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In Spagna la crisi non ferma la ricerca

  • Pubblicato il: 16/09/2011 - 09:46
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Rubrica: 
DAL MONDO
Articolo a cura di: 
Jenny Dogliani

LÈON. Il MUSAC Museo de Arte Contemporàneo de Castilla y Leon, il progetto della Fundacion Siglo Para las Artes de Castilla y Léon, apre un’intensa stagione espositiva autunnale. Inaugurato nel 2005 con l’ambizione di essere il museo del presente ha sviluppato una strategia e un format che valorizzano la collezione del XXI secolo, avviata nel 2002 e arrivata oggi a includere 900 pezzi. Nella ricerca su forme e pensieri del nostro tempo, l’affiancano progetti site-specific, mostre temporanee e incontri dedicati ad artisti, affermati ed emergenti, locali, nazionali e internazionali. Programmi sempre supportati da attività didattiche e pubblicazioni, destinate ad approfondire e amplificare la comprensione dell’opera d’arte, sia essa recente, sperimentale o storicizzata. Sul solco di questa linea, il Musac inaugura il 24 settembre 2011 quattro mostre.
Tra queste figura la più grande rassegna che la Spagna abbia mai dedicata alla collezione della Serralves Foundation. «Cambio de paradigma»,  curata da João Fernandes e Agustín Pérez Rubio (direttore del MUSAC) analizza con oltre 80 opere di 62 artisti della collezione portoghese le sperimentazioni e contaminazioni degli anni ’60 e ’70, un periodo cruciale per i cambiamenti politici e sociali che hanno portato ai nuovi paradigmi estetici e concettuali di artisti quali Vito Acconci, John Baldessari, Christian Boltanski, Jan Dibbets, Valie Export, Bruce Nauman e Gilberto Zorio.

Fino al 15 gennaio sarà possibile visitare anche le rassegne di Fermín Jiménez Landa & Lee Welch e Daniel García Andújar. La prima è un appuntamento del ciclo espositivo «Amikejo», che in amaranto significa luogo di amicizia. I due artisti, uno spagnolo e l’altro americano, sono stati invitati per una residenza, durante la quale si sono conosciuti e hanno lavorato per la prima volta insieme. Il loro progetto è incentrato sul concetto di micro-nazione, zona franca e confine e il loro linguaggio mescola ricerca storica e improvvisazione, ispirandosi al regista John Cassavetes.
La seconda, invece è una personale dell’artista spagnolo che comprende un’installazione, una performance grafica e un workshop con il pubblico, finalizzati a esplorare il significato sociale di cooperazione, partecipazione ed emancipazione individuale.

L’ultimo appuntamento, in corso fino al 13 novembre, è con Serafìn Alvarez, giovanissimo artista nato a Léon nel 1985, che lavora sull’intreccio tra tecnologie scientifiche, cultura web ed esperienza artistica. Un progetto, infine, che documenta la particolare attenzione del MUSAC ai linguaggi più sperimentali e al panorama locale. Una voce fuori dal coro, pensando a gran parte dei musei di calibro internazionale non sempre attratti dalla possibilità di scovare talenti nel giardino di casa.

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