Riforma del Mibact, ecco il documento della Commissione Bray
Roma. Il 7 febbraio scorso il Consiglio dei Ministri (governo Letta) avrebbe dovuto approvare laRiforma del Ministero dei Beni culturali assieme a una consistente riduzione di 30 dirigenti ministeriali imposta dalla «spending review». Il progetto è invece stato ritirato e in quella riunione il Governo ha deciso di tagliare l’organico del Ministero e «di definire la riforma complessiva con il coinvolgimento del Parlamento, attraverso l’iter ordinario con decreto del Presidente della Repubblica». In pratica un rinvio sine die.
Le critiche al progetto erano state tante e così autorevoli da consigliare il suo ritiro. Eppure il testo avrebbe dovuto seguire le linee guida elaborate da una Commissione di venti esperti,nominati dall’ex ministro Massimo Bray il 9 agosto 2013 che aveva concluso i suoi lavori il 31 ottobre scorso.
Dopo una lunga serie di audizioni, la Commissione, presieduta dal docente di diritto amministrativo Marco D’Alberti aveva consegnato l’ampio documento. Il ministro Bray lo aveva condiviso e presentato alla stampa agli inizi di novembre come base per la riforma. Il testo presentato poi a gennaio dal Ministero è risultato del tutto diverso, nello spirito e nella sostanza, da quello delineato dalla Commissione. Sepolto dalle critiche è stato quindi ritirato. Il problema riforma è adesso sul tavolo del nuovo ministro del Mibact Dario Franceschini che dovrebbe affrontarlo con urgenza. Eppure, non si è ancora sviluppato un dibattito pubblico sul prezioso, importante documento preparato dalla Commissione Bray. Questo soprattutto perché pochi lo conoscono: infatti, pur essendo un documento ufficiale, il Ministero non l’ha pubblicato. «Il Giornale dell’Arte» lo mette ora a disposizione di tutti.
La relazione finale della Commissione Beni culturali (31 ottobre 2013)
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da Il Giornale dell'Arte, edizione online, 2 marzo 201