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Ogni maledetta domenica

  • Pubblicato il: 07/06/2013 - 08:53
Autore/i: 
Rubrica: 
FONDAZIONI CIVILI
Articolo a cura di: 
Ilaria Oliva
Claudia Giannuli

Polignano a mare (BA). Piccoli quadri di vita, istantanee di piccoli momenti quotidiani: dovrebbe essere un’immagine di serenità, invece finisce con l’assumere connotazione di isolamento ed ansia.
Questo è quanto sta alla base della personale di Claudia Giannuli (Bari, 1979 – dove vive e lavora) allestita nella Project Room della Fondazione Museo Pino Pascali: che chiude la prima parte della rassegna «Il Museo e il suo territorio» a cura di Isabella Battista e Luna Pastore, cinque incontri che hanno avuto come principale obiettivo quello di sondare e presentare al pubblico le giovani realtà artistiche che si muovono sul territorio pugliese.
I lavori della Giannuli, piccole donne in terracotta che rimandano a un universo femminile e familiare, che negli ultimi anni assumono delle sembianze sempre più claustrofobiche, sono realizzate ora contaminando l’argilla con l’utilizzo di resina, legno e plastica, e creando ambientazioni che ricordano mini-set teatrali minuziosamente costruiti in scala, piccole architetture mnemoniche, a metà strada tra realtà e finzione. Sono proprio le «incorniciature», gli «imbottigliamenti» che rendono le donne delle monadi, ognuna chiusa nel suo piccolo mondo di stretta incomunicabilità. Ed è nella ripetizione dei gesti quotidiani che si consuma la tragedia piccola e ristretta di ogni maledetta domenica.
«Concepita appositamente per la Project Room della Fondazione Pascali, l’installazione è composta da sculture di piccolo formato che narrano brani di una medesima storia avvilente. Niente di sistematico, non un racconto sincronico, ma frames di una vicenda che ha un carattere drammaticamente universale. La quotidianità della protagonista di questa storia produce riti da onorare e pulsioni da reiterare, azioni che s’innescano inconsciamente senza una precisa volontà. È una quotidianità apparentemente composta la sua, contrassegnata da giochi di ruoli che si autodefiniscono senza una pianificazione precisa. Forti azioni autolesioniste e apparentemente “normali”, nelle quali ci si sente al sicuro: la casa è il rifugio dal quale evadere e in cui la psicosi paranoica, intesa come stato mentale delirante, scaturita dalla persecuzione verso se stessi, prende forma nello stadio più angosciante» commenta il curatore Lorenzo Madaro.
Come in altre occasioni nell’ambito della stessa rassegna, anche in questo caso è stato creato un momento di incontro con gli studenti del territorio: nello specifico si è trattato degli allievi dell’indirizzo di Scultura dell’Accademia di Belle Arti di Bari coadiuvati dal prof. Mauro Antonio Mezzina, che hanno realizzato alcuni disegni, nel corso del workshop tenuto dalla Giannuli, che sono presenti in mostra.
A dimostrazione pratica di come il Museo possa farsi interattivo e coinvolgere realmente il territorio nel quale opera.
L’inaugurazione è prevista per venerdì 7 giugno alle 19,30 e la mostra sarà visitabile fino al 14 luglio.

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