Nelle Marche la ricostruzione delle comunità nel post-terremoto segue il modello della Strategia Nazionale Aree Interne
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Rubrica:
PAESAGGI
Articolo a cura di:
Luca Martinelli
Nei prossimi sei mesi un gruppo di ricercatori delle 4 università marchigiane studieranno possibili "Nuovi sentieri di sviluppo per le aree interne dell'Appennino Marchigiano". Il progetto, voluto e finanziata dal consiglio regionale, coinvolgerà tutti i portatori di interesse a livello locale, attraverso interviste e "scouting". L'obiettivo è evitare che il sisma comporti un ulteriore depauperamento sociale, demografico ed economico nei comuni appenninici del "cratere".
Giovedì 22 giugno il Campus dell'Università di Camerino (UNICAM) è stato scelto per la presentazione del progetto di ricerca "Nuovi sentieri di sviluppo per le aree interne dell'Appennino Marchigiano", un lavoro che nei prossimi sei mesi coinvolgerà tutti i 4 atenei della regione. Oltre a Camerino, sono coinvolgi infatti l'Università Politecnica delle Marche di Ancona, l'Università degli Studi di Urbino Carlo Bo e l'Università di Macerata, su indicazione e incarico del Consiglio regionale delle Marche.
L'UNICAM, fondata nel 1336 nella cittadini della provincia di Macerata, è il simbolo del patrimonio culturale (materiale ed immateriale) di questo territorio, e nel 2017 rappresenta anche la più importante "azienda" dell'area, occupando oltre 2mila persone, come ha ricordato Claudio Pettinari, rettore eletto dell'Università di Camerino.
Per questo, l'ateneo ha un ruolo fondamentale dopo i terremoti del 2016 e del 2017, che hanno "svuotato" il centro storico di Camerino, diventato un'immensa "zona rossa". Solo grazie alla Protezione Civile è possibile visitarlo, ma anche il Pro-Rettore Claudio Pettinari è costretto a fermarsi di fronte all'ingresso del rettorato, a Palazzo Ducale: il cancello è chiuso, e da piazza Cavour possiamo osservare il chiostro, ma solo immaginare l'immensa biblioteca, ricca di volumi di oltre cinquecento anni, ai piani interrati.
Anche se il Comune di Camerino non è classificato come "area interna", l'Università sta collaborando con il Comitato Tecnico Aree Interne (CTAI) nell'eleborazione della Strategia per l'area del Maceratese (19 Comuni, 885 chilometri quadrati, 19.322 abitanti, prima del terremoto). Da qui il legame con la Strategia Nazionale per le Aree Interne, che -ha ricordato il presidente del Consiglio regionale Antonio Mastrovincenzo, intervenendo al campus UNICAM il 22 giugno- "ha avuto il merito di riportare i margini al centro, e di fare la questione territoriale un tema nazionale. Oggi viviamo una situazione di emergenza, e senza visione e concretezza non c’è ricostruzione, non c'è rinascita".
Oggi che l'Unione Europea ha garantito risorse per 1,2 miliardi alle aree colpite dai terremoti del 2016 e 2017, il lavoro avviato dalle Università delle Marche servirà a "gestire la terza fase del post sisma -come spiega Massimo Sargolini dell'Università di Camerino, responsabile scientifico del progetto- non andremo ad intervenire sulle caratteristiche costruttive, né daremo indicazioni dal punto di vista urbanistico; affrontiamo il tema della ricostruzione delle 'comunità', consapevoli che le altre due sono intimamente connesse a quest'ultima fase". L'obiettivo è di arrivare a dare risposte efficaci "al rischio di ulteriore impoverimento demografico, economico e sociale di tutti i Comuni della dorsale appenninica, basato sulla metologia tecnica propria della Strategia delle Aree Interne", come evidenzia una risoluzione approvata il 30 maggio dall'assemblea legislativa della Regione Marche.
La ricerca parte da una ricognizione delle competenze, dal capitale di conoscenza già presente nei 4 atenei, grazie a un lavoro di ricerca che ha guardato alla pianificazione (dei parchi, del territorio, urbanistica), alla valorizzazione dei beni culturali, all'innovazione tecnologica, che ha prodotto analisi socio-economiche per riorientare la produzione, anche in campo forestale, ma anche la psicologia sociale.
I prossimi sei mesi, invece, saranno dedicati ad ulteriori indagini sul campo, al confronto con popolazioni, alla produzione di mappe di sintesi delle filiere esistenti, alla diagnosi delle criticità, quelle già presenti e quelle frutto dell’evento sismico. "La prima attività sarà l'ascolto" ha sottolineato Sargolini, spiegando che l'attività coinvolgeranno 11 ricercatori e esplicitando così il legame con la Strategia Nazionale Aree Interne, che al seminario di Camerino era rappresentato dal coordinatore del Comitato Tecnico Aree Interne, Sabrina Lucatelli. "Che un consiglio regionale e 4 università si mettano insieme per lavorare a servizio delle aree interne e del 'cratere', non può che essere accolta come una notizia positiva da parte del Comitato che coordino. Lo registro come un 'servizio in più', perché la conoscenza è per definizione da condividere. E condivido, anche, l'attenzione degli amministratori che prendendo parola questa mattina hanno detto 'non possiamo andare avanti da soli': è un messaggio associativo, quello della SNAI, che tende alla creazione di un sistema permanente intercomunale, e che è ancor più fondamentale in una situazione di emergenza. Impegnamoci a fare cose nuove, costruite in modo coerente" ha sottolineato Lucatelli.
"Mutuiamo la metodologia 'aree interne' nel percorso per la ricostruzione della comunità, perché ne riconosciamo l'impostazione che riesce a coniugare l'accesso ai servizi essenziali, sanità, mobilità e pubblica istruzione, e lo sviluppo locale -spiega Gino Traversini, presidente della seconda commissione del Consiglio regionale e promotore della risoluzione e del progetto di ricerca-. Vogliamo offrire all'Appennino marchigiano una prospettiva futura, e la SNAI offre risposte significative, e insegna che l'investimento economico è importante ma lo è ancor di più una valutazione adeguata dell'efficacia negli interventi".
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