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Un manifesto: ATLASFOR CONNECTING SMART CITY

  • Pubblicato il: 16/12/2018 - 09:56
Rubrica: 
CULTURA DIGITALE
Articolo a cura di: 
Paolo Castelnovi e collettivo redazionale ATLASFOR
Oggi, nell’eclisse di credibilità delle grandi strategie pubbliche, i criteri stessi del “bene comune” non si possono più dare per condivisi. È tempo di verifiche e di schieramenti che coinvolgono anche chi lavora nella e per la cultura, perché sono i fondamentali stessi della cultura a essere messi in discussione. È tempo di mostrare come i temi culturali di cui ci occupiamo siano agenti di qualità della vita e di sostenibile e diffuso benessere. E’ tempo di mostrare che la cultura serve.

La cultura è preziosa perché è l’unico luogo dove si trovano, di default, risorse di energia, di know-how, patrimoni umani e materiali per costruire in modo pacifico, collaborativo, piacevole, la casa di domani. Ma oggi non basta più dichiarare l’intenzione, l’obiettivo, la strategia: le parole “stanno a zero” perché troppe, inflazionate, non verificabili. Ormai abbiamo bisogno di consolidare costrutti operativi, di accertare pratiche e di appoggiare sperimentazioni. Dobbiamo mostrare che serve, dobbiamo ricominciare bottom-up a mettere in rete i Saperi sperimentati e in costruzione e farne vedere l’efficacia e la sostenibilità.
Per sostenere il ruolo politico della cultura - perché è di questo che stiamo parlando - è urgente verificare se e a quali condizioni queste reti - come le calze - riescano ad essere “autoreggenti” in assenza di “giarrettiere” istituzionali. E’ ormai una urgenza politica, che vale per la cultura “laureata” ma anche per quella dell’innovazione.
Per la prima occorre almeno riconnettere la Scuola ai Saperi e ristabilire la credibilità dello studio del passato per capire come comportarsi nel futuro. Ma occorre anche ripensare il ruolo della cultura dell’innovazione, ad esempio quella di “Smart City”, che diventa inutile se - producendo servizi - non si occupa di farne comprendere e condividere tra i “city user” il valore in termini di sostenibilità, di integrazione, di etica sociale.

SMART CITY AL SERVIZIO DEL PAESAGGIO ATTIVO
Ma in particolare bisogna condividere le priorità. Occorre tener conto che, in questi anni, il “senso comune” delle comunità urbane ha avuto come priorità: la sicurezza, l’inclusione sociale, la lotta al disagio e alla povertà, la ricerca di lavoro soddisfacente. Sono temi sedimentati, per i quali ormai una parte di popolazione, che potremo definire “passiva”, attende soluzioni millenaristiche da affidare a “uomini della Provvidenza”; in tal quadro, troppo poco ci si attrezza ad affrontare con un’etica della responsabilità da rigenerare usando la cultura, anche nella dimensione high tech dei progetti Smart City. Eppure proprio l’alleanza tra nuovi/antichi strumenti culturali e comportamenti responsabili delle comunità ha prodotto un nuovo fronte di strumenti per la sostenibilità ambientale ed energetica: il solo che forse ci può ancora far evitare disastri epocali. Anche i temi delle sicurezza, dell’inclusione, del lavoro richiedono una analoga alleanza. E soprattutto una analoga intelligenza laica e spirito di collaborazione responsabile, unico antidoto al polverone delle insofferenze egoistiche e del rinvio vigliacco dei problemi ad .
Una collaborazione tra la cultura tradizionale e Smart City supera l’effetto di un’iniezione di tecnologie per la sostenibilità e l’efficienza della città, e può generare risposte differenti alle problematiche socioculturali in cui si dibatte la comunità urbana. Vogliamo dare strumenti non solo a chi percepisce il disagio ma interagisce con i cambiamenti disagevoli del paesaggio sociale e culturale e vuole reagire con azioni di contrasto: li chiamiamo (e ci chiamiamo) PAESAGGIO ATTIVO.
Siamo tanti, siamo diffusi ma siamo piccoli, siamo così impegnati nel nostro microcosmo da trascurare di fare rete, di acquistare massa critica, di essere riconoscibili anche da chi non conosciamo.
Con chi è impegnato nell’universo “Smart City” vorremmo studiare strumenti per potenziare il dialogo tra gli attori del Paesaggio attivo, per agevolare una mediazione culturale, sociale e generazionale che non solo responsabilizzi i soggetti ma li porti a condividere fasi e obiettivi dei progetti che affrontano temi sociali e culturali.
Perciò pensiamo la Città Smart come un processo culturale che si radica in chi la abita. Quanto più si adatta alla forma della comunità e del territorio urbano, tanto più si riconosce di valore poiché i nuovi servizi sono adottati come propri da chi li usa.
Lavoriamo quindi per unire - nei progetti dei nuovi servizi – la cultura tradizionale con quella innovativa della Smart City. Se da una parte potenziamo il senso secolare di identità mediterranea (sana, solare, accogliente) e di spirito illuminista, collaborativo e partecipante che ci fa dire: abbiamo costruito nei secoli la nostra città per presentarla agli ospiti, dall'altra dovremo usare la cultura di Smart City per farci responsabili della gestione della città “nostra”, fino a poterci vantare: chiediamo scusa, ma stiamo lavorando per NOI.

