Symbola, la Fondazione delle qualità italiane
Numeri e nuove narrazioni. «L’Italia delle qualità»» si è data appuntamento nelle Marche alla presentazione dell’atteso Rapporto annuale 2015 «Io sono cultura» della Fondazione Symbola con Unioncamere sulle industrie culturali e creative del Paese. «Orgoglio e pregiudizio» il tema di quest'anno del Seminario annuale di Treia tenutosi dal 23 al 27 giugno scorso. Ne parliamo con il Segretario generale Fabio Renzi
Serio, lo sguardo severo, ma forse solo molto concentrato, Fabio Renzi dedica tutta la sua attenzione alla Fondazione di cui è promotore e anima, insieme a Ermete Realacci e Domenico Sturabotti.
L’appuntamento è davanti all’ Accademia Georgica, progettata del celebre architetto Giuseppe Valadier, sul lato a monte della “terrazza”, la splendida piazza di Treia, così concepita per godere la vista sulla magnifica vallata. Si parla di Symbola, la fondazione alla boa dei 10 anni, che prosegue in salute sull’intuizione originaria: l’Italia può competere se fa l’Italia, nonostante la crisi che ha colpito la nostra società.
Quali le ragioni del successo di Symbola?
Il suo messaggio fondante. E’ nata nel 2005 con l'intento di mettere insieme – Symbola vuol dire proprio questo - il mondo delle qualità italiane, forze vitali e preziose del nostro Paese. L'obiettivo era affermare l'esistenza di un'economia della qualità. Partendo dalla banale constatazione che l'Italia com'è noto non dispone di materie prime, ma di tanto talento, la strada era più o meno obbligata; ci demmo come "must" quello di diventare un catalizzatore per le eccellenze italiane, dai grandi gruppi alle piccole realtà territoriali, restituendo anche un’idea democratica di qualità, ed evidenziando il frutto di quelle "botteghe" che hanno radici antiche. In questo l'attenzione alla nostra cultura si è rivelata fondamentale e vincente.
Chi sono stati gli artefici ? Chi l'ha concepita e chi l'ha voluta ?
In primis Ermete Realacci che tuttora ne è l'anima. Già in Legambiente aveva creato un clima adatto in questo senso; decisivi gli apporti di Domenico De Masi che aggiunse al progetto una dimensione culturale e Alessandro Profumo la dimensione di mercato. Una nuova sintesi tra ambiente, cultura e mercato mai pensata prima di allora in Italia, forse nemmeno in Europa. L'Italia doveva e poteva essere competitiva sui mercati e scegliemmo di competere su un terreno familiare, quello della capacità di fare produzione di qualità.
Individuammo lo spazio di lavoro, molto preciso, censire cioè e far conoscere la qualità appunto diffusa nel nostro territorio, promuoverla e far capire che questa può essere un driver per la nostra competitività. Certo c’è ancora molto da fare, ma sappiamo di essere sulla strada giusta.
Oggi sono molte le realtà associate. Qual'è la vostra politica?
Quando più di 10 anni fa abbiamo lanciato questa idea eravamo molto in anticipo sui tempi, ed è stata dura come per tutti i percorsi innovativi, ma potevamo comunque contare su un parterre ampio ed eterogeneo: dal made in Italy a Legambiente, dal sistema camerale alle principali associazioni di categoria come CNA, Confartigianato, Confcommercio, arrivando fino a piccoli comuni, parchi e cooperative. Ci tengo a sottolineare che noi non facciamo proselitismo anzi siamo severi sul concedere la possibilità di associarsi che diamo solo a chi condivide e vuole darci una mano a costruire la nostra idea di economia e di futuro.
La filosofia di Symbola è quindi costruire reti per una nuova idea di economia?
Filosofia è una parola grossa, ma ci appartiene l'etica sicuramente, anche la curiosità e una grande capacità di ascolto senza barriere settoriali e dimensionali ed infine la volontà di condividere, cosa che ci ha fatto pensare ai teatri, emblematici per questo.
Perché Symbola è un palcoscenico e i teatri, peraltro magnifici, ci accolgono in Italia con i protagonisti delle qualità italiane in tutte le loro declinazioni.
Così il teatro travalica la metafora per diventare reale
Perché è stato storicamente concepito per portare il messaggio alla comunità, alla popolazione. Perché il teatro è della citta, aperto com'è ai cittadini, e qui convergono i protagonisti della qualità per raccontare le loro storie che noi inquadriamo in studi diversi come il rapporto annuale “IO SONO CULTURA ” e “I.T.A.L.I.A. Geografie del Nuovo Made in Italy”
che esce invece ogni due anni, e i cui dati, comunque dovuti ad approcci diversi, convergono.
