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Pianificazione strategica a base culturale: si colgono i frutti di Ravello Lab

  • Pubblicato il: 01/12/2013 - 17:26
Autore/i: 
Rubrica: 
OPINIONI E CONVERSAZIONI
Articolo a cura di: 
Claudio Bocci

L’intervento del Presidente del Consiglio agli Stati Generali della Cultura, promossi da Il Sole 24 Ore, è certamente un buon segno, di alto valore simbolico e che impegna l’intero governo. Ancor più rilevante se la prima delle cinque idee-proposte distillate nel corso dei lavori, quella di istituire la ‘Capitale Italiana della Cultura’, è stata avanzata dallo stesso Enrico Letta. Si tratta di una proposta di rilevante importanza che entra nel vivo del dibattito sulle politiche culturali e fa seguito alla grande attenzione riservata al processo di candidatura a Capitale Europea della Cultura 2019 il cui titolo, alla fine dell’anno prossimo, sarà assegnato ad una delle città che hanno recentemente superato la fase di preselezione: Ravenna, Perugia-Assisi, Siena, Cagliari, Lecce e Matera. In effetti, l’esperienza maturata dalle 29 annualità del programma europeo (la prima fu Atene nel 1985, in omaggio alla sua ‘inventrice’ Melina Mercouri, all’epoca ministro greco della cultura) dimostra come: l’approccio alla pianificazione strategica, alla progettazione integrata interistituzionale, al partenariato pubblico-privato e al coinvolgimento della società civile, richiesto dal modello delle capitali europee, sia in grado di innescare un percorso virtuoso di sviluppo a base culturale, sostenibile e di lungo periodo. Il modello ECoC, infatti, è in grado di promuovere un laboratorio di progettazione che, a prescindere dalla città che vincerà il titolo, introduce progressivamente una virtuosa ‘cultura della progettualità integrata e partecipata’ che, superando il 'settorialismo' dell'assessorato competente, impegna tutte le deleghe assessorili (sottolineando la trasversalità della cultura) e punta ad una trasformazione del volto delle città. Proprio in ragione delle straordinarie potenzialità di rigenerazione urbana del protocollo europeo, negli ultimi anni, le migliori esperienze di capitali europee della cultura sono state ospitate a Ravello Lab, il forum europeo su cultura e sviluppo promosso da Federculture e Centro Universitario Europeo per i Beni Culturali. I Colloqui di Ravello cosituiscono un modello originale di incontro riservato a poche decine di operatori che, fuori dal clamore del dibattito mainstream sulla edibilità della cultura, provano a misurarsi sulle questioni di frontiera che interessano le politiche pubbliche e la loro capacità di attivare più virtuosi rapporti con il Privato. Nelle passate edizioni, a Ravello si è molto ragionato del rapporto tra città e cultura leggendo in controluce alcune delle più significative esperienze di capitali europee della cultura di nuova generazione. Già nel 2009, grazie alla presenza di Beatriz Garcia di Liverpool 2008, Khoran Gumus di Istanbul 2010, Mustafa Tazeoglu di Ruhr 2010 e Francisca Abreu di Guimaraes 2012, nelle ‘Raccomandazioni’ conclusive che Ravello Lab rilascia al termine dei lavori con l’obiettivo di fornire utili spunti per l’adozione di appropriate politiche pubbliche ai diversi livelli istituzionali, è stato auspicato che il modello progettuale delle Capitali Europee della Cultura possa divenire la modalità ordinaria di intervento  nella pianificazione strategica dello sviluppo..A questo fine, il forum di Ravello lanciò l’idea di mutuare l’esperienza del Regno Unito che ha proceduto ad internalizzare il modello europeo giungendo a proclamare  Derry, Città britannica della cultura 2013. La città nord irlandese è stata scelta all’interno di un panel di altre città: Birmingham, Norwich, Sheffield, tutte selezionate per aver presentato progetti che, attraverso un ambizioso programma culturale, avevano il pregio di intervenire sull'intero processo di rigenerazione urbana, con importanti effetti economici e sociali. Il programma 'Città della Cultura' è stato promosso dal Governo britannico alla luce dei cospicui risultati prodotti dall'esperienza di Liverpool 2008 Capitale Europea della Cultura che, per la prima volta, ha previsto un importante apparato di monitoraggio e valutazione, messo a punto da un gruppo di lavoro dell'Università di Liverpool, guidato da Beatriz Garcia. (l'indagine è tuttora consultabile sul sito www.impacts08.net). I risultati emersi sono di grande importanza e riguardano il sistema culturale, la riqualificazione urbanistica (infrastrutture, riconversione di aree dismesse, mobilità, ecc.), l’impatto economico ma anche gli effetti sociali, in termini di identità, immagine della città, partecipazione dei cittadini, ecc. Dalle ‘Raccomandazioni’ dei Colloqui Internazionali di Ravello, il Sen. Alfonso Andria, Presidente del Comitato Ravello Lab, ha tratto ispirazione per depositare, nella scorsa Legislatura, un disegno di legge (n. 3068 Istituzione del programma annuale ‘Città italiana della cultura’) per stimolare le città a porre la cultura al centro dei piani di sviluppo urbano e del progresso economici e sociale dei territori. Se, anche in Italia, si giungesse in tempi rapidi ad introdurre il modello ECoC, come auspicato da Enrico Letta  si potrebbe affermare progressivamente una cultura della progettualità integrata e partecipata (evocata anche dalla Convenzione del Consiglio d’Europa sul valore del patrimonio culturale per la società, c.d Convenzione di Faro, sottoscritta dal Governo italiano nel febbraio scorso) di cui si sente assoluto bisogno alla vigilia del nuovo ciclo di programmazione 2014-2020. Questa nuova cultura della qualità progettuale contribuirà ad evitare quanto è successo nel POIN Attrattori Culturali che, a fine 2012, ha restituito a Bruxelles oltre 30,3 milioni di euro (e altri milioni saranno sicuramente restituiti entro la fine di quest’anno, nonostante l’accelerazione della spesa riprogrammata dal Ministro per la coesione territoriale) proprio a causa delle difficoltà delle  amministrazioni pubbliche a produrre buoni progetti che, in presenza di un patrimonio diffuso tipico del nostro paese, non possono che essere concertati tra pubblico e privato e non affrontare il nodo critico della gestione. Anche sulla base di queste considerazioni, la scorsa edizione di Ravello Lab, svoltasi a fine ottobre, ha esaminato la proposta avanzata da Federculture di introdurre specifiche misure che incentivino progetti integrati e sostenibili, attraverso un Fondo per la Progettualità Culturale. Il nuovo strumento dovrebbe essere finalizzato a favorire: a) la concertazione interistituzionale (tra soprintendenze, regioni, autonomie locali), b) la qualità progettuale, c) l’aggancio a sostenibili modelli di gestione, d) le convenienze all’investimento dei privati, e) la creazione di nuove imprese, profit e no-profit, e di un nuovo bacino di occupazione. Negli ultimi mesi, l’idea avanzata per la prima volta in un articolo su Il Sole 24 Ore nel marzo del 2012, è stata sviluppata in una ricerca congiunta Federculture/ Ifel-Anci dal titolo «Le forme di partenariato pubblico-privato e il fondo per la progettualità culturale», i cui risultati saranno presentati a Roma, in un convegno pubblico in Campidoglio, il 4 dicembre p.v.

Claudio Bocci è Direttore Federculture, Consigliere Delegato Ravello Lab