Se crisi e tagli alla cultura fanno aguzzar l’ingegno
Il mese di febbraio appena concluso è stato di certo significativo per la cultura in Italia: oltre al Manifesto promosso dal Domenicale del Sole 24 ore, che ha registrato importanti adesioni a livello non solo nazionale ma anche internazionale, fanno notizia i dati presentati il 22 febbraio scorso dall’Osservatorio Culturale del Piemonte.
Nel bel mezzo della crisi, il sistema culturale Piemontese si mostra in piena forma con alcuni dati da record, complice anche l’effetto festeggiamenti per il centociquantenario: 5 milioni di affluenze nel 2011 per musei, eventi e manifestazioni e 3, 5 milioni di visite ai 56 beni culturali appartenenti al Sistema Museale Metropolitano nel 2010 (nel 1992 le sedi aperte al pubblico erano 15 con un afflusso di 700 mila presenze).
Secondo le stime OCP, fondate su analisi dirette presso il pubblico dei musei e sui turisti ed escursionisti a Torino, dei 3,4 milioni di visite del 2010 più di 1,8 milioni sono prodotte da turisti culturali che nella visita al patrimonio e ai beni culturali trovano la loro motivazione per essere a Torino, quantificabili in circa 570 mila turisti e 220 mila escursionisti che visitano la città da mattina a sera senza pernottarvi. Turisti ed escursionisti in grado di generare spesa diretta stimabile in una cifra non inferiore ai 70 milioni di euro.
A seguito del sempre acceso dibattitto sulla capacità della cultura di generare un ritorno anche economico , non si può ignorare la rilevazione che riguarda le cosiddette «cultural industries» piemontesi in grado di generare una dimensione economica stimata in 1,3 miliardi di Euro e dare lavoro ad oltre 4.500 addetti.
In tempi di crisi e di tagli assai incisivi al settore dello spettacolo si assiste nel 2010 ad una lieve contrazione nel numero degli spettacoli (-11,1%) a fronte tuttavia di una sostanziale stabilità del pubblico.
Ma il dato ancora più significativo è quello che dimostra l’esistenza di una risposta alla riduzione delle risorse pubbliche, in grado di determinare un significativo incremento dell’incidenza degli incassi da mercato, sponsor e risorse la cui incidenza passa dal 32,9% al 43,2%. Risposta quasi obbligata al decrescere dei contributi pubblici, che è tuttavia l’indice di una capacità di reazione importante da parte delle strutture dello spettacolo dal vivo.
Interessante notare che laddove l’incidenza della Regione passa dal 25,6% al 19,3%, gli altri contributi pubblici salgono di poco più di 3 punti percentuali, mentre rimangono stabili le Fondazioni bancarie. Al di là del contenuto culturale delle attività, che rappresenta il vero valore, per molte organizzazioni culturali, non solo il finanziamento pubblico non gioca più un ruolo di puro mantenimento di uno status quo, ma viene invece utilizzato propriamente come attivatore di altre risorse.
Le stesse fondazioni bancarie del territorio si danno da fare per svolgere un ruolo ancora più marcato e significativo nel sostegno alle arti e alla cultura: solo per fare un esempio basti pensare alla Fondazione CRT, da sempre fortemente impegnata nell’area culturale attraverso l’erogazione di finanziamenti nel settore sul territorio piemontese, che ha recentemente deciso di partecipare a bandi europei, tra cui in primis il Programma Cultura. Decisione premiata dal successo del progetto “CARAVAN Artists on the road” - nato per realizzare azioni culturali e performance artistiche che sviluppino il tema Rinascita dalla Crisi - è risultato primo classificato in Europa nel marzo 2011, classificandosi al primo posto tra le 61 domande di finanziamento presentate in tutta Europa e valutate dall’Education, Audiovisual and Culture Executive Agency (EACEA) per la Commissione Europea.
Dati che contrastano con la decisione di cui abbiamo già discusso (cfr. Coinvolgere i privati nel sostegno alla cultura) di riproporre un’approccio da questua nel sostegno alle attività culturali proposto dal Comune di Torino con i cappelli giganti per raccogliere gli spiccioli nelle principali piazza cittadine.
La vera e unica possibile strada per far fronte al quasi azzeramente delle risorse disponibili per il settore culturale è coinvolgere sempre più fondazioni, cittadini e imprese, condividendo obiettivi e risultati e dando loro accesso a contesti di esperienza potenzialmente ricchi e stimolanti come solo la cultura e le arti possono fare.
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Marianna Martinoni è membro del Consiglio Direttivo di ASSIF (Associazione italiana Fundraising) www.assif.it e docente di The Fund Raising School – AICCON
Laurea in Conservazione dei Beni Culturali presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia, Master internazionale in Comunicazione e gestione delle politiche culturali pubblichee private. Coautrice, con Pier Luigi Sacco, del primo libro sul fundraising per la cultura in Italia (2005).