Quando il museo riscopre la sua collezione investe sull’educazione
New York. La Dia Art Foundation di New York, che conserva alcuni tra i capolavori più interessanti dalla seconda metà del Novecento fino a oggi, con firme che vanno da Joseph Beuys a Walter De Maria, da Dan Flavin a Donald Judd, propone una nuova ricerca sul lavoro del tedesco Franz Erhard Walther, tra i precursori della demistificazione del ruolo autoriale dell’artista verso un’estetica più democratica grazie alla messa in risalto dell’interazione tra lo spettatore e l’oggetto d’arte. Il museo, che ospita in collezione una delle primissime opere del maestro, «1.Werksatz», propone un ricco programma di iniziative che ne permettano una rilettura, una riscoperta, forse proprio perché in terra statunitense, nonostante vi abbia vissuto per alcuni anni tra il ‘69 e il ‘71, Walther è ancora poco rappresentato dalle principali istituzioni museali.
In occasione della mostra «Work as Action» che la Dia Art Foundation inaugurerà il 13 febbraio 2012, si aprono spazi di confronto e di ricerca sul lavoro di Walther a studenti, artisti, intellettuali della città. Con il supporto della Fondazione Franz Erhard Walther e di Marieluise Hessel, sabato 17 settembre 2011 nella sede Dia:Beacon si terrà il colloquio «Franz Erhard Walther's First Work Set: Objects, Instructions, and Actions, 1963–1969» finalizzato a esaminare e sviscerare il significato storico dell’opera «1.Werksatz» del 1963-69, la scultura centrale del Work as Action.
Il 19 settembre nella sede Dia:Chelsea seguirà una conversazione tra Franz Erhard Walther e la curatrice indipendente Jennifer Winkworth, forse la maggiore esperta americana del lavoro del maestro.
Tutto ruota intorno all’opera conservata nel museo.
Nel 1963, mentre era ancora studente all’Accademia di Belle arti di Düsseldorf, Walther iniziò a fabbricare semplici forme costruite con garza e polistirene superando le convenzionali nozioni di scultura. Da lì intraprese un’investigazione aperta sugli oggetti e sulle azioni. Come lui stesso disse: «questo momento di manipolazione e poi l’azione come una componente del lavoro, come lavoro essa stessa, sono diventate il tema principale. L’idea fondamentale era di costruire un’opera a partire dall’azione».
Il grande e ambizioso «1.Werksatz» dimostra la complessità della sua ricerca. Composta da 58 elementi di tessuto o strumenti per il processo, come li definisce l’artista, questa scultura multi sfaccettata che Walther iniziò a Düsseldorf nel 1963, fu completata a New York sei anni dopo, nel 1969, assumendo un approccio radicale che coinvolge direttamente il corpo dello spettatore nell’attivazione dell’opera.
L’uso di Walther di materiali malleabili e azioni effimere come base per le sue sculture, il suo personalissimo punto di vista sul ruolo del linguaggio e la continua presenza del disegno come parte integrante per la definizione dello spazio sono tematiche che saranno esplorate durante i due appuntamenti di dibattito.
Appuntamenti che rappresentano la base per una nuova ricerca sul lavoro di Walther, che culminerà in una pubblicazione pianificata per il 2014 e che entrerà a far parte della collana della Fondazione dedicata a specifiche opere presenti in collezione e che già include: «Blinky Palermo: To the People of New York City», «Max Neuhaus: Times Square, Time Piece Beacon» e «Robert Smithson: Spiral Jetty».
Un progetto espositivo che comprende una progettualità pluriennale per una chiara e approfondita condivisione dei significati che la ricerca artistica ci propone non solo e non più attraverso le opere.
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