Produrre cultura contemporanea, una riflessione a partire dalla ricerca del Bando “ORA! Linguaggi contemporanei, produzioni innovative”
Il 21 novembre 2017 è stato presentato presso Toolbox, a Torino, il percorso di lavoro del Bando ORA! di Compagnia di San Paolo, dedicato alle produzioni culturali contemporanee. La presentazione è stata l’occasione per discutere della ricerca promossa da Compagnia di San Paolo e realizzata dal Centro Studi Santagata – EBLA relativa ai partecipanti al bando stesso. I risultati della ricerca, sintetizzati di seguito, sono stati commentati e discussi in una serie di panel, che hanno posto a confronto opinioni e indicazioni di lavoro di attori del mondo culturale e delle imprese [1].
Il bacino delle richieste di contributo al Bando ORA! rappresenta una ricca fotografia dello stato della progettualità italiana nell’ambito della produzione culturale e dei linguaggi contemporanei. La lettura di questo contesto ha permesso a Compagnia di San Paolo di individuare e riflettere su alcuni aspetti contenutistici ed istituzionali che potrebbero essere sviluppati in un’ottica strategica per favorire la produzione e la valorizzazione dell’offerta artistico-creativa sul territorio.
ORA!, inoltre, ha costituito un modello di intervento innovativo per la Compagnia di San Paolo che ha portato alla definizione di un modello in 7 fasi, sintetizzati in Figura 1:
- (Fase 1) Progettazione: analisi del contesto. Per scrivere il bando ORA! è stata condotta un’analisi del contesto volta a definire gli obiettivi e gli strumenti di intervento
- (Fase 2) Pubblicazione del Bando. Il bando ORA! è stato pubblicato a livello nazionale per sostenere la produzione e l’offerta di cultura contemporanea italiana
- (Fase 3) Ricerca sui partecipanti. È stata condotta una ricerca sui partecipanti, con l’obiettivo di fornire indicazioni di lavoro a Compagnia.
- (Fase 4) Selezione dei vincitori. Sono stati selezionati 20 progetti su 250, per un budget di € 740 mila
- (Fase 5) Empowerment e capacity building. Avvio di un percorso di empowerment per le organizzazioni che hanno vinto il bando ORA! e riflessione più ampia sulla possibilità di realizzare percorsi di capacity building
- (Fase 6) Rifinanziamento. È stato deliberato il sostegno a nuove progettualità candidate nel bando e coerenti con il più ampio impegno su tematiche prioritarie per l’area
- (Fase 7) Apprendimento data-driven. Il connubio tra il percorso del bando e i risultati della ricerca ha consentito di capitalizzare le informazioni raccolte per nuovi interventi.
Figura 1. Il modello di riferimento del Bando ORA!
La ricerca in sintesi
L’analisi effettuata, presente sulla sezione del sito dedicata al Bando ORA!, è frutto di un gruppo di lavoro esteso, che ha coinvolto lo scrittore Gianluigi Ricuperati e i ricercatori del Centro Studi Silvia Santagata –EBLA in un ricco e fecondo processo di dialogo e confronto con l’Area Innovazione Culturale della Compagnia di San Paolo.
I soggetti partecipanti al Bando
Il primo risultato che viene evidenziato dall’analisi dei soggetti che hanno partecipato al Bando ORA! è il fatto che le associazioni culturali sono i protagonisti pressoché assoluti delle risposte, oltre il 70% dei partecipanti, mentre il restante terzo si suddivide tra enti privati non a scopo di lucro e fondazioni, cooperative, enti locali, organizzazioni di volontariato e Università o Politecnico (4 soggetti in totale).
La maggior parte delle organizzazioni hanno come ambito di lavoro le Performing arts e l’arte contemporanea.
Il secondo dato saliente è quello relativo alla durata della presenza sulla scena culturale delle organizzazioni: un terzo dei soggetti che hanno presentato domanda al bando sono attivi sulla scena culturale da 5 anni o meno. Tuttavia i team di lavoro del progetto sono costituiti principalmente da over 35, sia per quanto riguarda gli artisti, sia per quanto riguarda i progettisti. I grandi assenti per quanto riguarda i partecipanti al Bando sono i giovanissimi, soprattutto gli under 25.
Un altro elemento che caratterizza i team di progetto è la scarsa presenza di progettisti: spesso il ruolo di responsabile e coordinatore del progetto non viene affidato a un soggetto con competenze specifiche, ma viene assunto dagli artisti in prima persona.
