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Mutanti a km zero

  • Pubblicato il: 10/05/2013 - 09:48
Autore/i: 
Rubrica: 
FONDAZIONI E ARTE CONTEMPORANEA
Articolo a cura di: 
J.D.
Alessandro Sciaraffa

Torino. Scommettere sul futuro promuovendo la creatività a km zero è l’obiettivo di «Greater Torino», progetto espositivo dedicato a giovani artisti legati alla città per nascita o formazione e organizzato dalla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo.
Torinesi e poco più che trentenni, i protagonisti della doppia personale in corso dall’8 maggio al 15 settembre sono Alessandro Sciaraffa e il duo Alis/Filliol, composto da Davide Gennarino e Andrea Respino. Curato da Irene Calderoni e Maria Teresa Roberto, il percorso presenta una selezione di opere inedite o recenti, che riflettono sulla natura fisica, mentale e sensoriale della pratica scultorea. Tutti i lavori si basano sul concetto d’impronta: un segno lasciato nel calco, per le sembianze antropomorfe dei pezzi di Alis/Filliol o un’incisione magnetica, nelle tracce audio di Sciaraffa. I volti che emergono dai magmatici ammassi di materia di Alis/Filliol, fanno di bronzo e argilla la sede di una lotta tra organico e inorganico, ragione e follia. Gli stessi artisti spingono poi ai limiti la scultura in «Occupare il minor spazio possibile», dove il calco di uno di loro, immobilizzato e ricoperto di schiuma poliuretanica, diviene simbolo della metamorfosi. In «Vedere il mondo in un granello di sale» di Alessandro Sciaraffa un cumulo di sale, illuminato da una lampada Uv, si riflette in una lastra di plexiglas sopra una zolla di terra, accompagnato da suoni elettronici, alludendo a dinamiche geologiche ed esistenziali. Nella serie «Landscape town» Sciaraffa, invece, assembla bottiglie di vetro e asciugacapelli, disegnando paesaggi visivi e sonori attraverso un vibrante tintinnio. Nel Museo non mancano talenti stranieri, ospiti nelle stesse date con «The 338 Hour Cineclub», mostra conclusiva della settima «Residenza per giovani curatori». Vincitori di quest’anno sono gli inglesi Rosalie DubalAlec Steadman, classe 1984 e 1983 e la francese Emeline Vincent, del 1983, che hanno invitato 14 artisti italiani, da Meris Angioletti a Marinella Senatore, ai fratelli De Serio, a confrontarsi con temi estetici, sociali e politici, utilizzando esclusivamente il linguaggio video e selezionando, così, 75 film, per una durata complessiva di 338 ore. 

da Il Giornale dell'Arte numero 331, maggio 2013