities Monitor viene proposto dunque come progetto di lungo periodo, capace di evolversi e di ‘far evolvere’ le città anche sulla base di risultati monitorati nel tempo. Il confronto e il dialogo con città simili potrà aiutare i decisori politici a capire secondo quali criteri e obiettivi investire in cultura e creatività, come eccellere e come collaborare per moltiplicare gli impatti.

Valentina Montalto, Joint Research Centre of the European Commission

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Ph: European Commission
 
 

[1] KEA. (2006). The Economy of Culture in Europe. European Commission.