Organizzare un Festival sulla Scienza all’insegna di innovazione e formazione ? A Bergamo si può
Eccoci alla XIV edizione di BergamoScienza, che dall'1 al 16 ottobre anima la città di eventi con la scommessa di superare i 145mila visitatori dello scorso anno. Abbiamo incontrato Mario Salvi, presidente dell’Associazione omonima, che ci ha spiegato come è nata questo progetto e le sfide future
Bergamo. E’ una città densa di eventi quella che si presenta ai nostri occhi: oltre 150 workshop interattivi ma anche conferenze, tavole rotonde, spettacoli, mostre, tutti rigorosamente gratuiti. I temi sono trattati con un linguaggio divulgativo e con un’ottica interdisciplinare, si va dall’ ambiente e salute, alle neuroscienze, spazio, genetica, progettazione e design, ma anche musica e meccanica quantistica, fisica, chimica, arte e tecnologia. Stiamo parlando del Festival BergamoScienza, manifestazione che parte ‘dal basso’, con un gruppo di amici che hanno creduto in un’idea e l’hanno condivisa con la collettività, coinvolgendo le istituzioni e le realtà più dinamiche del territorio. Risultato : lo scorso anno i visitatori sono stati più di 145mila, un ritorno notevole e difficilmente pronosticabile all’inizio del percorso.
Abbiamo incontrato Mario Salvi, presidente di BergamoScienza, che si è formato come medico in Italia e ha svolto progetti di ricerca post-dottorato a McGill University in Canada dal 1985 al 1991, lavorando nel campo dell’autoimmunità delle malattie endocrine. In seguito ha approfondito il suo lavoro all’ Università di Parma, fino al 2001, e dal 2002 all’ Università di Milano.
Come nasce il progetto?
Tutto ha inizio 14 anni fa, nel 2003, quando un gruppo di amici bergamaschi, tra cui due medici e ricercatori, il sottoscritto e Gianvito Martino, un’altra coppia di amici, un imprenditore ed un agente immobiliare, a cui si è aggiunto un esperto di designer – architettura, ha deciso di varare il progetto sulla base di un’associazione che era stata fondata qualche anno prima, dal nome Sinapsi e che organizzava eventi e conferenze di temi vari, puntando sui temi scientifici per un festival della Scienza. Il primo anno ci autofinanziammo, e la prima edizione ha avuto due conferenze che ospitavano Robert Gallo, il quale portava la sua conoscenza in materia di AIDS ed il genetista Cavalli Sforza, appoggiati da un sostenitore, che era il presidente di Confindustria – Bergamo Andrea Moltrasio, che ha ricoperto per dieci anni l’incarico di nostro presidente una volta costituita l’associazione. Siamo partiti con un piccolo budget ed in seguito, visto il successo nel corso degli anni, siamo cresciuti sino a costituire l’associazione BergamoScienza, allo scopo di creare un sistema di gestione per un evento che dura due settimane.
Siamo alla 14esima edizione, come si evoluta nel corso degli anni BergamoScienza?
I cinque privati cittadini, nel momento in cui la manifestazione ha via via riscosso successo, hanno coinvolto le istituzioni della città, che si sono avvicinate, hanno aderito e ci hanno sostenuto. Di fatto l’Associazione BergamoScienza comprende le istituzioni principali della municipalità: dalla Camera di Commercio, a Confindustria, UBI Banca nostro sostenitore sin dagli esordi, Università di Bergamo, l’Università Vita e Salute San Raffaele di Milano, anche questa annoverabile tra i soci fondatori. Vieppiù abbiamo coinvolto, grazie soprattutto a Raffaella Ravasio nostra socia, il mondo della scuola che ci ha poi caratterizzato nel tempo, poiché ci ha consentito il maggior riscontro, sia in termini di partecipazione che in quelli di coinvolgimento nell’organizzazione del Festival.
Quali sono state le sinergie poste in atto tra voi soci fondatori e quelli istituzionali, quali Comune di Bergamo e Provincia di Bergamo?
