Italia Non Profit - Ti guida nel Terzo Settore

Nuovi orizzonti nel Mezzogiorno.

  • Pubblicato il: 27/04/2012 - 14:57
Autore/i: 
Rubrica: 
FONDAZIONI D'IMPRESA
Articolo a cura di: 
Elisa Del Prete
a>MONTE - progetto di comunanza e residenza d'artista

Matera. In pieno periodo di crisi l’Azienda Agraria Grani Cavalli di Matera rilancia e coniuga spinta imprenditoriale a impronta culturale. Da un lato cresce ad Spa, dall’altro potenzia l’attività della Fondazione South Heritage per l’Arte Contemporanea, già fondata nel 2003 nell’intento di tradurre la forma tipica delle sponsorizzazioni e l’attitudine privata nei confronti di progetti artistici contemporanei in impegno consapevole a lungo termine per il territorio. Nel 2012 non solo rinnova l’interesse per tale attività ma ne amplia gli obbiettivi e ne rafforza l’identità per far emergere dal territorio potenzialità nascoste che possono rinnovarne lo sviluppo. La ricerca scientifica e la capacità immaginifica dell’arte sono le direzioni identificate per avvalorare tale scelta, a partire dallo stesso organigramma che vede la direzione affidata all’artista Angelo Bianco.
 
Angelo, in un momento di crisi della cultura Grani Cavalli sceglie, invece, di crederci ulteriormente. Perché? Quale interesse per l’azienda e a quali condizioni?
 
 
Nel 1950 l’Azienda  Agraria «Grani Cavalli» sceglie come core business le produzioni agricole. Nel 1990 sposa le tecniche agronomiche biodinamiche avvalorando l’idea di un’eco-cultura.
Nel 2003 dà vita alla Fondazione SoutHeritage per l'Arte Contemporanea vedendo nell'arte e nella cultura contemporanea non solo un modo per proporsi in maniera differente rispetto ai diretti concorrenti ma anche un veicolo di responsabilità sociale d’impresa in grado di conciliare sviluppo economico e sviluppo culturale e sociale, da cui il primo non può prescindere.
Con la Fondazione SoutHeritage la “Grani Cavalli” ha voluto creare un luogo in cui far convenire le espressioni della contemporaneità e metterle a contatto con i propri dipendenti, clienti, collaboratori e l’intero territorio, in modo da creare un circolo virtuoso i cui vantaggi non sono solo in termini di immagine aziendale, ma anche di valorizzazione delle risorse del territorio. Avvicinandosi all’arte contemporanea  l’azienda e i dipendenti tendono a cambiare i loro tradizionali punti di vista acquisendo un atteggiamento più attivo e propositivo: l’arte sta creando un ambiente fertile al cambiamento, scardinando le attitudini che creano resistenza di fronte a tutto ciò che è nuovo; ha favorito quella flessibilità mentale indispensabile per affrontare con prontezza e originalità le difficoltà e le opportunità che si presentano di volta in volta. In quest’ottica di sviluppo nel 2005 la Fondazione SoutHeritage ha ricevuto l’ambito premio «Guggenheim Impresa&Cultura».
 
Quale formato culturale innovativo propone la Fondazione che possa essere preso a modello o ad esempio di buona pratica?
 
Lo strumento “fondazione” è uno strumento giuridico che offre stabilità e permanenza nel tempo. Il suo regime ibrido, che unisce la rapidità delle gallerie private all'impegno istituzionale dei musei, permette di reagire velocemente ai cambiamenti del mondo contemporaneo, di avere uno sguardo più preciso sul mondo e di superare i limiti della “paludosa burocrazia italiana” o delle esigenze di budget delle strutture istituzionali. A questo si aggiunge una governance qualificata e uno staff operativo flessibile e contenuto (variabile per specifici progetti con altri collaboratori in contratto di service).
 
Il Sud, da area culturalmente periferica è diventato centro di proposte creative innovative e un nuovo “settore” di investimento da parte del Pubblico e del Privato. Cos’è cambiato rispetto a prima?
Il Sud in questo momento è di moda: dalla filosofia glocal al cinema, dalla letteratura mistilingue al concetto slow di «pensiero meridiano»…. La Fondazione SoutHeritage nasce in Basilicata, una regione eccentrica nel senso di “fuori da ogni centro”, piena di contraddizioni, difficilmente «comprensibile» attraverso un approccio precodificato, dove è necessaria invece la soggettività dello sguardo e dell’esperienza personale. La fondazione nasce dunque in un territorio che è rimasto “estremo” e che proprio per questo permette un margine di sperimentazione progettuale che in territori meno «liminari», soggetti alle politiche culturali mainstream, non è possibile.
 
All’interno del vostro programma trova spazio anche un programma di residenza artistica: a>Monte (http://www.southeritage.it/amonte/). Perché puntare sulla pratica della residenza?
 
