Italia Non Profit - Ti guida nel Terzo Settore

Ripartire dalla cultura non è una questione di numeri

  • Pubblicato il: 11/01/2013 - 01:14
Autore/i: 
Rubrica: 
FONDAZIONI CIVILI
Articolo a cura di: 
Stefania Crobe
Supporto per specchio a forma di unicorno  Bronzo (?) parzialmente dorato Cina Dinastia Yuan o Ming

Torino. A cavallo tra vecchio e nuovo anno, si sa, è tempo di bilanci e di buoni propositi per il futuro.
E così fanno i musei della Fondazione Torino Musei che, guardando al 2012, si lasciano alle spalle un anno di grandi successi e soddisfazioni.
E’ una questione di numeri: 296.499 il totale dei biglietti staccati nel 2012 nei quattro musei della Fondazione, GAM-Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea, PALAZZO MADAMA-Museo Civico d’Arte Antica, MAO-Museo d’Arte Orientale, Rocca e Borgo Medievale.
A questi vanno aggiunti coloro che hanno transitato nelle aree ad accesso libero, ovvero l’Atrio, lo Scalone Juvarriano e la Corte medievale a Palazzo Madama e al Borgo Medievale per un totale di 1.089.475 visitatori.
Ma i numeri da soli sono cifre che si riempiono di senso solo se analizzati alla luce di un contesto ombroso come l’attuale.
Nonostante l’aumento di disoccupazione, gli aumenti dei costi, non dei salari, i dati rilevati dalla Fondazione Torino Musei sull’affluenza nei quattro tra i maggiori musei del  Piemonte – ma a questi andrebbero aggiunti quelli del circuito Abbonamento Torino Musei – è paradigmatico di un’Italia che alla crisi risponde a suon di «partecipazione culturale».
Gli italiani risparmiano ma non rinunciano al museo.
In Piemonte, merito della ricca offerta espositiva che nel 2012 ha donato al suo pubblico , tra antichità e contemporaneità, grandi capolavori.
Fang Lijun e Salvatore Scarpitta (fino al 3 febbraio 2013) alla Gam,  la Madonna col Bambino di Michelangelo e il Ritratto di Lionello d’Este di Pisanello e le «Favole e magie» a Palazzo Madama, i «Riflessi d'oriente» (fino al 24 febbraio 2013) al Mao e le mostre, le attività per bambini e adulti al Borgo Medievale, tra le mete predilette da torinesi e turisti.
Dati incoraggianti che il 2013 si appresta ad eguagliare visto il grande interesse mostrato dai cittadini verso l’Abbonamento Musei Torino + Piemonte 2013 che, avviato nato nel 1999  da un progetto della Città di Torino per comprendere i musei civici e risultato di un coordinamento progettuale, finanziario e operativo della Città di Torino, della Provincia di Torino, della Regione Piemonte e della Fondazione CRT, conta oggi 180 musei in tutto il territorio piemontese e numerose convenzioni con diverse regioni italiane.
Ad oggi le tessere vendute sono 52mila e costituiscono un indice di fiducia dal quale ripartire per fronteggiare questo ultimo anno denso e drammatico, che ha però il merito di aver indotto ad un ripensamento collettivo in cui la cultura può costituire una efficace ricetta anticrisi.
E la collettività piemontese sembra averlo compreso prima delle forze politiche scegliendo, senza indugi, la cultura prima di tutto.
La stessa determinazione non sembra appartenere agli amministratori della cosa pubblica.
Un’inchiesta del Giornale dell’Arte (numero 327, gennaio 2013)[1] a cura di Edek Osser e Tina Lepri definisce Torino «una Ferrari in garage, costretta a girare in bici».
Dopo 10 anni di investimenti che hanno trasformato la città da capitale industriale a capitale della contemporaneità, oggi Torino sembra incapace di raccogliere il frutto dei suoi sforzi.

Colpa della crisi, dice l’Assessore alla Cultura della Città di Torino Braccialarghe, e dei tagli: «sono mancati 240 milioni di trasferimenti dallo Stato, il 30% del bilancio complessivo di un miliardo e 300 milioni».
«Oggi visitatori e turisti non riescono a sostenere i costi di gestione e manutenzione di tutto il nuovo, complesso sistema della cultura torinese. Lo Stato è quasi assente e la crisi finanziaria non ha colpito solo la parte pubblica».
Indipendentemente dalla gestione e dalla forma giuridica utilizzata  – fondazione o consorzio pubblico-privato – la questione rimane critica per i musei della Città e, mentre l’auspicata soluzione vagheggiata qualche tempo fa della Super Fondazione capace di risolvere i problemi di «governance della cultura» piemontese sembra in stand-by, tra le incognite più urgenti emergono un sistema delle Residenze Sabaude che non riesce a decollare e che rischia di restare isolato e un Castello di Rivoli che, senza vertici, rischia di perdere il suo trentennale prestigio mettendo a repentaglio la programmazione del 2013.
A tutto questo forse vale la pena aggiungere i centinaia di giovani (e meno giovani) precari, assunti dalle cooperative che gestiscono i servizi museali, che ruotano intorno al sistema culturale piemontese per i quali, tra scadenza di contratti, brevi rinnovi e licenziamenti, il 2013 è di sicuro ancora più incerto.
L’Epifania tutte le feste ha portato via e, riposte le Luci (d’artista), gli addobbi e i lustrini siamo pronti a guardare al futuro e a rimboccarci di nuovo le maniche per il rilancio della cultura, auspicando che sia anche priorità di chi si appresta a guidare il Paese.

Un auspicio che viene anche da Icom Italia che lancia un appello - «Ripartire dalla cultura
Cinque priorità e dieci obiettivi per guardare al futuro
» - per chiedere a chi si  candida a governare l’Italia «impegni programmatici per il rilancio della cultura intesa come promozione della produzione creativa e della fruizione culturale, tutela e valorizzazione del patrimonio, sostegno all’istruzione, all’educazione permanente, alla ricerca scientifica, centralità della conoscenza, valorizzazione delle capacità e delle competenze».

A piena campagna elettorale, tra talk-show, comizi, camper e gigantografie, che qualcuno presti attenzione.

Articoli correlati:
Rivoluzione nella governance

© Riproduzione riservata

[1] Edek Osser e Tina Lepri  (a cura di), Torino: a rischio il «modello cultura». E lo Stato non paga, Giornale dell’Arte (numero 327, gennaio 2013), p. 9