Per quanto riguarda l’amministrazione cittadina abbiamo sempre avuto una collaborazione aperta, a partire dalla logistica che vede le varie manifestazioni del Festival abitare i vari luoghi di Bergamo: chiese, auditorium, piazze, ovvero i luoghi che la municipalità mette a disposizione per eventi culturali. La collaborazione poi è proseguita fino al momento in cui lo scorso anno abbiamo chiesto al sindaco Giorgio Gori di fornirci la possibilità di avere una nostra sede: un Science Center posto in centro città. Tale richiesta si è concretizzata tramite una struttura che era stata concepita come ‘Urban Center’ e che ora costituisce il ‘Bergamo Science Center’: uno spazio di 600 metri quadri in cui si svolgono attività laboratoriali e culturali, che si è posizionato come snodo collegato alla formazione ed innovazione. Anche con la Provincia sin da subito si è stabilita una stretta collaborazione, in quanto il Festival non si svolge esclusivamente in città ma ha il 40 % degli eventi posti nella provincia. Altresì Confindustria ha visto in BergamoScienza la possibilità di coltivare le possibilità di sviluppo dell’ambito dell’innovazione, per far crescere la cosiddetta ‘economia della conoscenza’ in cui sta investendo da anni. Infatti quest’anno ‘Scuole in piazza’ porterà sul ‘Sentierone’ di Bergamo 52 laboratori di scuole, aperti a tutti i cittadini, iniziativa che collima con il concetto ‘educational’ di Confindustria, soprattutto per la fascia di età che va dal 7 ai 15 anni. In conclusione possiamo affermare che il rapporto con le istituzioni è stato biunivoco, ovvero non limitato a finanziare il Festival, ma fondato su una continua collaborazione, con un ritorno in termini di attività e condivisione di idee.
Quali novità per questo anno?
Negli anni ci siamo specializzati nel passare da pura attività di exhibit all’ambito dei laboratori interattivi, che sono quelli che coinvolgono maggiormente pubblico e studenti. Questo tipo di maturazione ha permesso di coinvolgere un numero notevole di volontari. Quest’anno abbiamo 50 mila studenti prenotati per BergamoScienza, quindi numeri enormi. Le numerose attività richiedono la partecipazione di molti docenti che lavorano a tempo pieno come volontari e noi forniamo studenti che fanno da guida e tutor per la gestione dei lavori. Questo coinvolgimento diretto ha creato una sorta di spirale virtuosa, tanto che dagli 85 volontari della prima edizione siamo arrivati ai 3900 tra il 2014 ed il 2015, per merito dei laboratori interattivi in piazza, con la prospettiva di poter comunicare le proprie attività che è stata di grande stimolo per le scuole.
Il Festival inaugura con un dibattito tra Pier Luigi Celli, imprenditore, saggista, ex - direttore di RAI e della LUISS, ora senior advisor di Poste Italiane, ed Andrea Moltrasio, dal titolo ‘Manager confusi tra algoritmi e neuroscienze’. Quale dialogo è possibile tra il mondo dell’imprenditoria e quello della scienza?
Moltrasio fu entusiasta sin da quando concepimmo l’idea del Festival perché capì che questa poteva essere un’iniziativa importante per Bergamo, conosciuta per la sua vocazione imprenditoriale ma non altrettanto per l’attenzione alle attività culturali. Con Moltrasio la Fondazione UBI Banca ci finanzia in modo consistente e ci garantisce una vicinanza basata sulla convinzione che questo tipo di attività stimoli il territorio e i giovani a conoscere, innovare, a favore di un impegno in tutto ciò che può essere affine alle esigenze delle imprese. Da questo concetto è nata l’opportunità di questo colloquio con Pier Luigi Celli, che ha una formazione peculiare, a rendere il confronto ancor più stimolante ragionando sulle possibili connessioni tra le neuroscienze e l’economia.
Quale la ricaduta territoriale di BergamoScienza?
La città e la provincia saranno coinvolti in prima battuta, ma abbiamo altresì un interessamento a livello regionale, con un 10% di fruitori che provengono da fuori-provincia. In tale direzione questo anno si sono aggiunti due laboratori organizzati da due scuole provenienti de Mantova e da Modena. Gli studenti emiliani hanno deciso di svolgere la propria gita passando una settimana qui, gestendo il proprio laboratorio. Per ora si tratta di due scuole sulle 52 totali di questo anno, ma è significativo per le implicazioni future.