Il pragmatismo e la capacità di dare numeri e di raccontare tendenze in atto è l'altra anima di Symbola che in Domenico Sturabotti ha trovato il suo mentore.
I dati che emergono dalle ricerche sono fondamentali. Bello e stimolante amplificare le storie, ma la cosa importante è quantificare, capire quanto contano queste storie, quanto pesano. Sono i numeri che hanno il poter di collocare le storie in un quadro economico dinamico.
Un fronte che ha reso ancora più visibile e credibile il lavoro di Symbola con la quantificazione della qualità, permessa dalla collaborazione strategica con Unioncamere e che ci ha permesso di far capire che le cose di cui parliamo non sono un elenco di buone pratiche, ma tendenze in atto che stanno trasformando profondamente parti importanti della nostra economia.
Che cosa dicono questi “strumenti” che hanno il pregio di scandagliare la realtà produttiva del nostro Paese?
Come anticipato, l’area ricerca rappresenta per noi una dimensione fondamentale e strutturale, il cui il valore non è dato dalla quantità dei numeri, ma dalla loro qualità e dalla consapevolezza del messaggio che vogliamo veicolare. C’è differenza nel dire che l’Italia è tra gli ultimi paesi al mondo nella percentuale di spesa in R&S sul PIL o dire che l’Italia è uno dei soli 8 Paesi al mondo ad avere una spesa in ricerca e sviluppo superiore ai 20 mld di dollari o dire che il Nord Ovest spende in ricerca più della Finlandia. Le banche dati sono le stesse ma esaminandone i risultati alla luce dei nostri studi, emergono realtà insospettate e potenziali nascosti.
E sinteticamente quali i risultati o le sorprese di quest’anno del rapporto?
Il rapporto che monitora la situazione, anche grazie al contributo di una quarantina di esperti diversi ogni anno, ci presenta un dato sorprendente: oggi il valore aggiunto dal sistema produttivo dell’intera filiera culturale, includendo istituzioni pubbliche e no profit, e l’effetto moltiplicatore che è pari a 1,7 è di 226,9 miliardi, col turismo come principale beneficiario di questo effetto volano. Il settore comunque assorbe 1,5 milioni di occupati, il 6,3%, se includiamo pubblico e non profit.
Si iniziano a vedere anche gli effetti del “Art-bonus” che aiuta le imprese impegnate in prima linea nella preservazione e rilancio del patrimonio culturale. Il più delle volte non si tratta di semplici donazioni, ma sinergie durevoli finalizzate a collaborazioni di lungo periodo, come nel caso del Gruppo Yoox, che ha finanziato il restauro delle opere di Leonardo da Vinci della Pinacoteca Ambrosiana.
Ci sono dati relativi ai risultati conseguiti da aziende che hanno investito in cultura?
E’ questo il vero dato rivoluzionario e dobbiamo esserne consapevoli : cultura e creatività hanno incrementato il fatturato delle aziende del 3,2% tra il 2013 e il 2014; mentre chi non lo ha fatto, ha avuto una flessione dello 0,9%. Il connubio cultura e creatività italiana ha esportato per 43 mld.
Sono poi sotto i nostri occhi Matera nominata Capitale Europea della Cultura per il 2019 ed EXPO con il suo dialogo tra natura, cultura e manifattura.
C’è poi la spinta dovuta alle tecnologie digitali. Il settore fa proprio questo approccio innovativo nella produzione e nella fruizione che stimola un nuovo, crescente protagonismo, la produzione di contenuti degli stessi utenti.
Quest’anno è uscito anche I.T.A.L.I.A. La Geografia del nuovo Made in Italy che si deve alla “triplice”, Fortis Dardanello e Realacci-
Già l’acronimo la dice lunga sulla rotta che deve seguire il nostro Paese: Industria, Turismo, Agroalimentare, Localismo, Innovazione, Arte e cultura. La lista è lunga: nello specifico l’Italia ha visto i valori medi unitari dei suoi prodotti salire al 39%, mentre Regno Unito 36% e Germania 23%, l’Eurobarometro ha stimato che il 51% delle PIM ha almeno un “green job”, quasi quanto Germania e Francia insieme, il manufatturiero incentrato sulla qualità ci ha portato ad essere uno tra i soli 5 paesi al mondo con il surplus raggiunto sopra i 100 mld di dollari, siamo leader mondiali nella bioplastica, il 22% delle Aziende ha recepito la green economy come fattore competitivo, siamo campioni europei nell’industria del riciclo, anzi riciclo e innovazione ci indicano l’esistenza di un nuovo modello di sviluppo - un’economia “circolare” identificata da meno risorse e più sapere. Ancora, in Europa siamo tra i Big UE, i primi, per quote di addetti all’economia sociale. Sta emergendo in maniera decisiva la capacità tutta italiana di realizzare beni, servizi e spazi secondo le regole della bellezza, del gusto, della modernità e del rifiuto dello spreco. L’elenco come dicevo è lungo, il comparto del biologico, la nautica che coniugando efficienza e design assorbe 1/5 dell’export g l o b a le, la farmaceutica, ha registrato un balzo di 8,1 mld di dollari dal 2010 ad oggi, last but not least le eccellenze del made in Italy, travalicate quelle tradizionali della moda, dell’arredo-casa sopravvissuto al collasso del mercato interno, ma vincente per l’export, dell’alimentare e dei vini, vanta anche numerose branche, la meccanica e l’ingegneria al servizio dell’industria, specializzazioni della chimica. Vogliamo parlare della ricerca scientifica? Uno per tutti Walkman il robottino che sente le emozioni frutto delle ricerche dell’IIT di Genova.