Artisti e progettisti sono anche caratterizzati da un percorso lavorativo molto frammentato, indice da una parte della capacità di lavorare in contesti differenziati e molteplici, ma allo stesso tempo segnale di una certa fragilità dovuta a percorsi poco coerenti o al convivere di esperienze lavorative molto differenti, che sembrerebbero dettate in buona parte dei casi alla necessità di trovare un equilibrio a livello di risorse economiche. Tutto questo, chiaramente, a discapito dell’investimento rispetto allo sviluppo delle proprie competenze in campo artistico e di conseguenze di una carriera in tal senso.
La maggior parte dei soggetti partecipanti hanno sede nel Nord Italia e in particolare nel Nord Ovest, la maggior parte all’interno del territorio urbano, in primis Torino (89), Genova (25), Milano (24), confermando il dato che emerge da diversi studi (Bertacchini, Santagata 2012; Symbola – Unioncamere, 2016) relativo alla specializzazione territoriale nell’ambito di produzione di cultura. I contesti urbani si confermano i più attivi nelle industrie di produzione di contenuto, nelle performing arts e nell’arte contemporanea, mentre i territori non urbani, quando vedono la presenza di industrie culturali, ospitano le industrie creative legate alla cultura materiale.
È possibile compiere un’ultima osservazione rispetto alla capacità dei soggetti di finanziare le proprie attività al fine di comprendere quali siano i canali più utilizzati e come venga inteso il potenziale contributo di Compagnia di San Paolo.
La maggior parte delle organizzazioni ha entrate inferiori ai 20.000 euro, e fra questi è preponderante la situazione di chi, storicamente, ha entrate pari a 0.
Questi dati tratteggiano due situazioni differenti: quella delle organizzazioni che hanno appena iniziato la loro attività e quella di associazioni che lavorano per anni “al minimo” e che provano a cogliere l’occasione del bando per ottenere le risorse con cui lavorare in maniera più strutturata. Le organizzazioni con bilanci più solidi sono in misura preponderante quelle che operano nel campo del sociale e quelle che gestiscono spazi per le performing arts.
Grafico 2. Distribuzione delle organizzazioni per fasce di entrate (dal grafico sono state eleminate le organizzazioni le cui entrate superano i 200.000 euro per permettere di apprezzare meglio le organizzazioni che si trovano nella fascia inferiore del grafico). Media delle entrate degli ultimi due anni dichiarati in sede di domanda.
Fonte: elaborazione nostra su database Bando ORA!
In questa situazione, quella richiesta tramite il bando si tratta nella maggior parte dei casi di un’entrata importante, capace di coprire buona parte del budget dell’organizzazione.
I progetti
Torino è territorio di elezione dei progetti, scelta come sede dalla maggior parte dei proponenti. La grande maggioranza delle organizzazioni ha individuato come territorio di riferimento delle attività progettuali un territorio che conoscono bene, in cui hanno partnership e hanno già lavorato.
Le partnership attivate per il progetto presentato sono per il 50% di livello locale, per il 5% di livello regionale, per il 19% sovraregionale, e per il 15% nazionali o internazionali (rispettivamente il 6 e il 9%). Il 17% dei progetti non prevede partnership specifiche.
Se si guarda all'ambito di azione principale, ovvero all'attività maggiormente caratterizzante del progetto, i progetti che più di frequente prevedono attività multidisciplinari o cross-disciplinari sono quelli nell'ambito disciplinare delle performing arts (51%), e dell'arte che utilizza le nuove tecnologie (46%), mentre le altre categorie (arte contemporanea, audiovisivi, varie) sono staccate di almeno dieci punti percentuali).
Ex post possiamo affermare che la multidisciplinarietà, dal punto di vista delle discipline, e a prescindere dagli output, è stata concepita secondo due modelli: la compenetrazione di più discipline la giustapposizione di discipline.
Il primo modello risulta il più auspicabile, anche in base agli standard a livello internazionale.
Un terzo dei progetti non prevede nessuna forma di multidisciplinarietà, non rispondendo così a uno dei criteri principali del bando. I due terzi restanti prevedono una costruzione multidisciplinare e cross-disciplinare delle attività per 98 progetti e di giustapposizione della attività per circa 60 progetti.
