Italia Non Profit - Ti guida nel Terzo Settore

Parte la Grande Brera (adelante, con juicio)

  • Pubblicato il: 14/11/2013 - 10:10
Autore/i: 
Rubrica: 
notizie
Articolo a cura di: 
Ada Masoero

Milano. Il 30 settembre scorso si è conclusa la gara per il restauro delle coperture del palazzo storico di Brera (Lotto A: 6mila metri quadrati, 4,5 milioni di euro, 18 mesi di lavori) e quando questo numero di «Il Giornale dell’Arte» sarà in edicola è quasi certo che sarà completata anche la gara relativa a Palazzo Citterio (il palazzo settecentesco collegato a quello storico di Brera attraverso l’Orto botanico, individuato già nel 1976 dall’allora soprintendente Franco Russoli come naturale complemento della Pinacoteca), che comprende la progettazione definitiva, la progettazione esecutiva e i lavori di recupero dell’ala monumentale del palazzo: 17 milioni di euro l’importo e 24 mesi il tempo di esecuzione (Lotto B).
Dopo quasi 40 anni, mille rinvii e altrettanti cambi di rotta, il sogno di Russoli della «Grande Brera» sembra dunque avviarsi alla realizzazione. Con Caterina Bon Valsassina, direttore regionale del Mibact e deus ex machina dell’operazione, ripercorriamo la vicenda di questo palazzo, che offrirà alla Pinacoteca 6.500 metri quadrati di nuovi spazi tra interni ed esterni: «Paradossalmente, Palazzo Citterio ha sofferto di una sorta di “accanimento” progettuale. Sono tre infatti i progetti che si sono susseguiti sino a oggi, ciascuno dei quali dava forma a una diversa visione delle funzioni del palazzo: secondo i soprintendenti Russoli e Bertelli (progetto Ortelli&Sianesi, 1975-85, parzialmente realizzato) sarebbe stato la sezione moderna e contemporanea della Pinacoteca (erano previste le donazioni delle collezioni Jesi, Jucker e Mattioli, solo la prima delle quali fu poi acquisita, Ndr). Il progetto Stirling&Wilford, 1989-2001 (nel 1992, dopo la morte di Stirling, si aggiunsero Ove Arup di Londra e Sajni e Zambetti; anch’esso parzialmente realizzato), commissionato dall’Associazione Amici di Brera, proponeva lo spostamento del baricentro di Palazzo Citterio al suo giardino e all’Orto botanico di Brera, fino alla Pinacoteca e alla città attraverso via Fratelli Gabba: una visione quasi urbana, irta perciò di difficoltà per i molti soggetti coinvolti, ma di grande qualità. Nel progetto del 2005 (dell’architetto Guido Licciardi, non realizzato) Palazzo Citterio veniva destinato all’Accademia di Belle arti di Brera, che in cambio avrebbe ceduto spazi alla Pinacoteca nel palazzo storico. Parallelamente nasceva il progetto “Brera in Brera” (tutte le funzioni della Pinacoteca nel palazzo storico, alcune delle funzioni dell’Accademia in Palazzo Citterio), prima con il progetto della soprintendente Mia (Maria Teresa, Ndr) Fiorio e dell’architetto Belgioioso, poi con la gara europea di progettazione indetta dalla Direzione regionale della Lombardia (fondi Mibac, 2,5 milioni), vinta nel 2009 dallo studio di Mario Bellini e in via di conclusione a livello di progettazione definitiva».
Nel frattempo, nell’estate 2010 veniva firmato il protocollo d’intesa, tuttora vigente, fra Mibac, Ministero della Difesa, Ministero dell’Istruzione e l’allora sindaco di Milano Letizia Moratti, con cui la Difesa concedeva all’Accademia di Belle arti di Brera le caserme Magenta e Carroccio in via Mascheroni. Mario Resca, direttore generale dell’allora appena istituita Direzione per la valorizzazione del Mibac, veniva nominato commissario per i lavori della «Grande Brera» (2010-12), ma non trovandosi i finanziamenti, non se ne fece nulla. Solo con il primo, cospicuo finanziamento, voluto dal ministro Lorenzo Ornaghi il vento è cambiato: dei 70 milioni stanziati dal Cipe nel marzo 2012 per «interventi prioritari nel settore dei beni e delle attività culturali-sedi museali di rilievo nazionale», ben un terzo (23 milioni di euro) fu destinato allo start up per la realizzazione del progetto «Grande Brera». Come precisa Caterina Bon, «il finanziamento corrisponde a poco più di un quinto dei costi di realizzazione dell’intero progetto “Grande Brera”, valutato oltre un anno fa circa 108 milioni per il Palazzo di Brera, Palazzo Citterio e per il campus dell’Accademia in via Mascheroni. La delibera Cipe prevedeva però la pubblicazione dei bandi di gara entro la fine dell’anno in corso per le opere immediatamente cantierabili, pena il definanziamento. Di qui, in qualità di stazione appaltante e responsabile unico, decisi di porre in gara, in proporzione adeguata alla situazione, tre lotti di lavori (per i Lotti A e B si veda sopra; il Lotto C riguarda la predisposizione delle caserme Mascheroni, Ndr) per i tre complessi architettonici individuati nell’accordo del 2010: una scelta “pragmatica”, dettata dalle circostanze (finanziamento ridotto rispetto all’esigenza complessiva e vincoli di “cantierabilità”), pur tenendo sempre a mente la visione generale. Pertanto la parte più consistente del finanziamento è stata destinata a Palazzo Citterio, per provvedere in modo definitivo alla sua rifunzionalizzazione e al restauro, con un appalto integrato che prevede la progettazione definitiva dell’intero complesso, suddivisa nei lotti 1 (fabbricato storico) e 2 (ala Ortelli&Sianesi) nonché l’esecuzione dei lavori del primo lotto».
Il che potrà finalmente offrire alla Pinacoteca di Brera spazi per le esposizioni temporanee (ora assenti), in vista soprattutto di Expo 2015. Senza però dimenticare il collegamento fra Palazzo Citterio e Brera attraverso l’Orto botanico «di cui l’inaugurazione del nuovo cancello dell’Orto botanico su via Fratelli Gabba, promosso dall’Associazione Amici di Brera e dal suo attivissimo presidente Aldo Bassetti, prosegue Caterina Bon, ha dato di recente un’anticipazione emozionante». Occorre ora trovare i finanziamenti (e non sarà facile, dal momento che il progetto della Fondazione Grande Brera è congelato; cfr. box a fianco) «per una progettazione di qualità del Campus dell’Accademia nelle caserme di via Mascheroni e solo in seguito sarà possibile dare corso al bando per l’esecuzione dei lavori nel Palazzo di Brera sulla base del progetto definitivo di Mario Bellini».

da Il Giornale dell'Arte numero 336, novembre 2013