Una menzione a sé merita poi il turismo che evidenzia il primato italiano nell’eurozona per pernottamenti di turisti extra UE. Preso atto di queste realtà il compito di Symbola è ora ribaltare i luoghi comuni che avviliscono il Paese e rendere tutti più consapevoli: “se fossimo ciò che siamo capaci di fare rimarremmo letteralmente sbalorditi”, come diceva Thomas Edison.
Dieci anni dopo molti dati dell’economia confermano la vostra visione originaria.
È stato vincente e fondamentale ribaltare i pensieri negativi in pensieri positivi. Allora si parlava di declino, anticamera della morte, noi abbiamo pensato ad una rinascita guardando alle eccellenze competitive italiane nel commercio che raggiungono 932 prodotti classificati primi, secondi, terzi al mondo per saldo commerciale attivo con l’estero.
Il bilancio di quest’anno vi permette di pensare al futuro?
Siamo tra le poche fondazioni, oltre quelle bancarie ad avere il bilancio on line. La nostra idea di futuro incontra esperienze vincenti, avanzate, robuste. Abbiamo avuto come tutti problemi tra il 2008 e 2009, il contesto si modificava, eravamo chiamati al cambiamento anche noi. Dal 2010 ci siamo dati una nuova strategia senza cambiare traiettoria, ora stiamo raccogliendo i risultati.
Nostro compito è fare conoscere, diffondere il messaggio per farlo diventare a nostra volta testimone di un nuovo modo di fare impresa, in un ambito di “Dinamica economica” come Valentino Mercati con Aboca, Andrea Margaritelli di Listone Giordano, Vittorio Livi e FIAM, Marco Caprai con l’Arnaldo Caprai o i fratelli Massimo e Carlo Vaccari con l’incredibile “ laboratorio” per sé e per gli altri che è Triciclo.
Quale rapporto tra Symbola e internet?
E’ uno strumento straordinario per polarizzare le tante qualità italiane. Con Google abbiamo visto per esempio che dal 2011 al 2014 sul web è cresciuta del 22% la richiesta di beni e servizi che hanno a che fare con il made in Italy, un dato prezioso che ci indica dove investire nei prossimi anni.
I.T.A.L.I.A. ha dedicato il secondo capitolo al rapporto con il web, perché le potenzialità sono infinite. Le tecnologie comportano un’ibridazione crescente tra i media, e favoriscono la richiesta di nuove professioni e competenze, dall’experience designer nel mondo della comunicazione, al film curator in ambito fieristico e museale, dal photoeditor e book designer nella fotografia, fino alle nuove competenze richieste all’archeologo, che spaziano dai principi di telerilevamento, alla geofisica, all’informatica e all’elettronica.
Si spiega perché il mondo della cultura richieda e generi competenze trasversali, multidisciplinari, cross mediali e vada studiato e veicolato attentamente.
Perché un'azienda si dovrebbe iscrivere a Symbola che ha delle quote di tutto rispetto?
Aderire a Symbola vuol dire innanzitutto aderire ad un progetto culturale. Ripeto, non facciamo proselitismo, anzi, nella scelta dei compagni di viaggio siamo molto selettivi.
Non essendo obbligatorio farlo, chi lo sceglie lo fa per due motivi: perché crede che esista un’Italia immeritatamente poco o nulla rappresentata che attraverso Symbola trova una sua evidenza a tutti i livelli o perché vede in noi un riferimento affidabile per poter crescere, siamo molto attivi ed in maniera mirata sulle diverse esigenze. Il nostro messaggio alla fine è che siamo tutti insieme sulla stessa barca, a vela naturalmente!
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