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Notizie in breve dal mondo delle Fondazioni

  • Pubblicato il: 03/02/2017 - 10:08
Autore/i: 
Rubrica: 
POST-IT
Articolo a cura di: 
Francesca Sereno

Cultura in movimento in tutta Italia: da Palermo appena designata Capitale italiana della cultura 2018 al Museo Egizio di Torino che apre una succursale a Catania, dall'inaugurazione di Palazzo Fulcis a Belluno, destinato a diventare un polo culturale della città, al Museo Archeologico Nazionale di Napoli che presenta un videogioco. Inoltre Cosimo Veneziano al Museo Ettore Fico di Torino. Per chiudere con una riflessione di Elisa Ricciuti, ricercatrice del Cergas Bocconi, sullo stato dell'arte delle fondazioni in Italia.

Palermo è la Capitale italiana della cultura per il 2018.
L'annuncio è stato dato il 31 gennaio dal ministro per i Beni culturali, Dario Franceschini.
Designata dalla Giuria presieduta da Stefano Baia Curioni, il capoluogo siciliano è stato scelto all'interno della rosa delle dieci finaliste rimaste in gara: Alghero, Aquileia, Comacchio, Ercolano, Montebelluna, Recanati, Settimo torinese, Trento e l'Unione comuni elimo-ericini (Buseto Palizzolo, Custonaci, Erice, Paceco, San Vito Lo Capo e Valderice).
Oltre al titolo, alla città andranno un milione di euro e l'esclusione dal patto di stabilità delle spese per gli investimenti necessari per realizzare i progetti. Il totale degli investimenti previsti, secondo il sindaco di Palermo Leoluca Orlando, è di 6,5 milioni di euro.
Palermo, secondo quanto espresso dal ministro, è stata scelta per il «progetto originale, di elevato valore culturale, di grande respiro umanitario, fortemente e generosamente orientato all'inclusione alla formazione permanente, alla creazione di capacità e di cittadinanza, senza trascurare la valorizzazione del patrimonio e delle produzioni artistiche contemporanee». Secondo i giurati il progetto palermitano «è supportato dai principali attori istituzionali e culturali del territorio - si legge ancora - e prefigura anche interventi infrastrutturali in grado di lasciare un segno duraturo e positivo. Gli elementi di governance, di sinergia pubblico-privato e di contesto economico, poi, contribuiscono a rafforzarne la sostenibilità e la credibilità».
Questa competizione nasce dall'intento di generare un meccanismo di partecipazione condivisa e di incentivare processi di progettazione e promozione. Nel 2018 verrà designata la capitale italiana del 2020 che avrà quindi due anni a disposizione per realizzare al meglio il progetto.

Il Museo Egizio aprirà a Catania.
La presidente Evelina Christillin e il direttore Christian Greco, con la soprintendente Luisa Papotti, il sindaco di Catania Enzo Bianco e l'Assessore alla Cultura Orazio Licandro hanno siglato un accordo per aprire una sezione egizia nella città etnea.
L'obiettivo del Museo Egizio, condiviso col Mibact, è di valorizzare una selezione di reperti egizi - attualmente custoditi nei depositi di via Accademia delle Scienze – mettendoli in dialogo con alcune collezioni ellenistiche presenti in Sicilia, attraverso un progetto museale che verrà ospitato nel Convento dei Crociferi.
Tale proposta venne formulata dal sindaco Bianco nel gennaio del 2016 alla presidente Cristillin e al direttore Greco. Dopo alcuni incontri a Torino, e Roma, il 20 marzo il direttore Greco e la sovrintendente dei beni culturali di Torino vennero a visitare il convento dei Crociferi, destinato a ospitare la sezione del Museo, dedicato in particolare ai rapporti tra Egitto e Magna Grecia. A maggio in Piemonte l’assessore Licandro e Greco definirono il nucleo dei reperti da esporre, ossia quelli trovati con gli scavi di Tebtunis, città egizia del periodo ellenistico. Nel frattempo sono stati completati i lavori di allestimenti dell’ala del convento dei Crociferi destinata al Museo.
Secondo il sindaco Bianco è «il primo caso italiano di collaborazione fra una grande museo internazionale e una città che punta sulla valorizzazione dei beni culturali come volano di sviluppo e di cambiamento». Per la presidente Christillin questo accordo consente di «proseguire un percorso di diplomazia culturale iniziato a Torino con progetti di inclusione sociale che a Catania e in tutta la Sicilia potranno coinvolgere nuovi pubblici e diffondere i legami tra i popoli e le culture del Mediterraneo».
www.museoegizio.it/

