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Riuniamo il Divisionismo

  • Pubblicato il: 24/02/2012 - 08:53
Autore/i: 
Rubrica: 
FONDAZIONI D'ORIGINE BANCARIA
Articolo a cura di: 
Lidia Panzeri, da Il Giornale dell'Arte numero 317, febbraio 2012
Carlo Carrà

Rovigo. Una rivisitazione del Divisionismo, per dilatarne la cronologia e allargarne i confini geografici. È questo l’obiettivo ambizioso di Francesca Cagianelli e Dario Matteoni, curatori della mostra «Il Divisionismo. La luce del moderno» promossa dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo in programma a Palazzo Roverella dal 25 febbraio al 24 giugno (catalogo Silvana Editoriale).
La cronologia: dal 1890 agli epigoni dei primi due decenni del ’900, fino a lambire e a sovrapporsi alle prime esperienze futuriste. I confini geografici: sono incluse regioni finora considerate marginali, come la Liguria e la Toscana. Il tutto in una miscela ben dosata di grandi maestri, come Giacomo Balla («Ritratto all’aperto», 1902) o Giuseppe Pellizza da Volpedo, e di autori meno noti come il toscano Adriano Baracchini-Caputi, o riscoperti, dopo un ingiusto oblio, come Llewelyn Lloyd.
Dieci le sezioni in cui è articolato il percorso: la prima è un doveroso omaggio al mentore del movimento, Vittore Grubicy, imperniato sul suo trittico donato al Museo Civico Giovanni Fattori; segue il capitolo dell’innovazione tecnica e degli archetipi, che annovera Giovanni Segantini e Carlo Prada. Poi i primi paesaggi esemplificati da opere di Gaetano Previati, Pelizza da Volpedo e Plinio Nomellini, scelto quale tramite del Divisionismo tra Toscana e Liguria. Quest’ultima, e soprattutto Manarola, è il fulcro della quarta sezione, in cui spicca Lloyd.
L’impegno nel sociale trova i suoi esempi nel ciclo del Pio Albergo Trivulzio di Angelo Morbelli come ne «I conquistatori del sole» di Giuseppe Cominetti. Il ritratto (da segnalare quello dello scultore Valerio Brocchi di Umberto Boccioni), il mito e il cosmo, quest’ultimo con opere di Pellizza, Galileo Chini, Nomellini e Previati, costituiscono altrettante declinazioni del Divisionismo. La nona sezione è incentrata sulla luce, con gli esordi prefuturisti di Carrà («Uscita dal teatro»), Severini, Boccioni e Russolo, affiancati da Leonardo Dudreville. L’ultimo capitolo è mondano, in pieno clima da Belle Epoque, con protagonisti Ferruccio Ferrazzi e Chini. Alle ceramiche di quest’ultimo è dedicata la sezione delle arti applicate, che come ormai tradizione, si svolge in contemporanea a Villa Badoer di Fratta Polesine.

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da Il Giornale dell'Arte numero 317, febbraio 2012