MAPPE PER RICONOSCERSI COME PAESAGGIO ATTIVO
In questa fase possiamo tentare un inventario del Paesaggio attivo. Anche se è bene essere privi di modelli metodologici consolidati di valutazione, nel chiamare a raccolta tutte le esperienze, i cantieri, le start up presenti sul territorio, occorre comunque stabilire alcuni requisiti fondamentali, affinché le attività possano dare un contributo di interesse generale; ovvero, è necessario che le iniziative di Paesaggio attivo si pongano:
1) criteri organizzativi che mettano al primo posto le relazioni con gli utenti e con le altre attività in termini di:
a) ascolto delle esigenze espresse e analisi dell’impatto reale e percepito delle problematiche emerse sulla qualità della vita, i diritti, gli spazi e i comportamenti pubblici; b) crescita di comportamenti responsabili e consapevoli; formazione di reti partecipative; condivisione di modelli di governance dei progetti adeguati in termini di competenze, ma estese il più possibile nei comportamenti comuni;
2) strategie per promuovere e sostenere il programma nel tempo, favorirne la revisione e l’integrazione, raccogliere i feed-back di valutazione e mostrare l’interazione attivata, misurare e diffondere i risultati.
A tale scopo occorrono impegni tenaci e competenze non solo specialistiche per confrontare situazioni ed esperienze nella loro evoluzione temporale e territoriale, sulla base di dati e documenti scientifici accessibili ai cittadini interessati. Ormai è evidente che non basta esporre “Open Data”: questi possono essere la base per una narrazione coinvolgente del percorso che si sta compiendo, aprendolo all’ascolto anche di soggetti non immediatamente interessati ma vicini (per diversi motivi) a chi è direttamente coinvolto. E’ l’unico modo per ampliare il progetto e renderlo politicamente rilevante: come insegnano le esperienze di Sharing e di Circular Economy, che si reggono su uno sviluppo costante della platea coinvolta.
A fronte di una grande quantità ed eterogeneità di voci ed esperienze e delle loro interazioni, diventa indispensabile una modalità di rappresentazione ordinata per gestire in modi differenti una complessità che minaccia di rendere incomunicabile la raccolta (e quindi fallire l’obiettivo di fare rete) lasciando ciascuno nel proprio ambito settoriale/locale dal quale non nasce nulla di nuovo.
Le mappe (territoriali e concettuali), come le carte geografiche degli esploratori, sembrano lo strumento più adatto ad avvicinare soggetti diversamente interessati alla ricognizione del Paesaggio attivo.
Proprio con questi strumenti base (di ascolto, di messa in rete e di comunicazione delle esperienze) agisce la piattaforma ATLASFOR, che con il progetto APPA - Atlante del Patrimonio e del Paesaggio attivo - localizza, documenta e racconta accanto al Patrimonio (le cose e i luoghi) anche le iniziative e gli esperimenti di interesse culturale di servizio pubblico, privato e del III settore: il Paesaggio Attivo.
In APPA assumono anche un ruolo strategico le strategie “Smart City” degli assi “Living”, “People”, “eGovernance”, in questi anni paradossalmente poco esplorati nelle loro potenzialità. Sono ambiti di azione che, nella prospettiva dei promotori, dovrebbero accompagnare e fare da supporto socio/politico/etico agli aspetti “Economy”, “Environment” e “Mobility” che primeggiano nei programmi di finanziamento EU per Smart City.
Perciò ATLASFOR si propone come strumento base per una strategia CONNETTING SMART CITY:
La prima prova di APPA che interessa le Start Up di Smart City si sta compiendo in questi giorni a Torino e sarà pubblicata ai primi del 2019 su AtlasFor: coinvolgendo e documentando un centinaio di iniziative, tra tradizionali e innovative.
É in lavorazione la documentazione di AtlasFor per altre aree strategiche di Piemonte e Liguria, avviando così uno strumento culturale di nuova generazione, in grado di suscitare una differente modalità di turismo, quello “politico”, curioso delle pratiche culturali innovative che fanno piacevole e condivisa la città e il territorio.
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Ph: Immagine di sovrapposizione delle metropolitane di 100 città di Eugenio Caterino su organiconcrete.com