Inaugurato Palazzo Fulcis, nuova sede del Museo Civico di Belluno 
Palazzo Fulcis, uno degli edifici più importanti del Settecento veneto, rinasce e diventa nuovo museo. Inaugurato il 26 gennaio scorso in presenza di una folla visitatori, il palazzo ospita circa 600 pezzi, soprattutto dipinti realizzati dal Medioevo al secolo scorso - oltre a disegni, sculture e collezioni di porcellane, prima esposti a Palzzo dei Giuristi.
Con l'occasione, la nuova sontuosa sede – oltre alle opere distribuite su tremila metri quadrati in 24 sale su cinque piani – ospita tre dipinti del cadorino Tiziano: la «Madonna Barbarigo», di proprietà dell’Ermitage di San Pietroburgo in Russia, la «Madonna con il Bambino e San Paolo», di proprietà del Museo di Budapest e la «Madonna con il Bambino e Santa Caterina» conservata agli Uffizi di Firenze.
L'immobile è di proprietà di Fondazione Cariveronache ha finanziato restauro e adeguamento funzionale, e verrà dato in comodato gratuito al Comune. Il lavoro di restauro è stato affidato allo studio Arteco di Verona e ha visto la stretta collaborazione tra il curatore museale Denis Ton e l’architetto progettista Antonella Milani.
Palazzo Fulcis è il primo passo, secondo il sindaco del capoluogo Jacopo Massaro, per rilanciare Belluno come capitale culturale delle Dolomiti. E' prevista infatti anche la riapertura di Palazzo Bembo, nuova sede del Museo archeologico della città e futuro contenitore di grandi mostre. Inoltre con il bando di gara sulla riqualificazione urbana - ha spiegato il primo cittadino - arriveranno 2,7 milioni di euro per restaurare la Crepadona che diventerà la Casa della Cultura dei giovani. L’auditorium verrà terminato e così anche il restauro delle scuole elementari Gabelli.
www.fondazionecariverona.org

Il Museo Archeologico Nazionale di Napoli raccontato da un videogioco
Il Museo Archeologico Nazionale di Napoli è il primo museo al mondo a produrre e distribuire un videogioco, gratuito e per tutte le età: «Father and Son – the game», videogioco realizzato in inglese e italiano, rilasciato gratuitamente e senza contenuti pubblicitari a marzo 2017 su Apple Store e Google Play.
Il MANN, uno dei più importanti siti d'arte al mondo, con le sue straordinarie collezioni provenienti da Pompei ed Ercolano, con la collezione Farnese e quella Egizia, avrà un ruolo cruciale nella storia di un gioco narrativo 2D a scorrimento laterale, che esplora sentimenti quali amore, sogni, paura, attraverso il viaggio di un figlio alla scoperta di un padre archeologo che non ha mai conosciuto. Durante l’esperienza, il protagonista attraversa diverse epoche storiche: dall'antica Roma, all'Egitto, passando per l'età borbonica fino alla Napoli di oggi. Quella che inizia come un’esperienza personale diviene così una storia universale e senza tempo, dove il presente ed il passato si alternano in una serie di scelte significative per il giocatore stesso.
Sul sito ufficiale www.fatherandsongame.com il visitatore potrà visualizzare un’anteprima dei contenuti del videogioco nonché inviare una lettera ad una persona a lui cara. Un'idea di interazione che si ricollega all’incipit ed alla copertina attuale del gioco: un padre che invia una lettera al figlio.
I contenuti del videogioco sono stati ideati di concerto con il direttore del MANN Paolo Giulierini e con il prof. Ludovico Solima dell'Università degli Studi della Campania Luigi Vanvitelli, che ha contribuito alla redazione del Piano Strategico 2016-2019 del Museo, nel quale era stata già indicata l'esigenza di arrivare a nuovi pubblici attraverso la tecnologia e la rete, in una prospettiva di audience engagement, cioè di coinvolgimento attivo del visitatore. Il Mann nel 2017 punta infatti a raggiungere i 500mila visitatori, traguardo sfiorato nel 2016, anno in cui si è registrato un significativo incremento di presenze (452.736 ingressi), con un aumento del 30% circa rispetto all’anno precedente.
Con «Father and Son» il museo intende non solo approfondire la possibilità di creare un proficuo collegamento tra il mondo dei musei e quello dei videogiochi, ancora del tutto inesplorato, ma vuole anche accrescere la propria visibilità nei confronti di nuovi pubblici, a livello mondiale, attraverso il loro coinvolgimento in una storia di grande impatto emozionale.
Il progetto è sviluppato da TuoMuseo, realtà internazionale già vincitrice del bando Innovazione Culturale di Fondazione Cariplo per lo sviluppo di soluzione innovative in ambito culturale. Al gioco hanno lavorato diversi specialisti: Fabio Viola (Electronic Arts Mobile, Vivendi Games Mobile), Sean Wenham (Ubisoft, Sony), Alessandro Salvati (autore di ADON Project e Anxiety Attack), Arkadiusz Reikowski(compositore delle musiche di Kholat e Layers of Fear).
www.museoarcheologiconapoli.it/it/

