My Joburg: com'è cambiato il Sudafrica
Parigi. Nel quadro del ciclo di mostre sui luoghi «periferici», iniziato l’anno scorso con «My Winnipeg», dedicata alla capitale della provincia canadese del Manitoba, la Maison Rougeinaugura oggi «My Joburg», che fino al 22 settembre presenta un panorama della scena artistica della megalopoli (6 milioni di abitanti) di Johannesburg. A quasi dieci anni ormai dalla fine dell’apartheid, ufficialmente abolito nel 1994, Joburg (così gli abitanti di Johannesburg chiamano la loro città) è il simbolo del cambiamento radicale in corso in Sudafrica.
Attraverso i lavori di una quarantina di artisti, Paula Aisemberg e Antoine de Galbert, rispettivamente direttrice e presidente della Maison Rouge, hanno scelto un percorso di opere cheraccontano l’evoluzione della società, ma anche le persistenze delle enormi differenze sociali nella capitale economica del Sudafrica: scene di vita a Soweto, la grande township di 2,5 milioni di abitanti, riprese da Jodi Bieber, ritratti in bianco e nero di Zanele Muholi, l’installazione di Jane Alexander che presenta l’ossessione della sicurezza, il ricordo di un’antenata con la grande scultura di una donna nera di Sibande, le sculture in pelle di animale di Nandipha Mntambo, oltre a un video di William Kentridge.
Gli artisti appartengono alle ultime generazioni, con una forte presenza di giovani. La mostra mette in luce anche il ruolo di Joburg nella diffusione della creazione in Sudafrica. A Johannesburg sono state aperte numerose gallerie, quartieri un tempo pericolosi (come il centro città) ora sono diventati di moda. La Joburg Art Fair, che si tiene ogni anno, è diventata un appuntamento importante per tutta l’Africa. Il mecenatismo aumenta. Le istituzioni pubbliche o semipubbliche sono molto attive, come la Johannesburg Art Gallery o il Wits, il nuovo museo dell’università del Witwatersrand. Degli artisti si organizzano in cooperative o in associazioni, come il Centre for historical re-enactments, la Trinity Session, la Bag factory o l’August House. Una sala della mostra è dedicata all’attività del Market Photo Workshop, una famosa scuola di fotografia della città, fondata nel 1989 da David Goldblatt con scopi anche sociali e oggi diretta da John Fleetwood.
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da Il Giornale dell'Arte , edizione online, 19 giugno 2013