Trasformazione urbana. Il Sud usa il prefisso «co»
Auletta (SA). E’ uscito da pochi giorni il concorso di idee «co/A» per progettare il processo di trasformazione (urbana, sociale, economica e culturale) di Auletta, un comune di circa 2.500 abitanti sulle pendici del Vallo di Diano, provincia di Salerno. Colpita dal terribile terremoto d’Irpinia del 1980, Auletta ha vissuto un lento ma inesorabile processo di spopolamento e invecchiamento della popolazione, oltre al completo abbandono dell’abitato (per un’estensione di 5mila mq) nella parte orientale della cittadina.
Dal 2005 è attivo un piano di riqualificazione del centro storico, promosso dal Comune di Auletta e dall’ente di natura pubblica Fondazione MIdA - Musei Integrati dell’Ambiente, che ha riconvertito quest’area fantasma nel «Parco Urbano a Ruderi» con l'implementazione, tra gli altri, di servizi ricettivi e turistici.
La Fondazione MIdA, costituita dalla Regione Campania, Provincia di Salerno, Comuni di Auletta e Pertosa, tutela e valorizza il territorio promuovendo iniziative, talvolta a carattere spettacolare, in un rinnovato dialogo tra il paesaggio e la collettività che lo abita, operando secondo «criteri di ritorno economico e nella costante promozione delle competenze».
Per ripensare il futuro di Auletta, la Fondazione ha deciso di coinvolgere sul territorio i creativi di varie discipline e da tutte le parti del globo, sposando uno dei veri fondamenti del nostro tempo: la capacità di usare il prefisso «co» (o il «we», come lo indicano oltremanica).
Il paradigma della «weconomy», un modello basato sulla co-llaborazione, co-progettazione, co-ndivisione, per uno scambio di conoscenza finalizzato allo sviluppo di competenze trasversali fondamentali a raggiungere innovazione di prodotti e processi, è sempre più apprezzato dagli economisti ma è ancora raro vederne un’implementazione dall’alto, dalle istituzioni, dalla pubblica amministrazione. Succede ad Auletta.
La Fondazione, in collaborazione con RENA – Rete dell’Eccellenza Nazionale, l’associazione di giovani che a vario titolo e in settori sia pubblici che privati «vogliono fare dell’Italia un paese aperto, responsabile, trasparente, equilibrato» e Snark-Space Making, un network interdisciplinare di architetti, urbanisti, geografi, semiologi, economisti che «tratta temi di progettazione urbana con una particolare attenzione a tecnologie di comunicazione mobile e geolocalizzazione», ha dato vita a un interessante concorso d’idee che rappresenta per Auletta «un’occasione per ripensare se stessa e le proprie prospettive future attraverso un percorso di sviluppo basato su un esperimento di intelligenza collettiva che stimoli idee sostenibili e innovative per la riqualificazione del territorio e il cui obiettivo ultimo è la redazione di un capitolato per una gara di appalto finalizzata alla implementazione della migliore idea proposta progetto».
Nella presentazione del concorso non mancano i benchmark di riferimento, tutti votati all’arte visiva: il caso di Favara «Farm Cultural Park» che quest’anno si è aggiudicato il Premio di Gestione Federculture, «Arte Pollino-Un altro Sud», il «Cretto» di Gibellina, la splendida collezione «Terrae Motus» che il gallerista partenopeo Lucio Amelio commissionò ad artisti di tutto il mondo dopo il terremoto dell’Ottanta, oggi conservata alla Reggia di Caserta.
Chissà se proprio quest’ultima non possa diventare un asset su cui lavorare per una musealizzazione diffusa di opere che conservano e metabolizzano quella stessa memoria che Auletta ha celebrato nel suo «Parco a Ruderi».
Un’idea?
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