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Rifare cheFare: aperto per il secondo anno il Bando più social per la Cultura, voluto dall'Associazione Doppiozero

  • Pubblicato il: 29/11/2013 - 11:41
Autore/i: 
Rubrica: 
OPINIONI E CONVERSAZIONI
Articolo a cura di: 
Neve Mazzoleni

Una stagione ricca di opportunità per coloro che credono nella Cultura come motore di sviluppo ed economia sostenibile. Appena chiuso il Bando di Fondazione Italiana Accenture, che ha aggiudicato fino a un milione di Euro per il progetto Trame di Lunigiana.  Chiusa da un mese la chiamata di idee innovative IC-Innovazione Culturale promosso da Fondazione Cariplo, che permette anche a singoli individui di concorrere. In attesa dell'aggiudicazione del Bando di Fondazione Unipolis, Culturability (10 dicembre 2013). Un autunno caldo che coinvolge anche l'Associazione Culturale Doppiozero nell'offerta di opportunità per l'impresa culturale.
Alla sua seconda edizione il Bando cheFare, che premia 100.000 Euro la migliore idea di impresa culturale che abbia un'attenzione particolare sostenibilità economica, l'impatto sociale e la rilevanza culturale. Entro il 9 dicembre le migliori idee devono essere inviate per partecipare poi alla seconda fase del bando, ovvero la valutazione della giuria on line. Ma quali le differenze con la prima edizione, che fin da subito ha acceso l'attenzione del settore per la sua formula innovativa di promozione attraverso i social e piattaforme di condivisione? Ne abbiamo parlato con il Bertram Niessen, sociologo, project manager e mentore di cheFare.

Da cosa si parte per rifare cheFare?
Rispetto alla prima edizione abbiamo capito come gestire meglio il processo. L’anno scorso abbiamo lanciato il bando, raccogliendo l´adesione di tanti “attivisti culturali” con ottime idee ma difficoltà nel formulare progetti, con una particolare attenzione ad elementi economici di sostenibilità. Quest’anno puntiamo a mettere a sistema quello che abbiamo imparato. Per questo abbiamo creato lo strumento del vademecum che guida i partecipanti nella riflessioni necessarie per compilare la domanda di bando. Abbiamo un approccio più formativo, perché vogliamo restituire quelle buone pratiche che abbiamo osservato nella prima edizione e farle crescere.
Per questo una parte fondamentale del nostro lavoro è svolta dal dibattito che continuiamo a costruire sulle pagine di Doppiozero, così come dall'attività sui social network con la quale segnaliamo articoli e contributi sui temi dell'open access, della sostenibilità economica della cultura e dell'impresa sociale.

Quale la visione dietro al bando?
Non pretendiamo di risolvere i problemi del settore, né di sostituire le Pubbliche Amministrazioni. Vogliamo contribuire a un’inversione di tendenza, ovvero sia dimostrare che con la Cultura è possibile costruire percorsi sostenibili. Grazie alla nostra attività editoriale con Doppiozero promuoviamo racconti, narrazioni: ospitiamo contributi non solo di intellettuali, ma anche di operatori culturali chiamati a commentare e raccontare le proprie esperienze e punti di vista. Gli stessi semifinalisti di cheFare sono invitati a fare dello storytelling sulla piattaforma di condivisione nel sito del bando. Vogliamo creare un ecosistema culturale; non ci sentiamo in competizione con gli altri soggetti che promuovono bandi, ma in collaborazione. Per questo ci siamo tutti incontrati a Lecce in ArtLab 2013: per fare sinergia.

Quali gli intenti?
Cerchiamo di accorciare le distanze fra i mondi della Cultura, dell'Innovazione e del Terzo settore che parlano linguaggi differenti. La Cultura ancora è restia ad assumere linguaggi, pratiche e visioni del mondo economico, e questo in una congiuntura come quella di questi anni ne limita inevitabilmente le possibilità di sostentamento. Allo stesso tempo, il mondo dell’Innovazione semplifica eccessivamente certi approcci critici, bypassando alcuni approfondimenti sui contenuti, per raggiungere obbiettivi più immediati. Il Terzo settore, invece, ancora non incorpora alcune di quelle istanze imprenditoriali che possono favorire l’impresa sociale. Con questo esperimento puntiamo all’equilibrio e integrazione delle parti, cercando allo stesso tempo di far crescere (in noi come nei partecipanti) la capacità di raccontare le proprie storie.
Dal punto di vista sistemico, cheFare sta in qualche modo a metà strada tra un puro concorso di idee come il bando di Fondazione Cariplo IC-Innovazione culturale e un bando molto strutturato che punta all’incubazione di una start-up come Ars di Accenture.