In sintesi in totale sono più i progetti che non prevedono multidisciplinarietà o che la prevedono nella sola forma della giustapposizione, intendendo come tale più la realizzazione di molti e diversi output (ad esempio la realizzazione di una mostra, di uno spettacolo, di un concerto, ...) rispetto a quelli che hanno posto al centro del proprio progettare la prospettiva multidisciplinare.
A mano a mano che cresce la complessità e il raggio delle partnership che le organizzazioni sono in grado di tesserae, cresce anche la capacità di proporre progetti multidisciplinari. Chi nel tempo ha creato e mantenuto relazioni a livello internazionali, infatti, è due volte più propenso a presentare progetti multidisciplinari e viceversa. Infine si rileva come una visione della multidisciplinarietà più integrata è stata proposta da soggetti in possesso di un curriculum più robusto, con competenze monodisciplinari di alto livello.
Nell’analizzare l’utilizzo delle nuove tecnologie nei progetti presentati si è deciso di adottare la prospettiva offerta dalla lettura della filiera di produzione di cultura. I progetti hanno infatti inteso il rapporto tra nuove tecnologie e arti secondo due prospettive: il digitale nell’arte, ovvero l’utilizzo delle nuove tecnologie come elemento di produzione dell’intervento culturale (fase della concezione e realizzazione); il digitale per l’arte, ovvero nuove tecnologie come elemento di supporto lungo la filiera produttiva (fase della distribuzione e consumo).
In generale sono di più i progetti che non prevedono l'uso di nuove tecnologie o che le utilizzano a supporto delle fasi di distribuzione e consumo dell'attività culturale, ad esempio attraverso la realizzazione di siti web comunicativi o di app (147) rispetto a quelli che sanno integrare nella concezione e realizzazione delle opere le nuove tecnologie (102). Risulta quindi abbastanza scarsa la capacità di introdurre elementi innovativi nella produzione culturale grazie alle nuove tecnologie.
Come accade per le organizzazioni, non sempre capaci di individuare il proprio pubblico di riferimento, quasi due terzi dei progetti non hanno un pubblico specifico, sono rivolti, in maniera generica, a tutti. Questo è un elemento di debolezza sia delle organizzazioni, sia dei progetti, che risultano meno capaci di orientare la costruzione del progetto e la sua comunicazione sulla base di un target di riferimento.
A livello di budget, infine, La maggior parte dei progetti (143) ha richiesto a Compagnia di sostenere l'attività con una cifra compresa tra il 75% e l'86% del costo totale del progetto; il 26% circa chiede un contributo pari al 60-75% dell'intero progetto, mentre sono residuali le organizzazioni che chiedono percentuali inferiori.
In generale le organizzazioni mostrano una capacità contenuta di attingere a risorse proprie: 111 progetti non sono finanziati direttamente dalle organizzazioni che li propongono e un terzo dei restanti può contribuire al progetto con meno di 5000 euro.
Conclusioni
In estrema sintesi possiamo riassumere in alcuni punti salienti i risultati dell’analisi svolta, con la prospettiva di evidenziare gli aspetti che possono costituire le basi su cui progettare le azioni successive di Compagni di San Paolo:
- i giovani e giovanissimi sono i grandi assenti fra i partecipanti al Bando;
- vi è scarsa presenza di figure professionali specializzate nella progettazione delle azioni culturali;
- artisti e progettisti sono caratterizzati da grande frammentarietà dei percorsi professionali;
- manca generalmente una riflessione sul pubblico destinatario dell’azione culturale;
- manca, nella maggior parte dei casi, una riflessione rispetto a quali possano essere elementi per costruire un’economia di scala dei progetti;
- le organizzazioni mostrano una capacità contenuta di attingere a risorse proprie o di acquisire altre risorse rispetto a quelle richieste a Compagnia di San Paolo, a discapito della sostenibilità dell’organizzazione stessa.
La ricerca completa può essere scaricata dalla sezione del sito di Compagnia di San Paolo dedicate al Bando ORA!
Qui è disponibile un video che illustra il percorso svolto e i risultati emersi.
Bibliografia
Bertacchini E. e Santagata W. (a cura di), Atmosfera Creativa, Il Mulino, Bologna, 2012.
Symbola – Unioncamere, Io sono cultura - 2016. L’Italia della qualità e della bellezza sfida la crisi, Symbola - Unioncamere, Roma, 2016.
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