Avete scelto l’ottica interdisciplinare, come accade nella lectio di Michelangelo Pistoletto intitolata ‘La mela reintegrata’, nel quale l’artista dialoga con Fortunato D’Amico del Politecnico di Milano circa una delle sue produzioni più recenti.
La contaminazione è sempre stata fondamentale, perché la scienza già ora propone questa visione, in una direzione di innovazione ed apertura e sempre meno settoriale: i chimici vincono il premio Nobel per la medicina e viceversa, a dimostrare come la scienza di base è unica. Per noi è fondamentale l’idea di contaminare la divulgazione della scienza con altre attività dell’uomo, quindi l’arte, la musica, lo spettacolo, la letteratura, perché è un modo per presentare con occhio diverso il messaggio scientifico a chi scienziato non è, ed al contempo far comprendere che non si tratta di un linguaggio inaccessibile, ma richiede un approfondimento e la costruzione di un proprio spirito critico.
Garantite la gratuità a questa manifestazione. Come sostenete i costi relativi?
La scelta della gratuità ci ha caratterizzati sin dall’inizio e non abbiamo mai voluto derogare. Per noi è importante comunicare il messaggio scientifico, soprattutto ai giovani, e ciò contrasta con il pagamento di qualsivoglia biglietto di ingresso, poiché costituisce un ostacolo. Abbiamo contributi da fondazioni, da sponsor, società e privati, a cui si aggiungono coloro che si associano. Tutte queste realtà sono consapevoli che se ci sostengono hanno la garanzia che nessuna attività verrà utilizzata per scopi commerciali. Quando programmiamo l’attività del Festival questa, in parte, non è finanziata. Sarà nostro compito andare a ricercare i fondi necessari, presentandone il programma preliminare, strutturato in modo modulare proprio per consentire il finanziamento di ciascun modulo via via che giungono i finanziamenti e di scorporarne eventualmente altri senza intaccarne i contenuti. A maggio facciamo il punto della situazione, lasciando alcuni eventi in ‘extra-budget’, qualora giungano altri fondi.
Avete attivato importanti partnership con le fondazioni
Quest’ anno partecipiamo con la Fondazione della Comunità Bergamasche, che ci sostiene sin dalla prima edizione, alla Giornata della Filantropia, condividendone il progetto. Anche la Fondazione Ubi Banca sin dall’inizio ci ha sostenuto, ma altresì la Fondazione Credito Bergamasco, che, seppur in misura ridotta, ci sostiene. Inoltre possiamo annoverare parecchie fondazioni di impresa, tra cui Fondazione Emilio Lombardini. La gran parte dei contributi raccolti, dal 50 al 60 % del nostro budget complessivo, proviene dalla collaborazione con queste fondazioni.
Quale l’apporto degli sponsor?
Naturalmente annoveriamo sponsor di grandi gruppi industriali che operano sul territorio, ma anche realtà quali Confindustria, Camera di Commercio, quest’ultima uno dei nostri più grandi sostenitori. Inoltre contiamo su una serie di ‘micro-sponsor’, che contribuiscono con apporti dai 2mila ai 5mila euro, fondamentali perché coprono circa il 30% del nostro budget. Questo è il risultato che, evidentemente, siamo riusciti ad avere e a restituire al territorio.
Quale il futuro di BergamoScienza?
Il nostro impegno è promuovere il BergamoScienceCenter, acquisito da novembre 2015, che va oltre alla testimonianza ‘immateriale’ del Festival, che dura 15 giorni l’anno. L’esperienza concretizzata in una sede rappresenta il segno di quanto fatto fino ad ora, inoltre rappresenta un punto di riferimento della comunicazione scientifica, cultura ed innovazione, che posseggono una ‘casa’ fruibile da tutti. E’ possibile partecipare agli eventi che organizziamo, nonché alle attività laboratoriali che rientrano in quella che la riforma MIUR ha denominato ‘alternanza scuola-lavoro’. BergamoScienza ha ottenuto una convenzione per poter svolgere una parte di queste attività, offrendo nel ScienceCenter questo tipo di interazione. Tutto ciò è un risultato molto importante nella direzione di una ‘istituzionalizzazione’ di BergamoScienza.
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