Il progetto di residenza a>Monte nasce come operazione artistica su progetto dell’artista Ferdinando Mazzitelli che, con Cesare Pietroiusti e altri artisti del gruppo Oreste (collettivo artistico attivo dal 1997 al 2002) era già stato promotore, a partire dalla 48° Biennale di Venezia, di un programma di residenza con incontri periodici di artisti, critici e intellettuali in alcune località italiane tra cui Matera e Montescaglioso, piccolo centro della collina materana. Qui Mazzitelli ci ha proposto di ri-partire con un programma di ospitalità per artisti in un clima di stretta comunanza con la popolazione e il territorio, senza configurare qualcosa che si aggiunga, ma interpretando in maniera partecipata ciò che già esiste, attraverso il filtro dell'arte. a>Monte è un progetto che si colloca nell’ambito del design sociale, superando il concetto di manufatto per arrivare all’ideazione di realtà pensate per la comunità. L’artista, che si pone qui come “attivatore di processi”, ha pensato il progetto come piattaforma di sviluppo di relazioni artistiche e scambi d’esperienze, come strumento capace di generare incontri e costruire una comunità attraverso un articolato programma di performance, laboratori, feste, discussioni. Il “format residenza” diventa dunque un medium.
 
Da alcune statistiche pare che oggi il pubblico dell’arte in Italia vada a vedere più volentieri le collezioni permanenti piuttosto che le mostre temporanee, forse per un guizzo d’orgoglio e per il desiderio di rinnovare uno sguardo su un patrimonio collettivo che ci riguarda, o forse semplicemente perché le collezioni sono punti fermi in un magma di proposte troppo eterogeneo e spesso difficilmente definibile, per un pubblico generico, in termini di qualità. Voi che lavoro fate sulla collezione?
 
Io credo che l’idea di «collezionare per mostrare» sia un concept culturalmente esaurito e che invece sia centrale produrre le opere. La collezione SoutHeritage è in molti casi un archivio di documentazione tecnico-legale su opere protocollari (numerose produzioni d’arte contemporanea sono fondate sulla transitorietà e l’immaterialità), la cui mission non è tanto quella di mostrare ma quella di affiancare le personalità artistiche, di diventarne sostenitori e complici nel percorso creativo e spesso anche esistenziale
Le acquisizioni per la collezione SoutHeritage sono legate a lavori specifici. La fondazione mira a creare per la propria collezione progetti in «osmosi» con gli artisti, per un idea di collezionismo come sperimentazione linguistica, «meta-opera» e «agglomerato complesso»: Museo intimo è un progetto in cui sperimentiamo come ogni opera possa trovare una sua specifica collocazione all’interno della collezione relazionandosi con quelle già presenti.
 
Progetti sul territorio, investimenti in beni duraturi, dialogo col pubblico locale…e anche ricerca, anzi soprattutto ricerca, come base per uno sviluppo consapevole: Lab 12:00 è un laboratorio sul Mezzogiorno. Da quale necessità nasce e a quale Mezzogiorno si riferisce la ricerca?
 
La Basilicata è la regione italiana con più bassa densità abitativa e tra le più alte percentuali di disoccupazione, nonostante il territorio sia tra i più ricchi per la presenza di materie prime come il gas, il petrolio e l’acqua. Per questo è una regione eccentrica, con una storia importante, per utopie intellettuali e pratiche, dalla scuola del filosofo Pitagora alle comunità utopiche illuministe, fino alle sperimentazioni urbanistiche per lo svuotamento dei quartieri Sassi nella città di Matera. Una regione con un immenso patrimonio storico (dai Rioni Sassi di Matera, patrimonio UNESCO, alle aree archeologiche della Magna Grecia) e il più basso reddito procapite; con il parco nazionale e la diga più grandi d’Europa e il maggiore flusso di emigrazione. Insomma una regione sfaccettata e problematica in cui l’estraneità del territorio al mondo dell’arte contemporanea si è rivelata finora una risorsa piuttosto che uno ostacolo. In questo contesto Lab. 12:00 (Laboratorio Mezzogiorno) è una sezione della Fondazione SoutHeritage dedicata a progetti e ricerche per la diffusione della cultura contemporanea nel  Mezzogiorno: un Mezzogiorno dove gli spazi istituzionali dedicati all’informazione e promozione artistica sono pressoché inesistenti, il sistema privato è debole e il collezionismo è raro o attestato su gusti moderati. Il Mezzogiono per la Fondazione SoutHeritage è una realtà ibrida, frutto di una progettualità debole che appare sempre più simile al mondo che ci si prospetta nei prossimi anni. Lab. 12:00 promuove un’attività continua, non centrata sulla logica dell’evento, ma sul concetto di percorso a medio e lungo termine, che attraverso un attento lavoro sul territorio approda a temi di più ampio respiro: al suo interno INDEX, ideato e coordinato da Lucia Ghidoni, è un progetto che mira alla promozione della creatività regionale attraverso l’allestimento di un archivio online dedicato agli artisti lucani, mentre Archiviazioni, ideato da Giusy Checola, è un centro di documentazione per l’arte contemporanea nel Sud d’Italia sviluppato sul rapporto tra arte e territorio.
 
© Riproduzione riservata