Come si struttura il bando?
Fino al 9 dicembre 2013 riceviamo le domande di candidatura, che devono attenersi strettamente a quanto richiesto nel documento di bando. Successivamente avverrà una prima scrematura da parte del dream team di Doppiozero e dei partners del progetto (Avanzi, Fondazione Arhef, Fondazione Fitzcarraldo, Tafter, Societing e Liberos). I progetti verranno pubblicati sul sito per la votazione del pubblico ampio per due mesi, rimanendo on line fino al 13 marzo. In questo periodo i candidati saranno fortemente stimolati da noi nel raccontarsi e comunicare. La giuria finale sceglierà il finalista fra gli otto più votati dal pubblico, decretando il vincitore il 3 aprile 2014. E' tutto molto veloce perché Vogliamo dare riscontro in pochi mesi per rispondere alle emergenze del settore che chiede supporto per il proprio sviluppo.
La giuria incontrerà solo gli otto finalisti alla fine del processo selettivo. Rispetto all’anno scorso vogliamo offrire un Camp strutturato nel quale sia possibile aiutare i semifinalisti a strutturare maggiormente i propri progetti.

Chi può partecipare?
Associazioni, comitati, organizzazioni di volontariato, fondazioni, imprese sociali, società di persone, società di capitali, società cooperative, società consortili, organizzazioni non governative, associazioni di promozione sociale, Onlus, associazioni e società sportive dilettantistiche. L’importante è che abbiano un codice fiscale, un legale rappresentante e uno statuto. Ammettiamo anche organizzazioni che hanno già concorso lo scorso anno e progetti dall’estero. Per queste ultime stiamo puntando in futuro ad avere un sito multi-lingua, cosa che purtroppo per questo anno non è ancora possibile.

Perché la giuria on line?
La giuria on line arriva in un momento successivo rispetto al team di selezione esterno, ed entra in gioco per due degli otto parametri che compongono il nostro bando: la capacità di comunicare e la capacità di contatto con i territori. È un test per verificare la capacità comunicativa dei candidati. L’anno scorso abbiamo registrato la partecipazione di 42.500 votanti. I social network hanno agito come piattaforme di viralizzazione. Questo sistema è un ottima vetrina per le realtà hanno bisogno di sviluppare nuovi modi di raccontarsi. Molti dei progetti dell’anno scorso sapevano già di non essere pienamente adeguati dei parametri di valutazione; nonostante ciò hanno partecipato attivamente alla community per emergere e farsi conoscere più diffusamente.

Cosa è successo dopo il primo anno?
Da pochi giorni abbiamo consegnato l'ultima tranche del contributo al progetto Liberòs, che ha vinto la prima edizione di cheFare. È stato un anno intenso nel quale abbiamo monitorato la loro attività, che si è fortificata in termini di visibilità, di costruzione di rete e di dialogo con il territorio. Anche se la performance economica non è ancora completamente a regime, lo sarà nel giro di pochi mesi, ed un risultato migliore di quelli di molte imprese dopo il primo anno di vita. Per noi Liberòs è assolutamente un benchmark dei nuovi modi di fare cultura in Italia, ed è per questo che oggi è fra i partner del Bando. Perché, come gli altri partner, per noi è un punto di riferimento dell'innovazione culturale.

Quali sono le vostre aspettative?
Dal punto di vista dei progetti, quest'anno ci aspettiamo una crescita nella qualità. E' probabile che con la notorietà che abbiamo raggiunto con la prima edizione crescerà anche il numero delle idee più abbozzate, ma in generale ci aspettiamo che il lavoro di disseminazione, approfondimento e discussione che abbiamo svolto nell'ultimo anno ci porti progettualità ancora più mature di quelle dell'anno scorso.
Dal punto di vista della rete, puntiamo a costruire una maggiore cooperazione con gli altri attori dell'innovazione culturale: premi istituzioni, reti e centri di ricerca. Il tutto guardando alle possibilità di collaborazione con l'Europa ed il resto del mondo.

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