Quando i Savoia navigavano nell’oro
Venaria Reale (Torino). Dal 16 novembre, dopo ventitré anni, la Peota, l’imbarcazione cerimoniale dei Savoia, può nuovamente essere ammirata dal pubblico in uno spettacolare allestimento alla Venaria Reale. Il Bucintoro (forse da «bucio de oro», imbarcazione dorata) sabaudo fu ordinato nel 1729 da Vittorio Amedeo II di Savoia quale «reggia sull’acqua», ma è più noto come la «Peota di Carlo Emanuele III» poiché il padre morì nel 1732, non troppo tardi però per assistere, tra il 2 e il 3 settembre del 1731, alla consegna al concierge del Castello del Valentino della preziosa imbarcazione, giunta a Torino da Venezia dopo un viaggio a traino animale («alaggio») sul Po di 32 giorni. Si tratta dell’unico esemplare originale del Settecento esistente al mondo (l’ultimo Bucintoro dei Dogi, coevo alla Peota sabauda, fu quasi completamente distrutto dalle truppe francesi nel 1798) in legno arricchito con dipinti, intagli dorati e tessuti preziosi, lungo quasi 16 metri e largo circa 2,60, con albero di 12,20 metri e un peso di oltre 5 tonnellate. ll ricco progetto decorativo si deve a Matteo Calderoni, con figure dorate a basso, alto rilievo e tutto tondo, che risaltano sul fondo color rosso.
Il Bucintoro sabaudo costò oltre 34mila lire del Piemonte, circa tre milioni di euro attuali (l’architetto di corte Filippo Juvarra fu incaricato di redigere la perizia circa la congruità dei costi), e fu protagonista, nel 1734, del primo viaggio in Italia via fiume effettuato dal re e delle celebrazioni torinesi del matrimonio tra Carlo Emanuele IV e Maria Clotilde di Francia (1775), di Vittorio Emanuele II con Maria Adelaide d’Austria (1842) e di Amedeo d’Aosta con Maria dal Pozzo della Cisterna (1867). Nel 1873 la Peota fu inventariata come dono del re d’Italia Vittorio Emanuele II tra le opere del Museo Civico di Torino, inaugurato nel 1863, e i torinesi poterono ammirarla nel padiglione appositamente costruito nel cortile della prima sede del Museo, in via Gaudenzio Ferrari 1. Nel 1937, in occasione della «Mostra del Barocco piemontese» venne portata a Palazzo Carignano, al primo piano, e, a esposizione terminata, trasferita a Palazzo Madama, nuova sede del Museo Civico già dal 1934, nella corte medievale (allora chiamata «Voltone»). Fu poi prestata nel 1982 alla Mostra mercato di antiquariato tenutasi a Palazzo Nervi, dove rimase per circa due anni. Rientrata a Palazzo Madama fu visibile al pubblico fino al 1989, anno di chiusura del museo, ove però venne custodita fino al 2000, quando fu trasferita al Laboratorio Nicola Restauri di Aramengo. Il 14 settembre 2011 la Peota è invece approdata alla Venaria Reale, «un trasporto eccezionale, quello da Aramengo, racconta Ludovico Passerin d’Entrèves, presidente della Consulta per la valorizzazione dei beni artistici e culturali di Torino, che ha richiesto una doppia scorta della polizia e la chiusura ad hoc di alcune strade». La Consulta ne ha promosso e finanziato il restauro, affidato al Centro Conservazione e Restauro della Venaria Reale, «con un esborso di 250mila euro, comprensivi dei costi del trasporto da Aramengo», informa Passerin d’Entrèves. Il restauro, iniziato nel settembre 2011 e concluso nel giugno 2012, è stato diretto da Pinin Brambilla Barcilon, e seguito da Massimo Ravera, responsabile Arredi Lignei del Centro Conservazione e Restauro della Venaria Reale, sotto la supervisione di Mario Epifani della Soprintendenza per i Beni storici, artistici ed etnoantropologici del Piemonte (nel comitato tecnico di restauro presenti anche Barbara Rinetti e Anna Rosa Nicola). Si è provveduto alle operazioni di disinfestazione, pulitura, consolidamento e stuccatura con integrazione pittorica e doratura; in particolare, le dorature, appesantite da multipli strati di vernici, sono state pulite con il laser.
La Peota, la cui proprietà resta al Museo Civico d’Arte Antica, ma in comodato d’uso al Consorzio di Valorizzazione Culturale La Venaria Reale, rimarrà nelle Scuderie Juvarriane per almeno tre anni con l’allestimento scenografico (finanziato con i Fondi europei per lo sviluppo Por Fesr per circa 800mila euro) a cura del regista teatrale David Livermore e un ricco apparato illustrativo sulla storia e sul restauro.
Il catalogo La Barca sublime. Palcoscenico regale sull’acqua, edito da Silvana Editoriale, è a cura di Elisabetta Ballaira, Silvia Ghisotti e Angela Griseri.
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