Cosimo Veneziano al Museo Ettore Fico
Cosimo Veneziano, trentaquattrenne artista di Moncalieri che vive a Leeds, è da tempo impegnato nella ricerca sul ruolo della scultura nello spazio pubblico nella società contemporanea e sul valore iconografico e simbolico che le immagini assumono nel processo di creazione della propaganda politica.
Le sue opere indagano il vasto universo di immagini del patrimonio sociale, architettonico e urbano. All’interno di tale linea, l’indagine sulla natura dei monumenti e sulla loro identità contemporanea è diventata uno snodo centrale della sua ricerca continuamente sollecitata dalle molteplici distruzioni operate da regimi terroristici e dai cambiamenti economici che hanno inaspettate e sorprendenti ricadute sul panorama urbano. Quali effetti ha nel nostro immaginario e in quello dei posteri la «cancellazione» di monumenti in seguito ad azioni distruttrici come quelle avvenute in Siria, Libia o Iraq? E come vivere in un contesto caratterizzato da edifici improvvisamente divenuti vere e proprie architetture fantasma?
L’artista pone queste domande e queste riflessioni attraverso le opere della serie Petrolio, ideate appositamente per gli spazi del Museo Ettore Fico, un corpus di disegni che prevedono la copertura parziale dell’immagine dei monumenti e un nuovo allestimento di Crash, il cui soggetto è il palazzo della Banca d’Italia a Massa - un tempo vero e proprio segno visivo della città e del suo potere economico - oggi struttura abbandonata. Cancellare, nascondere o decontestualizzare le immagini è per Veneziano il meccanismo messo in atto per sperimentare queste situazioni e per condividerle con il pubblico del museo e della città.
La mostra, che verrà inaugurata a Torino il 9 febbraio, si sviluppa in due sedi distinte: Museo Ettore Fico e Galleria Alberto Peola.
www.museofico.it/

Fondazioni alla ricerca di legittimità
La ricercatrice del Cergas Bocconi Elisa Ricciuti fornisce un quadro sullo stato di salute delle fondazioni italiane. Più di seimila secondo i dati Istat più recenti (2011), che, a suo parere, soffrono di crisi di identità.
A cominciare dalle fondazioni operative, che pur sommando al patrimonio di origine una notevole capacità di fundraising, faticano a comunicare il proprio impatto, nella logica di fidelizzare i propri donatori e reclutarne di nuovi.
Le fondazioni erogative dal canto loro distribuiscono fondi cercando di favorire «quella massa critica che permetta di osservare un cambiamento nel loro contesto di riferimento e, perché no, di influenzarlo anche politicamente». Il loro agire è determinato dal bisogno di impatto.
In mezzo, una miriade di enti che tendono ad erogare somme per piccoli progetti in campi molto specifici, mancando di visioni di più ampio respiro.
Tutti questi enti assumono direzioni spesso ambivalenti: dal fare rete ad agire singolarmente, dal privilegiare progetti innovativi a ripiegare su tradizionali soluzioni erogative.
Secondo Ricciuti le ragioni di questa crisi di identità vanno ricerca nel management che spinto dal «doversi legittimare nei confronti dei portatori di interesse, che non per forza sono rappresentati solo dalle comunità».
Come le fondazioni di impresa che avvertono l'esigenza di un consenso del proprio gruppo e quindi cercano di rendere evidente la portata innovativa delle strategie stesse e la capacità di fare rete per ottenere un cambiamento. O le fondazioni bancarie molto attive nel dimostrare al decisore pubblico il loro grado di innovazione.
E le fondazioni individuali o familiari in bilico tra l'esigenza di trasparenza e la chiusura verso qualunque tipo di richiesta democratica.
Le fondazioni di comunità, dal canto loro, sembrano un pochino estranee al bisogno di legittimità, ma anche per loro sarebbe necessaria una riflessione sul loro ruolo nel rapporto con le istituzioni pubbliche e la comunità di riferimento e sui bisogni ai quali dovranno rispondere.

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